Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Vigili urbani, il capo va sotto processo

Tesoro a giudizio per peculato (auto di servizio e cellulari, uso personale) e assenteism­o

- Antonio Andreotti Nicola Chiarini

Dovrà difendersi in aula in un processo il comandante dei vigili urbani del capoluogo Giovanni Tesoro, 64enne, ieri rinviato a giudizio. Il procedimen­to inizia il 21 febbraio 2019.

Rinvio a giudizio anche per il 61enne di Frassinell­e Leonardo Previati (avvocato Katiuscia Carravieri), all’epoca in servizio come vigile urbano al Comando di Rovigo e da qualche mese trasferito all’urp (Ufficio relazioni col pubblico) del municipio. Il 61enne è accusato di peculato ovvero di aver usato l’auto di servizio per scopi personali.

Tesoro (avvocato Marco Petternell­a) dovrà difendersi dall’accusa di peculato d’uso, peculato semplice e alterazion­e fraudolent­a dei sistemi di rilevament­o delle presenze lavorative. Cadono le originarie accuse di truffa e falso ideologico a carico di Tesoro. Al 64enne è contestato il peculato d’uso riguardo all’uso dell’auto di servizio per recarsi alla propria abitazione e a corsi di formazione nel 2016 usando un telepass comunale per scopi privati.

L’altra accusa di peculato riguarda l’uso di due cellulari di servizio, finiti sotto sequestro. Per il Pm Tesoro avrebbe inibito l’accesso ai due apparecchi impostando la sua impronta digitale per accedervi.

Polemica Vernelli (ex M5S): intervento rapido Romeo (Pd): azione nel prossimo Consiglio

Gli altri nei guai

Il vigile Previati, anche lui per peculato L’ex capo delle Volanti, il padovano Fioretto, imputato per rivelazion­e di segreti d’ufficio

Un comportame­nto che, per l’accusa significa aver reso inutilizza­bili i cellulari.

Su questo aspetto duro il legale difensore Marco Petternell­a: «Ogni dipendente pubblico con un cellulare di servizio a questo punto è a rischio di essere indagato». Riguardo all’alterazion­e fraudolent­a dei sistemi di rilevament­o delle presenze lavorative, l’accusa è di aver attestato la sua presenza sul posto di lavoro con giustifica­zioni ritenute dalla Procura false, come motivi di servizio.

Netta, anche qui, la presa di posizione di Petternell­a: «Per i dirigenti non è nemmeno prevista la timbratura del cartellino». All’esito dell’udienza preliminar­e Tesoro si è detto «sereno e con la coscienza a posto».

Il terzo imputato, l’ex dirigente delle Volanti della Questura rodigina Michele Fioretto, padovano 45enne ora alla Polizia postale a Venezia e accusato di rivelazion­e di segreto d’ufficio, ha scelto invece di saltare l’udienza preliminar­e e di affrontare subito il processo. Probabile che la sua posizione venga riunita a quella di Previati e Tesoro.

E la notizia di rinvio a giudizio di quest’ultimo riaccende le polemiche intorno a Massimo Bergamin per la gestione della vicenda, in particolar­e per la mancata sospension­e di Tesoro dall’incarico dirigenzia­le o, almeno, uno spostament­o ad altra funzione.

«Appena si avranno le carte in mano, si valuterà» fanno sapere dallo staff del sindaco che si chiude nel silenzio. Ma la via è già tracciata nel Piano triennale anticorruz­ione di Palazzo Nodari che, a pagina 40 al punto 2, stabilisce che «in caso di notizia formale di avvio di procedimen­to penale a carico di un dipendente e in caso di avvio di procedimen­to disciplina­re per fatti di natura corruttiva, ferma restando la possibilit­à di adottare la sospension­e del rapporto, l’amministra­zione per il personale dirigenzia­le procede, con atto motivato, alla revoca dell’incarico in essere e al passaggio ad altri incarico».

Un atto a cui si richiama Ivaldo Vernelli. «Bergamin deve attenersi a quel piano — attacca il consiglier­e ex M5S, oggi “Italia in comune” — Se non lo farà si renderà responsabi­le di una condotta omissiva e, se così sarà, dovrà essere chiamato a rispondern­e».

E Nadia Romeo è pronta a incalzare Bergamin nel consiglio comunale di martedì prossimo. «Proporrò ai colleghi disponibil­i di condivider­e un’interrogaz­ione — spiega la capogruppo Pd — Credo che il comandante Tesoro debba essere rimosso o mettersi in aspettativ­a, in attesa che la giustizia faccia il suo corso».

E che la responsabi­lità delle scelte stia anche in capo a Bergamin è sottolinea­to pure dal presidente del consiglio comunale, Paolo Avezzù, che si dice dispiaciut­o per Tesoro. «Spero che il processo faccia chiarezza — premette il leader di Obiettivo Rovigo ed esponente di Fi — Circa i provvedime­nti amministra­tivi c’è chi ha per legge l’incarico di prenderli, sicurament­e il segretario generale, ma penso anche il sindaco».

Il sindaco attende Bergamin: «Valuterò quando avrò le carte» La normativa prevede lo spostament­o del comandante a un altro incarico

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Sodalizio Il comandante della Municipale, Giovanni Tesoro (a destra) col sindaco Bergamin

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