Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Vino, export giù dopo 25 anni Solo il Prosecco non vede crisi

Verona, in calo del 2,6%, punta sugli spumanti: «Cerchiamo nuovi mercati»

- Mauro Pigozzo

All’estero si brinda sempre meno coi vini veronesi: il calo dell’export è del 2,6% in valore. È la fotografia che esce dall’analisi dell’andamento economico dei primi nove mesi 2018 presentata ieri dalla Camera di Commercio di Verona. I numeri hanno un loro peso specifico anche a livello regionale, se consideria­mo che il vino vale l’8,7% dell’export totale veronese e l’11,9% sul totale italiano delle bottiglie vendute all’estero. E per i produttori è un piccolo choc: era dal 1993. Salvo il -2,7% del 2009, in piena grande crisi. Alle lacrime veronesi fanno da contraltar­e i sorrisi trevigiani: il boom del Prosecco sembra non fermarsi mai.

I dati veronesi sono chiari: se nei primi nove mesi del 2017 la vendita di vino all’estero aveva fruttato 711 milioni di euro, quest’anno si è fermata a 692. Era da un quarto di secolo che di fatto il trend cresceva costanteme­nte, salvo lievi flessioni come il -0,5% del 2003 e il -0,1% del 2015. In valore assoluto l’export è passato dai 167 milioni del 1993 ai 381 milioni del 2000; dieci anni dopo si era a 664 milioni e nel 2016 a 923 milioni. Si attendono ora i dati dell’ultimo trimestre 2018 per chiudere l’analisi.

Andrea Sartori è il presidente del consorzio della Valpolicel­la. «Registriam­o una chiara perdita sui mercati di riferiment­o storici: Germania, Usa, Gran Bretagna e Canada - dice -. Ma le Doc e le Docg non soffrono, sono stabili. La flessione arriva ad esempio dal Pinot Grigio. Credo che per uscire dall’attuale situazione serva consolidar­e la presenza nei mercati maturi, ma cercarne anche di nuovi. Dove serve lavorare pesantemen­te, come in Asia». Stesso pensiero per l’altro consorzio, quello del Soave, dove il direttore è Aldo Lorenzoni. «Per quanto riguarda il Soave, registriam­o anzi valori in aumento - dice sorridente -. Ma è percepibil­e il calo della vendita degli Igt e dei vini generici all’estero. Considerat­o però il momento d’oro delle bollicine, plaudo alle iniziative come quella del Garda Spumante e del Durello che possono portare una ventata di novità nel panorama enologico della nostra regione».

Peraltro, il momento storico del vino italiano non è brillante, lo scenario era giù stato anticipato dall’osservator­io Vinitaly-nomisma Wine Monitor a Verona. «Fatichiamo nei mercati chiave come Usa, Regno Unito, Canada, registriam­o perdite in piazze storiche come la Germania e la Svizzera e cresciamo poco in Asia», aveva detto il presidente di Veronafier­e, Maurizio Danese. Le stime export presentate da Nomisma prevedevan­o una crescita delle vendite sui 12 mesi 2018 del 3,8%, a quasi 6,2 miliardi di euro di prodotto tricolore esportato. Una variazione positiva che non trovava riscontro nei volumi, in calo del 9%, dovuto alla scarsa vendemmia dello scorso anno. Il consueto exploit degli spumanti (+16,3%), ha dunque evitato la crescita zero del made in Italy enologico.

Riducendo l’analisi al Veneto, infatti, le bollicine stanno viaggiando a tutta velocità. Lo confermano i numeri del mercato globale: + 5% in volume e un incoraggia­nte + 10% in termini di valore. Entro capodanno si stima verranno stappate 460 milioni di bottiglie di bollicine di Prosecco Doc, per un valore che sfiora i 2,2 miliardi di euro al consumo. «Avevamo stimato una crescita tra il 5 e il 7% e su questa ipotesi abbiamo pianificat­o un incremento della produzione tale da non creare tensioni sui prezzi e favorire, al contempo, la qualità del prodotto -, dichiara il presidente Stefano Zanette -. Con una produzione incantinat­a pari a 3,6 milioni di ettolitri di vino di qualità eccellente da ogni punto di vista, il consorzio Prosecco Doc quest’anno non può che dirsi soddisfatt­o». Nel dettaglio, Gran Bretagna, Usa e Germania sono i tre Paesi che da soli si accaparran­o oltre il 70% della quota export. Il Regno Unito si conferma il mercato principale nonostante la flessione (-2,3%) ma il fatturato complessiv­o è aumentato del 4,9%. Gli Usa continuano la scalata e con il loro + 3,8%, il terzo posto, va alla Germania con un +12,5%. E va detto che il segno positivo brilla anche sulle colline storiche della Docg di Conegliano e Valdobbiad­ene, che immette sul mercato oltre 90 milioni di bottiglie. Stando ai dati del report annuale, nel 2017 l’export è cresciuto ancora dell’1,6% in volume e del 6,3% a valore.

Sartori Perdite evidenti nelle aree principali come Usa e Inghilterr­a

Zanette Prosecco Doc in crescita senza tensioni sui prezzi

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 ??  ?? Svolta Intenditor­i tra gli stand del Vinitaly. Il vino veneto cerca nuovi mercati
Svolta Intenditor­i tra gli stand del Vinitaly. Il vino veneto cerca nuovi mercati

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