Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I baby-bulli abusarono dei compagni «Troppo giovani per essere condannati»
Vicenza, accusati di violenza sessuale. Il pm: «Responsabili, ma hanno meno di 14 anni»
ma con ogni probabilità non potrà fare altro che accogliere la richiesta del magistrato.
Le violenze risalgono agli ultimi mesi del 2017. I bulli, che erano compagni di classe, avevano preso di mira quattro coetanei: imboscate, aggressioni, «con la forza li spingevano in un angolo del cortile della scuola», annota il pubblico ministero.
A quanto pare, gli insegnanti erano intervenuti diverse volte, per dividere gli studenti. Poi, però, la questione anche degli umilianti atti sessuali. Da qui l’accusa per la quale i tredicenni erano indagati dalla procura per i minorenni.
«La gravità del bullismo spiegò all’epoca la preside dell’istituto - deriva dalle dinamiche del gruppo, nel quale c’è chi agisce ma c’è anche chi assiste, chi non interviene e chi ha atteggiamenti ambigui». Insomma, se i due ragazzini hanno potuto agire indisturbati per mesi, è stato anche perché nessuno studente ha trovato il coraggio di denunciare ciò che stava accadendo.
La vicenda, e l’inchiesta dei carabinieri che ne è seguita, provocò diverse tensioni, con le mamme delle vittime che accusarono di inerzia i vertici della scuola, e i genitori dei due bulli presi di mira a loro volta.
«I quattro minorenni hanno dovuto affrontare un percorso di cura con uno psicologo» racconta l’avvocato che ha assistito le famiglie, Daniela Marchioro. «Per un ragazzino di 13 anni la scuola è un luogo protetto, dove può sentirsi sempre al sicuro. Invece, ciò che le vittime hanno subìto in quei mesi, ha mandato in frantumi ogni loro punto di riferimento».
Che l’inchiesta per violenza sessuale si chiuda senza alcuna condanna per i giovanissimi bulli, non può sorprendere l’avvocato. «Sapevamo che, vista la loro età, nessuno dei responsabili sarebbe stato punito. E non contesto la Legge: a tredici anni è possibile che un ragazzino non abbia effettivamente una piena consapevolezza della gravità delle proprie azioni».
Anche i familiari delle vittime non hanno mai preteso che i bulli finissero in carcere: «La loro unica volontà assicura il legale - è che la finissero per sempre con i soprusi e comprendessero la
”
L’avvocato L’unica volontà delle famiglie è che i due responsabili la finissero con i soprusi
sofferenza che hanno provocato ai loro coetanei».
Il fatto che le indagini coordinate dalla procura per i minorenni di Venezia abbiano confermato la ricostruzione fatta dalle vittime, potrebbe comunque portare a una richiesta di risarcimento danni in sede civile. «Stiamo valutando - conclude l’avvoato Marchioro - anche se i soldi sono l’ultima cosa che interessa alle famiglie degli studenti coinvolti».