Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Banche, risarcimen­ti per tutti»

Oggi arrivano Salvini e Di Maio e il M5s anticipa: «La lettera Ue non è vincolante, avanti così»

- Nicoletti e Bonet

Nel giorno in cui i vicepremie­r Salvini e Di Maio arrivano a Vicenza per incontrare le associazio­ni dei risparmiat­ori, il sottosegre­tario M5S Villarosa annuncia che il governo non arretrerà davanti alla lettera spedita dall’ue che chiede chiariment­i sul fondo di risarcimen­to: «Non si minaccia alcuna infrazione, presto arriverann­o i decreti attuativi».

La lettera giunta da Bruxelles? «Non c’è alcuna procedura d’infrazione. Noi andremo avanti con i due decreti. Senza tornare all’arbitro della Consob». Alessio Villarosa, il sottosegre­tario al ministero dell’economia dei Cinque Stelle, che ha preso in mano con la Finanziari­a e l’ultima versione del fondo di risarcimen­to i rapporti con le associazio­ni dei soci, è chiaro sul fondo di risarcimen­to da un miliardo e mezzo. Alla vigilia dell’assemblea di Vicenza, oggi al Palasport Palladio con i due vicepremie­r Luigi Di Maio e Matteo Salvini, Villarosa conferma il percorso che dovrebbe portare nel giro di quaranta giorni ai due decreti attuativi in grado di far partire il Fondo. Per lui, come sostiene anche in un video che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, il percorso annunciato dieci giorni fa alle associazio­ni non cambia. Nemmeno di fronte alla lettera dell’unione europea, arrivata quello stesso martedì 29 gennaio, che chiede chiariment­i sul Fondo. «Arrivata alle 19 al direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera», dice Villarosa. Successiva­mente, quindi all’incontro al ministero con le associazio­ni; quasi a dire che il testo non era stato tenuto volutament­e in un cassetto e che non è quella la causa dello slittament­o in avanti dei decreti attuativi.

Per l’esponente dei Cinque Stelle, anzi, nella sostanza

Villarosa La lettera arrivata dall’ue, a cui stiamo rispondend o, non ha valore amministra tivo. Presto vareremo i due decreti che mancano

quella lettera non cambia nulla: «Rivera sta rispondend­o. Ma quel documento è una semplice interlocuz­ione, non è una lettera che apre una procedura amministra­tiva. Non è arrivata alcuna procedura d’infrazione, né quella lettera attiva una pre-procedura. Non è nemmeno un documento amministra­tivo». E ancora: «Siamo vicini ad un momento storico. Abbiamo creato il fondo da un miliardo e mezzo, quando il Pd aveva messo solo cento milioni e vi si poteva accedere solo con procedure di arbitrato». Villarosa conferma invece la strada alternativ­a: «Noi prevediamo invece un indennizzo, così come sarebbe in Italia se ci fosse una legge serie sulla class action. L’opposizion­e tifa per la procedura d’infrazione. Ma è invece obbligator­io che lo Stato debba risarcire i cittadini. La bozza del primo dei due decreti è già pronta».

Che il governo non intenda fare passi indietro, ma anzi si prepari alla guerra di trincea, è confermato anche da ambienti della Lega, sebbene assai più cauti di quelli a Cinque Stelle. Leghisti di rango temono infatti che si possa incappare in un nuovo, snervante contenzios­o con l’europa, in

stile «Quote latte» o «aiuti per la specificit­à di Venezia», due vicende che i leghisti conoscono bene (la prima, soprattutt­o) e che stanno lì a dimostrare come la giustizia di Bruxelles non dimentichi: magari in ritardo, ma prima o dopo arriva sempre, implacabil­e, con tutto il suo carico di interessi e mora. Davvero si vuol far correre questo rischio ai risparmiat­ori?

Tant’è, l’avvicinars­i delle elezioni Europee non aiuta la riflession­e ma al contrario contribuis­ce ad esasperare gli animi e radicalizz­are le posizioni. Per entrambi i partiti di governo, destinatar­i di consensi cospicui da parte delle associazio­ni dei soci e in diretta competizio­ne nel voto continenta­le, anche questa delle ex popolari può diventare un’occasione utile per contrappor­re l’italia all’europa ed il «popolo» ai «tecnocrati», secondo un ragionamen­to che viene sintetizza­to così: «Siamo o non siamo sovranisti e populisti? E allora rivendichi­amo il diritto dell’italia di decidere come difendere gli italiani, a maggior ragione la povera gente truffata dalle banche e ridotta sul lastrico». Certo ci sarebbe da far strame di qualche decina di pagine di norme europee (e delle relative appendici giurisprud­enziali) ma la scommessa di Lega e M5S è quella di fare il pieno nel voto del 26 maggio, dilagare all’interno delle istituzion­i europee e quindi modificare le regole ritenute lesive dei «diritti dei popoli».quelle che ostacolano il risarcimen­to degli ex azionisti di Veneto Banca e Popolare Vicenza sarebbero in cima alla lista.

In una partita che, come dimostra la disfida di oggi tra Salvini e Di Maio sul palco di Vicenza, da tecnica sta diventando tutta politica.

 ??  ?? I due vicepremie­r Di Maio e Salvini, qui a fianchi del premier Conte, si sono giocati una buona parte della manovra con lo stanziamen­to di un maxifondo per i truffati delle banche. La cifra stanziata è enorme ma le regole per distribuir­la stanno diventando un caso di difficile soluzione.
I due vicepremie­r Di Maio e Salvini, qui a fianchi del premier Conte, si sono giocati una buona parte della manovra con lo stanziamen­to di un maxifondo per i truffati delle banche. La cifra stanziata è enorme ma le regole per distribuir­la stanno diventando un caso di difficile soluzione.
 ??  ?? Nessun passo indietro Da sinistra: il vicepremie­r Luigi Di Maio, il premier Giuseppe Conte e il vicepremie­r Matteo Salvini
Nessun passo indietro Da sinistra: il vicepremie­r Luigi Di Maio, il premier Giuseppe Conte e il vicepremie­r Matteo Salvini
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