Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dieci mesi senza Antonio «Provo un dolore immenso Ma si continui a cercare»
Skipper scomparso, la madre: inutile anche la taglia
Sono passati dieci mesi PADOVA da quando Daniela ha avuto per l’ultima volta notizie di suo figlio Antonio, padovano di 32 anni, skipper esperto sparito insieme al compagno di viaggio Aldo Revello a bordo del Bright, imbarcazione a vela scomparsa tra le Azzorre e il Portogallo il 2 maggio del 2018. Nessuna notizia da parte degli investigatori: la vicenda rischia di sprofondare nel silenzio. A riaccendere i riflettori sul mistero è la mamma di Antonio Voinea, che abita a Bovolenta, che fino ad oggi è rimasta in silenzio lasciando in primo piano l’avvocato Matteo De Poli che sta seguendo il difficile percorso giudiziario. «Vorrei sapere che Antonio è vivo, che sta bene e che non ha bisogno di aiuto, questo mi basterebbe per accettare la sua assenza con serenità», vagheggia Daniela per uscire dallo sconforto.
Quali sono le informazioni che arrivano dagli investigatori?
«Nessuna, ma spero di riceverle a breve».
Come vivete, lei e la sua famiglia, questi mesi?
«Con un immenso dolore, diverso da quel tipo di dolore che si prova quando muore qualcuno, perché noi non abbiamo una certezza su cui piangere. La necessità di avere notizie, di sapere quello che è accaduto paralizza le nostre giornate, anche se tutti continuiamo a lavorare. Bovolenta ci è vicina, si è stretta a noi e questo ci è di grande conforto».
Come ha saputo della scomparsa di suo figlio?
«Ho saputo il 4 maggio che due giorni prima dal Bright era stata inviata una richiesta automatica di soccorso, è stata la moglie dell’altro skipper, Aldo, a dirmelo. Da quel momento è un alternarsi di speranza e dolore».
La sua famiglia ha offerto dei soldi a chiunque fornisca affermazioni utili, come nasce questa idea?
«Rosa Cilano, moglie di Aldo Revello, ha raccolto tramite Facebook circa 30 mila euro in donazioni da chi voleva aiutare la famiglia, ne hanno dati la metà a noi e abbiamo pensato di metterli a disposizione di chiunque ci aiuti dandoci informazioni certe e verificabili: non è mai successo. Quella cifra andrà in opere di beneficenza nel nome di Antonio».
Ma una fonte anonima si è messa in contatto con voi, come giudica questo aiuto?
«Un uomo che dice di essere un marinaio imbarcato in un cargo che alcune fonti ritengono aver speronato la barca di mio figlio, si è messo in contatto con noi su Messenger. Alcune informazioni sono risultate vere, altre, come la fotografia dell’affondamento, hanno trovato una smentita. Non so bene cosa pensare perché se quello che dice è vero allora ci sarebbero molte persone che si sono macchiate di gravi reati e andrebbero trovate, oppure è tutto falso e allora chi ci racconta tutte queste cose ha solo una gran crudeltà nel cuore». Che tipo era suo figlio? «Un ragazzo aperto, sorridente, che ama il mare, noi e la sua fidanzata. Ci aggiornava sempre sul percorso che stava seguendo e anche quando era lontano sapeva come farci sentire la sua presenza».
Pensa che potrà mai conoscere la verità?
«Non ho perso la speranza, certo che non possiamo essere noi a fare gli accertamenti necessari per arrivare a quella verità: è indispensabile che gli inquirenti continuino a cercare».