Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Carel triplica lo stabilimento in Cina Investimenti raddoppiati in un biennio
( f.n.) Carel triplica lo stabilimento in Cina, che sarà pronto a marzo 2019. La notizia è emersa ieri mattina all’università di Padova, nella lezione di Francesco Nalini, amministratore delegato dell’azienda padovana quotata dei sistemi di controllo per il condizionamento e la refrigerazione, agli studenti di economia del corso di strategia aziendale del professor Giovanni Costa. Uno sforzo, in parallelo ai potenziamenti in Croazia per l’europa e negli Usa, fatti nel complesso raddoppiando gli investimenti da 10 a 20 milioni sia nel 2018 che nel 2019 perché l’espansione in Asia è una delle chiavi di sviluppo dell’azienda delle famiglie Rossi Luciani e Nalini. «La concorrenza asiatica di aziende in crescita ci preoccupa - ha detto Nalini -. Ma la modularità della nostra produzione, il vantaggio sul software e la rete commerciale ci rendono molto competitivi, prezzo compreso, anche in quell’area. Con gli impianti in saturazione all’80% già a fine 2017, abbiamo pensato a questo forte sviluppo».
Sviluppi organici che Carel punta ora ad accelerare, per la prima volta, dopo l’acquisizione nel tempo dei partner nella distribuzione (l’ultimo nel 2017 in Polonia), con la scelta di acquisire aziende in settori complementari (inaugurata la scorsa settimana con la lombarda Recuperator, attiva negli scambiatori di calore per aria), o piccole aziende concentrate su mercati locali ritenuti interessanti. «Non abbiamo esperienze di acquisizioni, per cui vogliamo muoverci con acquisizioni requenti e piccole, per crearci una nostra esperienza», ha spiegato Nalini.
Schema per far crescere un’azienda-corazzata, che ha creato uno schema che la rende difficilmente attaccabile dai concorrenti. Con 1.400 dipendenti, per metà all’estero, solo per un terzo operai, in una produzione molto automatizzata, e invece con 200 ricercatori tra Italia, Cina e Usa, e 70 sviluppatori software, le basi produttive sono in Italia, Croazia, Cina, Usa e Brasile. «Modello per rispondere sia alla necessità di garantire la continuità produttiva per i nostri clienti, ma anche per avere la miglior difesa sia dalle oscillazioni valutarie che dai dazi, in rapporto ai quali stiamo trasferendo produzioni dalla Cina all’europa e agli Usa».
E un modello resistente. «Molti investitori ce lo chiedono, aspettandosi una recessione. Siamo calati nei ricavi del 6% solo nel 2009, con nostri clienti in discesa del 4050%. Da allora - ha concluso Nalini - la crescita è stata continua».
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Nalini Passo deciso: siamo competitivi anche in quell’area