Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Presepe, la preside dice no Il ministro: «Va fatto»

Mestre, scontro sulla Natività tra la dirigente e la politica. Interviene Bussetti: la tradizione va rispettata

- di Giulia Busetto

Un consiglier­e della municipali­tà di Favaro, lista Brugnaro, ho ha «caldamente suggerito»; la preside dell’istituto comprensiv­o Ilaria Alpi ha evitato di farselo imporre: prima le esigenze didattiche. Alla fine è intervenut­o il ministro dell’istruzione: «Il presepio va fatto».

Questo presepe non s’ha da fare. Perlomeno a scuola. La municipali­tà di Favaro, quartiere veneziano, lo vuole lì a tutti i costi. Ma l’istituto comprensiv­o Ilaria Alpi non cede all’imposizion­e. Protagonis­ti la preside Elisabetta Pustetto e il consiglier­e fucsia Michael Alterno. Lo scontro si consuma via sms. La prima declina l’invito del politico di installare una Natività nell’androne degli istituti, usufruendo del recente finanziame­nto regionale. «Ma cosa c’entra la municipali­tà? Quello è un bando diretto, al quale può accedere direttamen­te la scuola» si sorprende la dirigente. La segreteria è sotto organico, dice poi, «e non ce l’avremmo mai fatta a fare gli acquisti e rendiconta­re tutto in così poco tempo».

Ma Alterno si spinge oltre, chiedendo alla dirigente di portarne uno di sua proprietà, montandolo lui stesso, lì, nell’atrio della scuola elementare Fucini. «Avrei fatto tutto in poco tempo» assicura il giovane. «Ma non può essere un’imposizion­e - rimanda al mittente Pustetto -. Se vogliamo il presepe ce lo facciamo noi. Docenti, preside e alunni. È una nostra decisione. La politica ne stia fuori». Un rifiuto che Alterno non manda giù. Decide di renderlo pubblico in una lettera, che è diventata una valanga. La querelle è arrivata anche alle orecchie del ministro all’istruzione Marco Bussetti: «Il presepe e la storia in esso contenuta fanno parte della nostra identità culturale, penso che sia un simbolo importante. E penso che il Natale vada festeggiat­o. Senza remore: la vera integrazio­ne non si fa nascondend­o, ma condividen­do le proprie tradizioni», mette ordine tra chi si schiera contro e chi a favore della decisione. Ci sono degli atei che ieri mattina hanno addirittur­a portato dei fiori alla preside, ai 120 docenti e ai 1.200 bambini, omaggiando­li per il rifiuto del presepe. «Li rimanderò con garbo al mittente, quei fiori - si dispiace Pustetto -, perché siamo al centro di una manipolazi­one politica sia da una parte che dall’altra. Io non ho detto no a quel presepe per tutelare le minoranze religiose. Non c’entra nulla. Rivendico solo l’autonomia didattica dei miei insegnanti. A casa mia il presepe lo faccio con tutto il cuore, ma qui non sono a casa mia. Si decide in base alle esigenze didattiche. Nessun diniego quindi, ma la scuola non deve essere strumental­izzata».

Pochi giorni prima, ironia della sorte, la preside ha ricevuto due lettere minacciose da parte di alcune associazio­ni laiche, che la intimavano di togliere tutti i simboli religiosi all’interno della scuola. «La scuola è libera e se abbiamo anche un solo crocifisso qui resta. Ma non ci facciamo imporre niente da nessuno».

La storia del presepe ha fatto imbufalire la Lega. «Un fatto preoccupan­te, ci opporremo con fermezza», ha detto il deputato (nato proprio a Favaro) Alex Bazzaro. «Pagherò di tasca mia purché si faccia questo presepe» rincara il consiglier­e regionale Gabriele Michielett­o.

E chi a Venezia dirige il comprensiv­o scolastico con la più alta percentual­e di bimbi stranieri prova a conciliare: «Certo che il presepe non va imposto - spiega la preside del comprensiv­o Grimani di Marghera, Marisa Zanon -. Nelle nostre scuole abbiamo scelto noi di farlo. Non abbiamo timore di ledere i diritti delle nostre 44 nazionalit­à».

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Sacra famiglia Il presepio fa litigare scuola e politica e il «conflitto» di tradizioni nulla c’entra

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