Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Discute con i genitori dei voti a scuola e si getta dalla finestra a 12 anni
Verona, il gesto disperato di una ragazzina. Gli psicologi parleranno con i compagni di classe
Al culmine di un litigio con i genitori, relativo a quanto pare all’andamento scolastico non soddisfacente e probabilmente anche a una precoce e complicata relazione con un coetaneo, una ragazzina veronese di 12 anni si è lanciata dalla finestra del bagno di casa, al quarto piano di un condominio in pieno centro, lasciandosi cadere nel vuoto.
(m.ox.) Hanno preso il sopravvento le emozioni. Quelle negative.
«Quelle che nella preadolescenza non si riescono a gestire», spiega la psicologa Giuliana Guadagnini, responsabile del punto di ascolto per le emergenze e il disagio scolastico di Verona. Quelle che hanno obnubilato la mente della dodicenne che domenica ha deciso di farla finita. Lanciandosi dalla finestra del quarto piano di un condominio in pieno centro a Verona. Si era chiusa in bagno. Poi ha aperto al finestra e si è lasciata cadere.
Dietro di lei, oltre al vuoto, anche un dolore ingestibile. Culminato con un litigio con i genitori. L’andamento scolastico, una relazione acerba ma comunque complicata con un coetaneo. «Ogni gesto estremo, soprattutto a questa età - spiega Guadagnini - nasconde un mondo complesso e da comprendere, una realtà
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a parte. Non ci sono punti in comune se non alcune situazioni superficiali, come i litigi in famiglia. Da adulti vediamo questi gesti come incomprensibili e ingiustificati. Ma dobbiamo capire che a quell’età, che racchiude una fase molto complessa, sono la soluzione alla disperazione. Nata per mille motivi: poco dialogo in casa, substrato culturale, contesto religioso. Non si sentono compresi, non sono abituati a gestire le emozioni o lo fanno in modo sbagliato o che trova poco terreno fertile in casa». Là dove poi rimangono i genitori. Da aiutare ad elaborare il lutto. «Un altro momento molto complicato. Perché in questo caso le famiglie non sanno come affrontare la scomparsa. Si finisce in un turbinìo di “se” e di “ma” da cui è difficile uscire.
Con l’aiuto dell’ufficio scolastico di Verona e del preside della scuola, gli psicologi dovranno intervenire anche con i compagni di classe della ragazzina. Anche per loro questa potrebbe essere una perdita delicata da assorbire.
«È un passaggio delicato prosegue Guadagnini - perché mi permetterà di capire un altro contesto molto importante in cui viveva la bambina. Il rapporto con insegnanti e compagni potrebbe spiegare anche altre reazioni». La polizia esclude qualsiasi disagio legato a situazioni di discriminazione. «A 12 anni non si è più bambini, quindi si iniziano a conoscere alcune realtà terribili, ma non si è ancora adulti e non si sa come gestire il dolore interiore. Ogni gesto simile va rispettato».