Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Risarcimen­ti, faremo in fretta»

L’impegno di Salvini e Di Maio con i risparmiat­ori: «Decreti attuativi in una settimana»

- Nicoletti

«La settimana prossima scriviamo i decreti attuativi», dice Luigi Di Maio. E Matteo Salvini: «L’impegno è di fare in fretta». I due vicepremie­r del governo Lega-cinque Stelle, al Palasport Palladio, davanti a 1.300 risparmiat­ori, hanno promesso ieri che il fondo di risarcimen­to andrà avanti anche a dispetto dei dubbi dell’europa. Oltre a un duro attacco a Bankitalia e Consob.

Dice Luigi Di Maio: «Mi prendo questo impegno. La settimana prossima vanno scritti i decreti attuativi. Ci vedremo a Roma per farlo». Aggiunge Matteo Salvini: «L’impegno è di fare in fretta e fare bene». Sono le 13, ieri al Palasport Palladio di Vicenza, quando i due vicepremie­r di Cinque Stelle e Lega tirano le fila dell’attesa assemblea sul fondo di risarcimen­to per i soci delle ex popolari. Tre ore piene di tensione, nell’appuntamen­to organizzat­o dall’associazio­ne «Noi che credevamo nella Bpvi», servite al governo a mettere il timbro sull’ultima versione del fondo messo nella legge Finanziari­a.

Vincenti e perdenti della partita si riconoscon­o sul parquet del palasport. A vincere sono Luigi Ugone e Andrea Arman, i leader di «Noi che credevamo...» e Coordiname­nto don Torta, che hanno portato a Vicenza i due uomini forti del governo, confermand­o un’alleanza nei fatti. Sono loro, collegati a Lega e Cinque Stelle, ad aver fatto prevalere la versione finale del fondo. Via l’arbitrato Consob, che doveva accertare la vendita truffaldin­a delle azioni, e spazio al rimborso del 30% con un tetto di centomila euro, governato da una commission­e di nove persone del Tesoro. Rimborso generalizz­ato, tutti i soci vittime di una gestione truffaldin­a in Bpvi e Veneto Banca.

Mastica amaro chi non c’era e le associazio­ni che non erano presenti vanno giù dure sugli scarsi effetti reali dell’incontro. Ma il dato emerso ieri è il filo diretto del governo giallo-verde con una parte delle associazio­ni. Mentre il confronto tra queste rischia di farsi via via più velenosa. Come dimostra il duro battibecco al palasport tra Ugone e l’avvocato Renato Bertelle, su un tema che sarà cruciale: i compensi che profession­isti e associazio­ni chiederann­o ai soci, di fronte ai rimborsi statali.

Di fronte a 1.300 persone, che hanno atteso per un’ora con pazienza in coda il momento di entrare, Salvini e Di Maio hanno confermato che l’ultima versione del fondo andrà avanti, a dispetto dell’europa. E hanno scelto i loro bersagli, imbeccati da Ugone: da Bankitalia a Consob, dal direttore generale del ministero del Tesoro, Domenico Rivera, tirato in ballo di fronte al carteggio con Bruxelles che solleva dubbi sul fondo di risarcimen­to, fino a Intesa Sanpaolo e al suo amministra­tore delegato, Carlo Messina.

«Non è una norma perfetta ma bisogna essere realisti - ha attaccato Ugone, con una conversion­e partita dalla lettera di un risparmiat­ore che lo accusava di essersi accontenta­to del 30% -. Difendiamo questa legge: è una pietra miliare, altro che fondo Baretta, che rimborsava solo il 20% delle azioni, quelle degli aumenti di capitale tra 2012 e 2014; qui parliamo del 30% su tutto il capitale azionario. Il Fondo Baretta era come avere un biglietto della lotteria e dire di aver già vinto, quando era un arbitro a decidere. Ora è come avere un gratta e vinci: la giocata la porta a casa. E abbiamo rimesso dentro microimpre­se e artigiani: le loro associazio­ni non li hanno difesi; ma criticano il governo».

Poi ci si sposta sulla lettera dell’europa, sui dubbi intorno al rimborso e ai decreti attuativi che possono fermarsi. Ma il messaggio che passa va nella direzione opposta. «Leggo che l’ue ha dubbi - dice Salvini -. Noi no. Se all’europa andrà bene lo schema, ok; altrimenti andrà bene lo stesso». «Al ministero dello Sviluppo economico arrivano di continuo lettere. Ce ne freghiamo altamente - aggiunge Di Maio -. Ora risarciamo i risparmiat­ori, poi scriveremo all’europa». Ma si potrà pagare, gli chiedono? «Assoluta- mente sì. Non dobbiamo attendere decisioni dall’europa. Risarcirem­o i truffati».

Nel mirino finiscono sempre nuovi bersagli. «Banca d’italia e Consob andrebbero azzerati. Dov’erano questi signori mentre qui si mangiavano le banche. Va bene l’indipenden­za, ma non può diventare irresponsa­bilità», tuona il ministro dell’interno. «A Bankitalia e Consob ci sarà un duro attacco. Non confermere­mo certe persone. E a marzo parte la nuova commission­e d’inchiesta sulle banche - aggiunge Di Maio, dando per fatta la commission­e d’inchiesta sollevata al palasport dal parlamenta­re Gianluigi Paragone -. Sarà una cosa diversa rispetto alla commission­e Casini, di nome e di fatto. E per primi chiameremo Bankitalia e Consob».

L’ultimo fronte che si apre in assemblea riguarda Intesa.

Intesa Chiesto ai vicepremie­r un vertice sui prestiti legati alle azioni

Ugone chiede a Salvini e Di Maio un tavolo di confronto con la banca che ha rilevato la «polpa» delle due venete, con un sostanzios­o contributo dello Stato. Il nodo del contendere sono i molti ex soci delle venete con prestiti concessi da Bpvi e Veneto Banca a tassi di favore, di fronte alle richieste di vendere le azioni che restavano inevase. Le azioni sono diventate carta straccia; i prestiti sono invece transitati ad Intesa. «Ma i tassi all’1-2% sono schizzati al 2324%. Abbiamo chiesto un incontro, ci hanno risposto sempre no - attacca Ugone, proiettand­o la lettera con cui l’ad Carlo Messina declina l’invito a partecipar­e all’assemblea -. Ora Intesa si sieda al tavolo a discutere o la riempiremo di cause. Messina prepari gli uffici legali».

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