Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Fondi europei, già assegnati più della metà
Degli oltre 600 milioni accessibili alla Regione Veneto per il settennio in corso 2014-2020 di fondi Por (Piani operativi regionali) e Fesr (Fondi europei di sviluppo regionale), ne sono stati impegnati 333, più della metà. Il tutto in un paio d’anni di effettiva operatività.
Ad essere onesti, dire «fondi Por Fesr» fa pensare a un codice fiscale, sintetizzare in «fondi strutturali» potrebbe non chiarire a sufficienza. In buona sostanza, si tratta, insieme ai fondi per l’agricoltura, di un fiume di soldi che dall’europa arriva alle Regioni nell’arco di sette anni. Con un vincolo: spendere un minimo dichiarato e possibilmente superarlo, pena la restituzione del malloppo. Stupirà forse, ma il Veneto, regione a salda trazione leghista, anche al tempo della Lega sovranista e poco affine all’europa, è una delle regioni italiane ai primi posti per accesso a questi fondi. Il punto, a quattro anni dall’avvio del settennio 20142020, si è fatto ieri a Venezia. E, numeri alla mano, pare che la macchina regionale veneta, investita della responsabilità di spendere e spendere bene attraverso bandi non esattamente elementari ma, anzi, spesso piuttosto complessi, se la cavi egregiamente.
E veniamo ai numeri che sostengono la tesi della virtuosità veneta. Degli oltre 600 milioni accessibili al sistema regionale per il settennio di Por (Piani operativi regionali) e Fesr (Fondi europei di sviluppo regionale), ne sono già stati impegnati 333, più della metà. Il tutto in un paio d’anni, visto che il primo biennio se n’è andato per superare il percorso ad ostacoli dell’approvazione da parte di Bruxelles. E la giunta regionale, su input del governatore Luca Zaia, su questi fondi che servono a supportare start up innovative, finanziare progetti di digitalizzazione o di sostenibilità nel turismo ma anche a comprare più bus meno inquinanti, ha puntato tutto. Al punto che, val la pena ricordarlo, in questa legislatura regionale gli assessori hanno acconsentito a far convergere proprio sui progetti europei anche gran parte dei loro portafogli ottenendo, così, una sorta di volano. Risultato: si è arrivati a quei seicento milioni, una cifra di tutto rispetto.
«Ogni anno facciamo il punto – spiega l’assessore al Turismo e alla Programmazione Fondi Ue, Federico Caner – per rendere noto lo stato di attuazione del programma, per la cui attuazione è centrale il ruolo delle imprese, impegnate a investire nella competitività, nell’innovazione tecnologica e nella creatività, ma anche delle amministrazioni pubbliche che puntano a garantire uno sviluppo urbano sempre più sostenibile».
Nei 333,5 milioni di spesa complessiva avviata dal 2016, ci sono 40 milioni per la banda ultra larga, si contano 2.050 domande finanziate e 279,2 milioni di euro di sostegni già assegnati. Ed è il prodotto di 52 bandi pubblicati. «Entro i primi mesi del 2019 aggiunge Caner - abbiamo in programma di aprire una decina di nuovi bandi per un importo complessivo di altri 30 milioni di euro. Si tratta principalmente di interventi a favore del settore turistico nei territori di montagna e di pianura e di finanziamenti a favore della cultura». Fra i progetti già finanziati, nel settore privato «ricerca e innovazione» fanno la parte del leone (42%) seguiti da industria e artigianato (48,8%) ma cresce il turismo con il 23,5%, mentre nel pubblico «vince» la banda ultra larga (32%) seguita, a pari merito, da efficientamento energetico, mobilità, sicurezza sismica e prevenzione idrogeologica.