Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I baby-bulli abusarono dei compagni «Troppo giovani per essere condannati»

Vicenza, accusati di violenza sessuale. Il pm: «Responsabi­li, ma hanno meno di 14 anni»

- Andrea Priante

ma con ogni probabilit­à non potrà fare altro che accogliere la richiesta del magistrato.

Le violenze risalgono agli ultimi mesi del 2017. I bulli, che erano compagni di classe, avevano preso di mira quattro coetanei: imboscate, aggression­i, «con la forza li spingevano in un angolo del cortile della scuola», annota il pubblico ministero.

A quanto pare, gli insegnanti erano intervenut­i diverse volte, per dividere gli studenti. Poi, però, la questione anche degli umilianti atti sessuali. Da qui l’accusa per la quale i tredicenni erano indagati dalla procura per i minorenni.

«La gravità del bullismo spiegò all’epoca la preside dell’istituto - deriva dalle dinamiche del gruppo, nel quale c’è chi agisce ma c’è anche chi assiste, chi non interviene e chi ha atteggiame­nti ambigui». Insomma, se i due ragazzini hanno potuto agire indisturba­ti per mesi, è stato anche perché nessuno studente ha trovato il coraggio di denunciare ciò che stava accadendo.

La vicenda, e l’inchiesta dei carabinier­i che ne è seguita, provocò diverse tensioni, con le mamme delle vittime che accusarono di inerzia i vertici della scuola, e i genitori dei due bulli presi di mira a loro volta.

«I quattro minorenni hanno dovuto affrontare un percorso di cura con uno psicologo» racconta l’avvocato che ha assistito le famiglie, Daniela Marchioro. «Per un ragazzino di 13 anni la scuola è un luogo protetto, dove può sentirsi sempre al sicuro. Invece, ciò che le vittime hanno subìto in quei mesi, ha mandato in frantumi ogni loro punto di riferiment­o».

Che l’inchiesta per violenza sessuale si chiuda senza alcuna condanna per i giovanissi­mi bulli, non può sorprender­e l’avvocato. «Sapevamo che, vista la loro età, nessuno dei responsabi­li sarebbe stato punito. E non contesto la Legge: a tredici anni è possibile che un ragazzino non abbia effettivam­ente una piena consapevol­ezza della gravità delle proprie azioni».

Anche i familiari delle vittime non hanno mai preteso che i bulli finissero in carcere: «La loro unica volontà assicura il legale - è che la finissero per sempre con i soprusi e comprendes­sero la

L’avvocato L’unica volontà delle famiglie è che i due responsabi­li la finissero con i soprusi

sofferenza che hanno provocato ai loro coetanei».

Il fatto che le indagini coordinate dalla procura per i minorenni di Venezia abbiano confermato la ricostruzi­one fatta dalle vittime, potrebbe comunque portare a una richiesta di risarcimen­to danni in sede civile. «Stiamo valutando - conclude l’avvoato Marchioro - anche se i soldi sono l’ultima cosa che interessa alle famiglie degli studenti coinvolti».

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(foto archivio) Nel mirinoDue bulli erano sotto inchiesta per violenza sessuale. Vittime, i loro compagni

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