Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Tempesta» al Verdi Shakespeare tra danza e pop
Da domani a Padova il capolavoro di Shakespeare in un’inedita versione danzata con le musiche di Sangiorgi (Negramaro) e la compagnia Aterballetto
Èuna felice sintesi tra linguaggi e generi diversi (teatro, danza, musica) Tempesta, versione danzata dell’affascinante testo shakespeariano, portata in scena in una coproduzione del Teatro Stabile del Veneto con la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto e con CTB Centro Teatrale Bresciano. In programmazione al Verdi di Padova da domani (ore 20.45) a domenica 16, ore 16. Giovedì 13 sono in calendario due repliche (alle 16 e alle 20.45). Mercoledì 12 alle 17 l’incontro con gli artisti sarà condotto da Antonio Audino, curatore dei programmi teatrali di Rai Radio 3 e critico teatrale de Il Sole 24 Ore.
Punta di diamante dello spettacolo sono le coreografie di Giuseppe Spota e le musiche di Giuliano Sangiorgi, frontman dei Negramaro, scritte appositamente per l’allestimento, in un mix melodico-tecno, elettronico-tribale. La drammaturgia è di Pasquale Plastino, le scene di Giacomo Andrico, i costumi di Francesca Messori, le luci di Carlo Cerri. Artisti provetti i solisti di Aterballetto, a cominciare da Hektor Budla e Damiano Artale, Prospero e Antonio, Serena Vinzio nella parte di Ariel, Giulio Pighini e Martina Forioso, rispettivamente Fernando e Miranda, Philippe Kratz come Calibano.
Tempesta è la terza produzione multidisciplinare realizzata dallo Stabile per la stagione 18/19 e la prima, in assoluto, che riguarda la danza, in linea con il progetto dichiarato di istituire un dialogo fecondo tra le arti teatrali, abbattendo gli steccati tra generi. «La volontà – come spiega Massimo Ongaro, direttore dello Stabile - è di creare un’efficace sintesi multidisciplinare, capace di sorprendere ed emozionare lo spettatore ed è motivo di orgoglio per noi averla realizzata al fianco di un’eccellenza
del settore come Aterballetto». Con Tempesta, infatti, la compagnia Aterballetto affronta una sfida difficile anche se non inconsueta: mettere alla prova la danza e la sua capacità di raccontare una storia complessa e magica come quella scespiriana, garantendo leggibilità, ma creando anche momenti onirici che possano affascinare il pubblico.
Alle parole lo spettacolo sostituisce così il potere evocativo dei corpi in movimento, capaci di raccontare gli eventi in maniera alternativa. Il filo della narrazione danzata porta sulla scena, come un prequel, tutto quello che nel testo viene detto ma non rappresentato, dalla lotta fratricida tra Prospero, duca di Milano, e Antonio, aiutato dal re di Napoli, all’esilio del protagonista con la figlioletta Miranda. Mentre nel romance è il vecchio Prospero a riferire alla giovane Miranda gli eventi passati, nello spettacolo questi costituiscono il filo narrativo della danza che si intreccia poi con la tempesta, che ha portato padre e figlia a naufragare sull’isola. All’interno della linea degli eventi così come pensati dal Bardo e restituiti in sequenza diacronica, la compagnia riesce a creare dei momenti efficaci e a far emergere dall’insieme alcuni nuclei tematici di profonda umanità, come il rapporto genitori-figli e la possibilità di un radicale cambiamento che c’è in ogni individuo.