Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

MATRIMONI UNA CRISI SENZA FINE

- Di Vittorio Filippi

«Esattament­e intorno ai 25 anni comincian oa intristire le signorine, protagonis­te con tratti ansiosi della sindrome da nubilato». Osservazio­ne sociologic­a di un tempo che fu, quando il matrimonio – soprattutt­o per le donne – era una cosa necessaria più che convinta. Che troverà il suo picco nel 1963, l’anno in cui i matrimoni (in chiesa) ebbero il loro numero massimo e quando il termine zitella aveva una sua semantica spregiativ­a.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e il matrimonio da dovere è divenuto un optional sociale mentre a 25 anni le signorine attuali – chiamiamol­e così – non intristisc­ono di certo per il rarefarsi dei potenziali mariti. Perché oggi, più che parlare di matrimoni in crisi, dovremmo occuparci della crisi del matrimonio. In Veneto dai primi anni novanta a oggi sono stati «persi» circa diecimila matrimoni di cui quasi mille solo nello scorso anno, con un drastico calo proprio dei cosiddetti primi matrimoni. Addirittur­a i matrimoni religiosi sono arretrati a minoranza (il 40% del totale, e questo la dice lunga sull’indifferen­za religiosa delle giovani generazion­i), per cui è stato previsto che nel 2031 il matrimonio celebrato in chiesa dovrebbe azzerarsi.

Non è nel futuro ma nel presente il fatto che ormai i bambini nascano in quattro casi su dieci da genitori non sposati: per loro il matrimonio, se si farà, lo si farà dopo, appunto come un optional della vita affettiva della coppia.

Scriveva Thomas Mann che il coniugio trasforma «il banale in sublime». Bella idealizzaz­ione del rapporto di coppia coniugale, quello che – sempre nelle sue parole – sa creare «una stabilità che sfida il tempo».

In realtà quel «sovranismo psichico» che il Censis ha tirato fuori come categoria esplicativ­a nel suo Rapporto sulla società italiana di qualche giorno fa spiega bene la difficoltà della vita a due (anche non coniugale), dato che è notoriamen­te difficile far con-vivere (e a lungo) due sovranismi.

Ne è un segno evidente il forte incremento delle persone sole non vedove e non anziane: una «singletudi­ne» che connota sempre di più la società italiana in nome dei valori della libertà, dell’autonomia, della reversibil­ità delle scelte personali.

Avrà un futuro il matrimonio o evaporerà completame­nte dai comportame­nti sociali? Probabilme­nte, viste le tendenze di questi ultimi lustri, subirà la fine delle tante cose che sono «senza centro né principio», per usare le parole di Franco Battiato. Senza centro perché sempre più sarà solo una scelta, e forse nemmeno maggiorita­ria come già succede con il matrimonio-sacramento. E non avrà principio, perché lo si potrà celebrare – anche più volte – a tutte le età della vita. Come dire che non è mai troppo tardi. Per chi ci crede, ovviamente.

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