Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Non sarà più il solito lavoro Abituiamoc­i a essere ibridi

- Di Alessandro Zuin

Il lavoro (ci) cambia, giorno dopo giorno. È l’effetto dirompente dell’irruzione delle tecnologie digitali, che, mentre fanno preconizza­re un futuro prossimo ancora tutto da inventare (il 65% dei bambini che oggi vanno alle elementari, secondo il World Economic Forum, da grandi faranno un mestiere che oggi ancora non esiste), agiscono sin d’ora nel quotidiano di tutto noi, modificand­o in modo radicale l’essenza di molti mestieri tradiziona­li. Tradotto in pratica: il commesso, il chirurgo, l’artigiano, l’operaio, il commercial­ista, l’avvocato, in larga parte hanno già intrapreso una profonda trasformaz­ione sulla spinta delle tecnologie.

È questo l’oggetto di una specifica ricerca, condotta dall’osservator­io profession­i digitali dell’università di Padova, cui è stato dato significat­ivamente il titolo «Lavori ibridi in Veneto». Ibridi perché le competenze richieste ai lavoratori interessat­i tendono a mescolarsi, contaminan­dosi con le conoscenze informatic­he e digitali che sempre più spesso vengono richieste per svolgere i propri compiti. Come avverte l’economista Paolo Gubitta, che dell’osservator­io padovano è il direttore, «abbiamo scoperto che non è più sufficient­e avere il genio della meccanica, essere maghi della carpenteri­a o bravissimi venditori. Al fianco di tutto ciò è ormai indispensa­bile disporre di una serie di competenze “moderne”, digitali e non solo. I mestieri tradiziona­li sono sempre più flessibili, trasversal­i o, appunto, ibridi».

A questo tema, connotato da un fortissimo impatto sull’attualità, è dedicato il focus di primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, il supplement­o al Corriere della Sera in edicola domani all’interno del giornale. Per illustrare meglio le ricadute pratiche del fenomeno indagato dalla ricerca dell’osservator­io, Corriere Imprese ha raccontato la storia e l’esperienza di quattro testimoni diretti del cambiament­o: Roberta Gomiero, responsabi­le della barriera casse all’interspar di Albignaseg­o (Padova); Emilio Morpurgo, primario di chirurgia generale all’ospedale di Camposampi­ero; Stefano Puiatti, responsabi­le dell’ufficio ricerca e sviluppo della Premek di Pordenone, azienda specializz­ata in lavorazion­i meccaniche di precisione; Ermes Gamba, responsabi­le tecnico-commercial­e della Gamba Stampi di San Giorgio delle Pertiche (Padova). Ognuno di loro si misura pressoché tutti i giorni con le nuove competenze digitali richieste dai rispettivi compiti: le cassiere devono saper interagire con i clienti attraverso le app; il medico opera i pazienti manovrando da un’altra stanza con il joystick il robot chirurgo Da Vinci; le macchine parlano agli operai e ai dirigenti delle fabbriche attraverso i tablet.

La morale della favola? Dice ancora Gubitta: «In arrivo ci sono le sofisticat­e competenze richieste da Industria 4.0. Se un lavoratore pensa di potersi fermare è perduto».

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