Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Banche, risarcimenti per tutti»
Oggi arrivano Salvini e Di Maio e il M5s anticipa: «La lettera Ue non è vincolante, avanti così»
Nel giorno in cui i vicepremier Salvini e Di Maio arrivano a Vicenza per incontrare le associazioni dei risparmiatori, il sottosegretario M5S Villarosa annuncia che il governo non arretrerà davanti alla lettera spedita dall’ue che chiede chiarimenti sul fondo di risarcimento: «Non si minaccia alcuna infrazione, presto arriveranno i decreti attuativi».
La lettera giunta da Bruxelles? «Non c’è alcuna procedura d’infrazione. Noi andremo avanti con i due decreti. Senza tornare all’arbitro della Consob». Alessio Villarosa, il sottosegretario al ministero dell’economia dei Cinque Stelle, che ha preso in mano con la Finanziaria e l’ultima versione del fondo di risarcimento i rapporti con le associazioni dei soci, è chiaro sul fondo di risarcimento da un miliardo e mezzo. Alla vigilia dell’assemblea di Vicenza, oggi al Palasport Palladio con i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, Villarosa conferma il percorso che dovrebbe portare nel giro di quaranta giorni ai due decreti attuativi in grado di far partire il Fondo. Per lui, come sostiene anche in un video che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, il percorso annunciato dieci giorni fa alle associazioni non cambia. Nemmeno di fronte alla lettera dell’unione europea, arrivata quello stesso martedì 29 gennaio, che chiede chiarimenti sul Fondo. «Arrivata alle 19 al direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera», dice Villarosa. Successivamente, quindi all’incontro al ministero con le associazioni; quasi a dire che il testo non era stato tenuto volutamente in un cassetto e che non è quella la causa dello slittamento in avanti dei decreti attuativi.
Per l’esponente dei Cinque Stelle, anzi, nella sostanza
Villarosa La lettera arrivata dall’ue, a cui stiamo rispondend o, non ha valore amministra tivo. Presto vareremo i due decreti che mancano
quella lettera non cambia nulla: «Rivera sta rispondendo. Ma quel documento è una semplice interlocuzione, non è una lettera che apre una procedura amministrativa. Non è arrivata alcuna procedura d’infrazione, né quella lettera attiva una pre-procedura. Non è nemmeno un documento amministrativo». E ancora: «Siamo vicini ad un momento storico. Abbiamo creato il fondo da un miliardo e mezzo, quando il Pd aveva messo solo cento milioni e vi si poteva accedere solo con procedure di arbitrato». Villarosa conferma invece la strada alternativa: «Noi prevediamo invece un indennizzo, così come sarebbe in Italia se ci fosse una legge serie sulla class action. L’opposizione tifa per la procedura d’infrazione. Ma è invece obbligatorio che lo Stato debba risarcire i cittadini. La bozza del primo dei due decreti è già pronta».
Che il governo non intenda fare passi indietro, ma anzi si prepari alla guerra di trincea, è confermato anche da ambienti della Lega, sebbene assai più cauti di quelli a Cinque Stelle. Leghisti di rango temono infatti che si possa incappare in un nuovo, snervante contenzioso con l’europa, in
stile «Quote latte» o «aiuti per la specificità di Venezia», due vicende che i leghisti conoscono bene (la prima, soprattutto) e che stanno lì a dimostrare come la giustizia di Bruxelles non dimentichi: magari in ritardo, ma prima o dopo arriva sempre, implacabile, con tutto il suo carico di interessi e mora. Davvero si vuol far correre questo rischio ai risparmiatori?
Tant’è, l’avvicinarsi delle elezioni Europee non aiuta la riflessione ma al contrario contribuisce ad esasperare gli animi e radicalizzare le posizioni. Per entrambi i partiti di governo, destinatari di consensi cospicui da parte delle associazioni dei soci e in diretta competizione nel voto continentale, anche questa delle ex popolari può diventare un’occasione utile per contrapporre l’italia all’europa ed il «popolo» ai «tecnocrati», secondo un ragionamento che viene sintetizzato così: «Siamo o non siamo sovranisti e populisti? E allora rivendichiamo il diritto dell’italia di decidere come difendere gli italiani, a maggior ragione la povera gente truffata dalle banche e ridotta sul lastrico». Certo ci sarebbe da far strame di qualche decina di pagine di norme europee (e delle relative appendici giurisprudenziali) ma la scommessa di Lega e M5S è quella di fare il pieno nel voto del 26 maggio, dilagare all’interno delle istituzioni europee e quindi modificare le regole ritenute lesive dei «diritti dei popoli».quelle che ostacolano il risarcimento degli ex azionisti di Veneto Banca e Popolare Vicenza sarebbero in cima alla lista.
In una partita che, come dimostra la disfida di oggi tra Salvini e Di Maio sul palco di Vicenza, da tecnica sta diventando tutta politica.