Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Vigili urbani, il capo va sotto processo
Tesoro a giudizio per peculato (auto di servizio e cellulari, uso personale) e assenteismo
Dovrà difendersi in aula in un processo il comandante dei vigili urbani del capoluogo Giovanni Tesoro, 64enne, ieri rinviato a giudizio. Il procedimento inizia il 21 febbraio 2019.
Rinvio a giudizio anche per il 61enne di Frassinelle Leonardo Previati (avvocato Katiuscia Carravieri), all’epoca in servizio come vigile urbano al Comando di Rovigo e da qualche mese trasferito all’urp (Ufficio relazioni col pubblico) del municipio. Il 61enne è accusato di peculato ovvero di aver usato l’auto di servizio per scopi personali.
Tesoro (avvocato Marco Petternella) dovrà difendersi dall’accusa di peculato d’uso, peculato semplice e alterazione fraudolenta dei sistemi di rilevamento delle presenze lavorative. Cadono le originarie accuse di truffa e falso ideologico a carico di Tesoro. Al 64enne è contestato il peculato d’uso riguardo all’uso dell’auto di servizio per recarsi alla propria abitazione e a corsi di formazione nel 2016 usando un telepass comunale per scopi privati.
L’altra accusa di peculato riguarda l’uso di due cellulari di servizio, finiti sotto sequestro. Per il Pm Tesoro avrebbe inibito l’accesso ai due apparecchi impostando la sua impronta digitale per accedervi.
Polemica Vernelli (ex M5S): intervento rapido Romeo (Pd): azione nel prossimo Consiglio
Gli altri nei guai
Il vigile Previati, anche lui per peculato L’ex capo delle Volanti, il padovano Fioretto, imputato per rivelazione di segreti d’ufficio
Un comportamento che, per l’accusa significa aver reso inutilizzabili i cellulari.
Su questo aspetto duro il legale difensore Marco Petternella: «Ogni dipendente pubblico con un cellulare di servizio a questo punto è a rischio di essere indagato». Riguardo all’alterazione fraudolenta dei sistemi di rilevamento delle presenze lavorative, l’accusa è di aver attestato la sua presenza sul posto di lavoro con giustificazioni ritenute dalla Procura false, come motivi di servizio.
Netta, anche qui, la presa di posizione di Petternella: «Per i dirigenti non è nemmeno prevista la timbratura del cartellino». All’esito dell’udienza preliminare Tesoro si è detto «sereno e con la coscienza a posto».
Il terzo imputato, l’ex dirigente delle Volanti della Questura rodigina Michele Fioretto, padovano 45enne ora alla Polizia postale a Venezia e accusato di rivelazione di segreto d’ufficio, ha scelto invece di saltare l’udienza preliminare e di affrontare subito il processo. Probabile che la sua posizione venga riunita a quella di Previati e Tesoro.
E la notizia di rinvio a giudizio di quest’ultimo riaccende le polemiche intorno a Massimo Bergamin per la gestione della vicenda, in particolare per la mancata sospensione di Tesoro dall’incarico dirigenziale o, almeno, uno spostamento ad altra funzione.
«Appena si avranno le carte in mano, si valuterà» fanno sapere dallo staff del sindaco che si chiude nel silenzio. Ma la via è già tracciata nel Piano triennale anticorruzione di Palazzo Nodari che, a pagina 40 al punto 2, stabilisce che «in caso di notizia formale di avvio di procedimento penale a carico di un dipendente e in caso di avvio di procedimento disciplinare per fatti di natura corruttiva, ferma restando la possibilità di adottare la sospensione del rapporto, l’amministrazione per il personale dirigenziale procede, con atto motivato, alla revoca dell’incarico in essere e al passaggio ad altri incarico».
Un atto a cui si richiama Ivaldo Vernelli. «Bergamin deve attenersi a quel piano — attacca il consigliere ex M5S, oggi “Italia in comune” — Se non lo farà si renderà responsabile di una condotta omissiva e, se così sarà, dovrà essere chiamato a risponderne».
E Nadia Romeo è pronta a incalzare Bergamin nel consiglio comunale di martedì prossimo. «Proporrò ai colleghi disponibili di condividere un’interrogazione — spiega la capogruppo Pd — Credo che il comandante Tesoro debba essere rimosso o mettersi in aspettativa, in attesa che la giustizia faccia il suo corso».
E che la responsabilità delle scelte stia anche in capo a Bergamin è sottolineato pure dal presidente del consiglio comunale, Paolo Avezzù, che si dice dispiaciuto per Tesoro. «Spero che il processo faccia chiarezza — premette il leader di Obiettivo Rovigo ed esponente di Fi — Circa i provvedimenti amministrativi c’è chi ha per legge l’incarico di prenderli, sicuramente il segretario generale, ma penso anche il sindaco».
Il sindaco attende Bergamin: «Valuterò quando avrò le carte» La normativa prevede lo spostamento del comandante a un altro incarico