Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«La tua vita sta ripartendo Cerca i limiti. E superali»
Francesca Porcellato: «L’esistenza cambia, resta intatto il suo carico di emozioni»
«Ciao Manuel, non ci siamo mai incontrati ma in questi giorni in cui anch’io, come tutti, ho seguito con il fiato sospeso ciò che ti sta capitando, ti ho sentito molto vicino». Comincia così la lettera che la pluricampionessa paralimpica Francesca Porcellato ha scritto a Manuel: «La vita riparte, cerca i limiti e superali».
Francesca Porcellato, 48 anni, originaria di Castelfranco Veneto, è un’atleta paralimpica, fondista e paraciclista. Ha partecipato a dieci edizioni dei Giochi paralimpici (sette ai Giochi estivi e tre a quelli invernali) e quattordici medaglie conquistate. Gareggia sulla sedia a rotelle perché paraplegica da quando, bambina, fu investita da un camion. Questa la sua lettera rivolta a Manuelmateo Bortuzzo, il giovane nuotatore veneto colpito sabato da un proiettile che ha lesionato la colonna vertebrale.
Ciao Manuel,
non ci siamo mai incontrati ma in questi giorni in cui anch’io, come tutti, ho seguito con il fiato sospeso ciò che ti sta capitando, ti ho sentito molto vicino.
Abbiamo alcune cose in comune. Siamo entrambi veneti, della provincia di Treviso, e siamo entrambi degli sportivi. D’ora in avanti ci sarà un’altra cosa che ci unisce: la sedia a rotelle. L’abbiamo incontrata in età diverse. Io ero una bambina di 18 mesi quando un camion-cisterna attraversò il cancello: cercava la persona alla quale doveva consegnare il gasolio. Mia madre e gli altri adulti gli diedero le indicazioni di cui aveva bisogno e il camionista ripartì. Aveva fretta, forse perché era in ritardo. Al giudice spiegò che, uscendo dal cortile, mi aveva scambiato per una bambola: non si era reso conto fossi una bambina. Nel mio caso, andò così. Per te è diverso: tu sei più grande, hai 19 anni, e se hai perso l’uso delle gambe non è una tragica fatalità ma la conseguenza di quel germe del Male annidato nella mente di due uomini, due criminali.
Ciò che ti è capitato è terribile, ma questo l’hai già capito e probabilmente ti è bastato leggerlo negli occhi dei tuoi genitori. Ma ti scrivo questa lettera per dirti una cosa che forse in questo momento ti sembrerà impossibile: non è un dramma nero, senza via d’uscita. Credimi, la tua vita riprenderà. Non sarà facile, questo è ovvio. Ci saranno dei momenti difficili, in cui penserai di non farcela. Ma poi, un giorno, ti guarderai indietro scoprendo che quanto ti è capitato, in fondo, equivale a rinascere. È il tuo secondo tempo, la tua vita che riprende con molti cambiamenti ma con il suo carico intatto di gioie ed emozioni. So che ce la farai, lo so per certo. Perché? Perché la medicina ha fatto passi da gigante rispetto al passato, perché la tecnologia può essere di grande supporto a paraplegici e tetraplegici. Perché hai una famiglia straordinaria che ti sostiene e tantissimi amici che resteranno sempre al tuo fianco. Ma soprattutto perché sei uno sportivo, non dimenticarlo mai: sei “programmato” per abbattere gli ostacoli, per spingerti sempre fino ai limiti. E superarli.
Se lo vorrai, potrai tornare in acqua, tornare a gareggiare e a vincere. O magari sceglierai altre discipline, perché fare sport, lo sai, fa bene anche all’autostima. Se invece non lo vorrai, andrà bene lo stesso. In fondo è la tua nuova vita: spetta a te scegliere quale direzione farle prendere.
Mi piacerebbe incontrarti, quando tornerai a casa. Ti aspetto in Veneto.
Un giorno, ti guarderai indietro e scoprirai che quanto ti è capitato, in fondo, equivale a rinascere. È il tuo secondo tempo
So che ce la farai, anche perché sei uno sportivo, non dimenticarlo mai: sei “programmato” per abbattere gli ostacoli,