Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dai dogi in poi, nel paese dei coltelli
Un torrente deviato, l’ok da Venezia: Maniago e l’avventura dei «battiferri» Che oggi vendono in tutto il mondo
Impronte
Un mestiere che si tramanda di generazione in generazione, fin da quando il ferro veniva forgiato a colpi di martello sull’incudine
«AManiago le lame le forgiano da secoli. Lo testimonia anche lo splendido Museo dell’arte fabbrile e delle coltellerie che, ospitato in un’ex fabbrica di coltelli, documenta quest’antica attività artigianale e la sua evoluzione tecnologica. Un’arte antica che non solo ha forgiato l’identità del piccolo borgo in provincia di Pordenone, ma ne ha anche alimentato l’economia facendone a tutti gli effetti “la città dei coltelli” nota in tutto il mondo». Lo dice con entusiasmo e fierezza Giorgio Cristofoli, 76 anni, che da quando è rientrato in Friuli (nel 1978) — perché «il campanile mi ha chiamato» — ha girato il mondo per portare ovunque i coltelli di Maniago. In realtà a Maniago i fabbri non producono solo coltelli ma ogni genere di arnese da taglio: coltelleria per uso domestico, militare, per lo sport e il tempo libero, per le macelleria. E lo fanno dal Medioevo.
Nel 1453, il conte Nicolò di Maniago ottiene dal Magistrato delle acque di Venezia il permesso di incanalare in una roggia l’acqua del torrente Còlvera. E così nascono i battiferri — «perché l’acqua era indispensabile per azionare i magli, le macchine usate per forgiare i metalli» — ed è lì che i fabbri maniaghesi, conosciuti come «batti ferro», iniziano a produrre attrezzi per l’agricoltura e la lavorazione delle carni e poi spade e altre armi per la Repubblica di Venezia. «La Serenissima è stato il primo importante cliente di Maniago» sottolinea Cristofoli, a lungo responsabile delle vendite del Consorzio Coltellinai di Maniago.
Da allora, insomma, la storia della cittadina pordenonese, che oggi conta 12mila abitanti, è legata a quella di centinaia di abili artigiani che hanno realizzato asce, accette, roncole, falci, coltelli, forbici, cesoie, cavatappi... Nelle botteghe artigiane, nate nel Settecento, e nelle officine poi. Perché, in fondo, è «un mestiere antico, quello del coltellinaio. Che si tramanda di generazione in generazione, fin da quando il ferro veniva forgiato a colpi di martello sull’incudine, per essere trasformato in lama tagliente» echeggia nella Coltelleria Antonini, erede della bottega fondata nel 1929, dove i coltelli si fanno uno alla volta. «L’acciaio viene tranciato affinché assuma la forma del coltello e temprato affinché diventi più forte. Con le mole, poi, le lame vengono arrotate per diminuirne lo spessore da un lato, affilate e rifinite. Le lame, lucidate a specchio o satinate, vengono assemblate ai diversi modelli di manici. Al termine della lavorazione, i coltelli sono ripresi da mani esperte uno a uno per essere controllati e personalizzati»..
Da via Petrarca, dove si trova la Coltelleria Antonini, ci si deve spostare in via Roma per visitare l’antica Coltelleria Tavella, «il più vecchio negozio di coltelli a Maniago fondato nel 1934» (si legge sul sito), e ammirare gli oltre 3000 coltelli in vendita. In Piazza Italia si trova invece il negozio del Consorzio, che espone e vende tutti i prodotti da taglio made in Maniago. Da quasi 60 anni il Consorzio Coltellinai Maniago, che riunisce 46 aziende del territo- rio, è porta bandiera nel mondo di questa tradizione secolare e promuove il marchio unico «Qmaniago». «Nato nel 1960 per tutelare soprattutto il piccolo artigiano, l’obiettivo è far conoscere la qualità dei prodotti maniaghesi sostenendo i produttori locali» spiega Cristofoli. Che arrivano a tutte le latitudini o quasi: «Come consorzio portiamo i nostri “coltelli” in Nord America, Europa, Australia, in Asia minore. Poco invece in Sud America anche perché lì batte un po’ di cuore di Maniago, essendosi trasferita in Brasile dal 1848 un’azienda tramontina-maniaghese». Cristofoli racconta infatti di quella volta che, in fiera a Dubai, lui stesso ha spiegato al figlio del ministro della Difesa — che aveva appena acquistato un coltello in argento made in Maniago per la mamma — che la polizia locale non aveva in dotazione un coltello adatto per tagliare le cinture di sicurezza in caso di emergenza. «Un coltello, chiamato rescue, con lama che non offende, tipicamente in dotazione alla Protezione civile, ai vigili del fuoco, ecc. Ebbene è stato così che ne abbiamo venduti dodicimila pezzi». Raggiungere Maniago, lungo la Pedemontana del Friuli occidentale, significa arrivare all’imbocco della Valcellina e della Val Colvera. E se tutto l’anno il biglietto della visita dell’attività dei suoi coltellineai è il Museo, a luglio «Coltello in festa» porta nelle strade del paese gli artigiani e le piccole industrie che presentano i segreti e l’ampia gamma dei propri prodotti. «Un’occasione da non perdere» conclude Cristofoli, che per 39 anni è stato in prima linea per lo sviluppo dell’industria maniaghese.