Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Nei locali decine di feste a rischio»
Spray al peperoncino anche in disco a Marghera: indagini chiuse, due sotto accusa
Le serate a rischio sono molte. Anche nei locali veneti. Lo sostiene il Siulb, il sindacato dei locali da ballo che, dopo la strage di Ancona, parla di feste private organizzate in locali di seconda fascia e gestite da «pr» senza scupoli: «Sono bombe innescate». Intanto sono state chiuse le indagini sulla banda dello spray al peperoncino che seminò il panico in disco a Marghera.
«Siamo i primi a chiedere punizioni esemplari per i locali che infrangono le regole. Quanto accaduto a Corinaldo deve imporci azioni precise: mi riferisco non tanto ai grandi locali già sottoposti a standard di sicurezza e controlli di alto livello, quando a quei locali che si affidano a p.r. (i ragazzi impegnati nelle pubbliche relazioni, ndr.) improvvisati per trascinare all’interno centinaia di clienti solo per fare incassi».
Secondo Giancarlo Vianello, presidente veneziano del Silb (il Sindacato dei locali da ballo) e titolare del Maitai Club di Jesolo, c’è un lato oscuro nel mondo della vita notturna, anche di quella veneta. «Una bomba innescata e pronta ad esplodere», la definisce. Ossia quel sottobosco di club, feste ufficialmente private (ma alle quali si accede pagando ingresso e consumazioni) e - più o meno piccole - discoteche dove le regole valgono fino a un certo punto. «Mi creda, stiamo parlando di molti casi. Titolari che arruolano giovani p.r. per praticare una massiccia concorrenza sleale», sostiene Vianello. Concorrenza agevolata, a suo avviso, anche da qualche pecca nel sistema dei controlli: «Nel 2006 siglammo un protocollo d’intesa, in Prefettura, proprio in relazione alla sicurezza. Le discoteche si sono impegnate a rispettare le regole ma, in questi anni, siamo stati noi a sollecitare le forze dell’ordine affinché convocassero le due riunioni all’anno previste dal patto. Serve più collaborazione: abbiamo denunciato almeno un paio di casi di serate a rischio, documentando il tutto con carte e video. I controlli sono stati effettuati, ma senza risultati».
Questione di punti di vista, si penserà. Una sfida all’ultimo cliente in un’industria capace di muovere milioni di euro, posti di lavoro e un imponente indotto in termini di forniture. Invece no, anche a giudizio di Luciano Pareschi, proprietario del Vanilla Club (locale capace di accogliere fino a tremila
Vianello (Silb)
C’è chi si affida a p.r. improvvisati solo per gli incassi, facendo concorrenza a chi, invece, investe in sicurezza e lavoro regolare
Il Night&day (Noale) Dopo il caso dello spray mi hanno inflitto due mesi di stop. Impossibile controllare tutti, alla riapertura vieterò l’ingresso ai minorenni
Il questore Fassari I locali devono attenersi al loro piano di agibilità. Lottiamo contro le tante discoteche abusive, sono numerose, anche sfruttando i social
persone) e dell’acqualandia di Jesolo (5 mila e 500). «Lo Stato dovrebbe controllare di più, a volte basterebbe un lampeggiante per scongiurare spaccio, risse o la guida in stato di ebbrezza», afferma l’imprenditore, che al Vanilla ha installato un sofisticato sistema di videocamere «intelligenti» capaci di individuare automaticamente persone e comportamenti sospetti. «Il risultato però è che ho chiuso la stagione in passivo pur di garantire sicurezza e contratti di lavoro regolari. Non tutti agiscono così». Anche Pareschi punta il dito contro l’improvvisazione: «Ci sono p.r. che restano spiazzati quando chiedi loro la fattura, e preferiscono lavorare per chi li paga in nero. Poco importa, poi, se in un tavolo prenotato da un gruppo di ragazzi, anche minorenni, circolano alcol o peggio».
Da lì, secondo i gestori, il fenomeno del sovraffollamento. Che poi è una delle principali fonti di pericolo, come potrebbe essere accaduto anche ad Ancona. «Ed è in quei casi che il panico può causare tragedie. Basta appunto che qualcuno “spari” il famigerato spray al peperoncino: ma anche quello, come facciamo a individuarlo? Non siamo autorizzati a perquisire i ragazzi, e i flaconi di plastica sfuggono al metal detector». A parlare è Massimiliano Francescato, proprietario del Nigh&day di Noale, storica discoteca chiusa a novembre (e fino al 12 gennaio 2019) dopo che ad Halloween tre giovani usarono lo spray per coprire un furto. «Abbiamo sensori, uscite di sicurezza a norma, steward, prestiamo il massimo dell’attenzione ma non esiste una soluzione: il problema è che i giovani di oggi sono cambiati», dice Francescato. Il quale ha deciso di procedere drasticamente, alla riapertura: «Basta minorenni, non li farò più entrare». Una decisione mutuata anche dalla tragedia di Ancona: «Mescolare ragazzini e maggiorenni è pericoloso, anche solo per la facilità nel procurarsi alcolici». Ma chi ribatte sulla presunta carenza di controlli è il questore di Padova, Paolo Fassari: «Pattuglie in ogni discoteca? Sono esterrefatto. I locali sono tenuti a soddisfare precisi requisiti di sicurezza e di capienza massima certificati dalle commissioni comunali o provinciali di controllo. E debbono dotarsi di personale e steward abilitati. Ma purtroppo molti, e le garantisco che sono davvero tanti, non si curano del sovraffollamento, anzi». Fassari assicura controlli massicci nel Padovano, anche «contro le discoteche abusive, quei locali che organizzano serate ad alta affluenza senza averne titolo». «Siamo molto attivi sul quel fronte, anche lavorando sui social» puntualizza. Stessa determinazione mostrata da Luigi Altamura, comandante della polizia locale di Verona: «L’incolumità è un bene supremo per noi. «Su 260 agenti ho 20 uomini impegnati proprio in quell’ambito. Quando individuiamo irregolarità chiamiamo il magistrato di turno, facciamo sgomberare il locale e verbalizziamo l’infrazione. Verona è una città all’avanguardia», assicura.
In tutto questo, chi organizza concerti - «quelli veri, non dj set come ad Ancona - tiene a difendere la propria professionalità. «Utilizziamo strutture adeguate come il Pala Geox di Padova, o comunque palazzetti certificati» puntualizza Valeria Arzenton, socia fondatrice della padovana Zed, fra le maggiori società organizzatrici di eventi che proprio a Padova, la scorsa primavera, portò Sfera Ebbasta. «Il nostro sistema elettronico di emissione dei biglietti impedisce qualsiasi rischio di overbooking. Il fenomeno Sfera? Una moda del momento. Il problema è solo uno: saper educare i ragazzi. Che a 12 anni non dovrebbero star chiusi in discoteca alle 2 di notte».