Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il nuovo Matteo Marzotto «Dal vuoto è nata la fede Imprendito­ri, meno schei»

Stasera il racconto in tivù: «Imprendito­ri non fermatevi ai soli schei»

- Renato Piva

Da presidente di Dondup VENEZIA sta lanciando nel mondo un jeans sostenibil­e. Nella moda, del resto, è nato. Figlio di Umberto Marzotto, la sua è la sesta generazion­e dei contiimpre­n ditori che, da Valdagno, hanno fatto del nome un sinonimo di lana e tessuti pregiati. È stato al vertice di Valentino spa, numero uno dell’agenzia italiana per il turismo, under 21 di motocross, pilota in Supersport, ha corso in Formula 3 e cinque Parigi Dakar. Autore di tre libri, Matteo Marzotto è presidente della Fondazione per la ricerca contro la fibrosi cistica, male che gli ha rubato Annalisa, sorella maggiore. Per la ricerca, pedala migliaia di chilometri, in compagnia di amici, campioni del pedale e non. In 52 anni, è riuscito ad affiancare a tutto questo la mondanità: mille relazioni, vere o attribuite, con donne importanti, famose, sempre bellissime. Stasera, ospite di Benedetta economia!, format dell’emittente cattolica Tv2000, Marzotto parlerà di fede, la propria. Racconterà un cambiament­o in atto, il suo viaggio interiore, d’andata o ritorno che sia, e l’incontro con Chiara Amirante, scrittrice, fondatrice e guida della comunità Nuovi Orizzonti, paladina del contrasto al disagio sociale.

Matteo Marzotto e la fede: scoperta o riscoperta?

«Ho sempre avuto una componente spirituale marcata, nascosta dalla vita che scorre, dal rumore di fondo. Oggi so che è rumore di fondo. Prima non ne ero pienamente consapevol­e. Vengo da una famiglia di liberali, sensibile alle esperienze religiose ma non ho avuto, nel quotidiano, un impianto religioso di base. Ora questa consapevol­ezza c’è».

Riscoperta legata a un fatto, un episodio?

«Non c’è un episodio specifico, a meno di non voler romanzare. Si hanno dei vuoti da ripetitivi­tà. Io, per altro, devo dire esser sempre stato “non riempito” dal mondo. Il mondo ci crea vuoti sempre maggiori, che si possono superare attraverso una certezza che si consolida di giorno in giorno. Certo, non è che stai lì e ti passa l’angoscia. Gli alti e bassi ci sono sempre, e bisogna darsi da fare. Facile non è. Di sicuro la speranza è forte e incrollabi­le. Fosse anche solo quello, speranza, è un bene averla trovata».

Cos’è l’angoscia? Matteo Marzotto è angosciato?

«Paura e angoscia sono simili, una è l’estensione dell’altra. Diritto e distorto li abbiamo tutti e il nostro mondo è “specifico” nel generare questi sentimenti. Bisognereb­be essere più sereni, questo sì. Anzi, la fede impone la serenità. Io mi ci metto, ci metto cuore e fiducia nel cercare di fare le cose con gioia, ma non è che ci riesca sempre».

Questo «ritrovamen­to» le ha cambiato anche la giornata?

«Certo. Bisogna dedicare un po’ di tempo alla riflession­e, alla lettura e alla riflession­e sulla Parola. Si può pregare in vari modi, anche rivolgersi (all’alto, ndr) con gratitudin­e per i fatti della vita di ogni giorno e non dimenticar­si mai di ringraziar­e...».

Matteo Marzotto ieri: il periodo alla guida di Valentino, la grande moda, le donne, i riflettori. Com’è con gli occhi di oggi? Arriva a rinnegarlo?

«Si sono scritte tonnellate di pagine su un certo periodo della mia vita. Certe volte si può denotarsi più per gli aspetti e i modi del mondo cui si appartiene in quel momento, ma io ho sempre cercato di fare il bene. Che poi ci sia sempre riuscito è un altro paio di maniche. Non che mi sia mai veramente preoccupat­o di quel che si diceva di me. Diciamo che, a un certo punto, ho capito che era meglio farsi conoscere in base a messaggi corretti, tanto più in una società che spesso esprime astio. Non ritengo ci sia stato nulla di cui vergognars­i, nulla da rinnegare. Certo, sarebbe stato meglio aver avuto questa consapevol­ezza dieci anni fa. È arrivata ora, ed è già bene così».

Il suo impegno sociale è «antico», nella ricerca di cure per la fibrosi e altro: i nuovi sentimenti portano a nuovi progetti?

«Sì, c’è la Fondazione per la lotta alla fibrosi e c’è molta vicinanza a Nuovi Orizzonti, fa parte di un certo cammino. Penso sia bene che il talento si metta anche a disposizio­ne degli altri, cerco di restituire ma è sempre poco rispetto al molto che ricevo da loro».

Un messaggio a chi ha di più, ai nostri imprendito­ri. Se la sente?

«Ai veneti, di cui faccio parte, agli imprendito­ri in particolar­e, non mi sento di dare consigli ma vorrei rivolgere un invito al coraggio: di stare un po’ più insieme, di condivider­e, di fare un po’ più squadra. Continuo a vedere persone con grande ricchezza. Anche da piccole aziende nascono grandi disponibil­ità, a conferma del fatto che siamo ricchi di talento e creatività, però...». Però?

«Però la vita, il restituire al territorio, il piacere della generosità... Molti lo fanno ma, forse, non abbastanza. Ecco, direi di cercare di incentrare la comunicazi­one di sé non sempre sui schei ma sul fare, non sul quanto ma sulle cose, e di mettere l’uomo al centro, che è poi quello che ho imparato da mio nonno. Del resto, le imprese e le società che vincono le sfide sono quelle che hanno l’uomo al centro».

Il mondo crea dei vuoti, una certezza li può riempire

All’impresa Agli imprendito­ri dico: abbiate coraggio di condivider­e

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 ??  ?? In studio Matteo Marzotto, imprendito­re, racconterà a Tv2000 la sua «nuova» fede
In studio Matteo Marzotto, imprendito­re, racconterà a Tv2000 la sua «nuova» fede

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