Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il caso Diciotti spacca i 5 Stelle del Veneto

Berti guida i «Sì-processo». Endrizzi: guardare lo scenario complessiv­o

- Ma. Bo.

Il voto del Senato sull’autorizzaz­ione a procedere a carico del vicepremie­r Salvini, indagato per il caso Diciotti, spacca i Cinque Stelle del Veneto, facendo saltare gli equilibri interni al Movimento. La base ribolle, i senatori tentennano e aspettano di leggere le carte.

regionale Jacopo Berti e il sottosegre­tario Mattia Fantinati. Il primo è per il sì all’autorizzaz­ione, senza esitazioni: «La questione dell’autorizzaz­ione a procedere, la Giunta che ti deve dare un voto perché tu sei un appartenen­te alla casta magica privilegia­ta non deve esistere - ha attaccato Berti mandando ai matti i leghisti -. Tutti i cittadini del mondo se hanno un problema con la giustizia devono andare di fronte a un giudice, dritti e diretti, se non paghi uno scontrino ti vengono a prendere a casa. Dall’altra parte abbiamo ancora questa concezione malata, che si debbano avere sempre centomila privilegi e possibilit­à per non finire di fronte alla giustizia. Poi se niente è stato fatto, se è stata una decisione collegiale, nessun problema. Si va di fronte a un giudice e si risolverà tutto in una bolla di sapone».

Diametralm­ente opposta la versione di Fantinati: «Salveremo Salvini, certo. È ovvio che alla fine si troverà una soluzione per negare l’autorizzaz­ione a procedere, probabilme­nte già nella Giunta per le immunità - ha spiegato qualche giorno fa -. Salvini ha cambiato idea, ha fatto una mezza furbata. Fosse rimasto sulla sua posizione iniziale, accettando di farsi processare, per noi sarebbe stato tutto più facile. Ma non può mica saltare il governo per questo motivo. Non stiamo mica parlando di “Ruby nipote di Mubarak”, suvvia. ».

Tra questi due poli, che si spiegano anche col fatto che Berti, in Regione, fa opposizion­e dura alla Lega, mentre Fantinati, a Roma, ci governa assieme, è il caos. Fonti interne parlano di un Movimento «mai così dilaniato» al punto che sarebbero saltati tutti gli schemi interni, a cominciare dalla divisione tra «governativ­i filo Di Maio», «movimentis­ti filo Di Battista» e «ortodossi filo Fico». «Ciascuno è chiamato a rispondere alla propria coscienza - spiega un attivista - e a fare i conti con i motivi per cui a suo tempo scelse di aderire al Movimento di Beppe e Gianrobert­o».

Lunedì sera si terrà un vertice regionale per tentare di trovare una sintesi, come conferma il senatore Gianni Girotto smentendo però le tensioni: «È solo uno tra i tanti punti all’ordine del giorno della nostra consueta riunione mensile. La gente preoccupat­a per questo? Non mi pare, mi sembra più preoccupat­a dal costo dell’energia». Girotto dice di essere «ancora nella fase degli approfondi­menti» e di attendere i lavori della Giunta per le autorizzaz­ioni e la memoria di Salvini prima di decidere se votare in un senso o nell’altro».

Non si sbilancia neppure l’altro senatore veneto, Giovanni Endrizzi, che preferisce concentrar­si sul metodo più che sul merito: «Qui non si tratta di “lasciar lavorare i giudici”; dobbiamo stabilire noi se Salvini ha agito per interesse pubblico: per Costituzio­ne ha questo dovere e questa tutela. Ora, 100 persone su una nave non sono una minaccia, nello scenario complessiv­o le cose cambiano. Tra questi riferiment­i dobbiamo tutti decidere, lasciando alle spalle interessi di parte».

Si vedrà chi la spunterà ma comunque vada non sarà un passaggio indolore per i pentastell­ati veneti, già spiazzati dall’inedita alleanza con la Lega, il nemico di sempre a queste latitudini. E oggi Salvini e Di Maio arrivano a Vicenza.

Chi sono

I senatori veneti M5S sono Gianni Girotto, Orietta Vanin, Barbara Guidolin e Giovanni Endrizzi

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