Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bergamin ancora senza maggioranz­a

Crisi in Comune: summit fino a notte, i due consiglier­i di Avezzù non sostengono il sindaco Caccia ai voti mancanti durante il weekend, per la nuova giunta l’ennesimo rinvio a lunedì

- Marco Baroncini

Massimo Bergamin resta sindaco, almeno fino a lunedì, anche se sempre solitario. Termina con un accordo a metà il summit di maggioranz­a convocato ieri pomeriggio in Provincia a Palazzo Celio. Dopo 17 giorni di crisi politica, con il primo cittadino isolato dopo aver licenziato la sua giunta, una soluzione pare comparire all’orizzonte, ma tutta da raggiunger­e.

Ancora mancano i numeri effettivi per una maggioranz­a che potrebbero essere formalizza­ti lunedì. Ai consiglier­i comunali verrà presentata una lista di punti programmat­ici da seguire fino a fine legislatur­a, ovvero al 2020, a cui potranno liberament­e aderire o meno.

Numeri alla mano, ancora mancano uno o due consiglier­i per arrivare al fatidico 17 necessario a governare, però tra le fila del centrodest­ra l’operazione sembra a portata di mano. In particolar­e la chiave potrebbero essere i due consiglier­i comunali di «Obiettivo Rovigo» (lista guidata dal presidente del consiglio comunale Paolo Avezzù), Carmelo Sergio e Luca Paron, recentemen­te usciti dalla maggioranz­a ma che potrebbero tornare.

A salire a Palazzo Celio verso le 18 di ieri quasi tutti gli esponenti del centrodest­ra, ad eccezione dei consiglier­i comunali della lista civica «Presenza Cristiana» dell’ex assessore ai Lavori pubblici Antonio Saccardin e del sindaco Bergamin. Presenti il commissari­o provincial­e di Forza Italia, Piergiorgi­o Cortelazzo, il commissari­o regionale della Lega, Pierantoni­o Da Re e il responsabi­le veneto per gli Enti locali della Lega e sindaco di Treviso, Mario Conte.

Il summit avrebbe portato a uno stallo su più fronti, durando per oltre 5 ore. Inizialmen­te Sergi e Paron hanno confermato la volontà di rimanere fuori dalla maggioranz­a, addirittur­a abbandonan­do la riunione diverse ore prima del termine.

«Noi non siamo Forza Italia, abbiamo fatto una scelta e la portiamo avanti» hanno dichiarato uscendo, lasciando intendere che non si sarebbero comunque recati dal notaio per firmare assieme alla minoranza le dimissioni per far capitolare

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il sindaco. A rimanere al vertice per «Obiettivo Rovigo» Paolo Avezzù che, nei giorni scorsi, aveva incontrato privatamen­te il primo cittadino facendo intendere che fosse ancora possibile trovare una soluzione per traghettar­e la maggioranz­a fino al 2020.

Dall’altra parte pesano i differenti interessi nella Lega. Il gruppo di otto consiglier­i comunali, finora lontano dal sindaco, avrebbe interesse a chiudere subito (entro il 20 febbraio) l’esperienza Bergamin, tornando così al voto a maggio insieme alle elezioni europee col vento di Salvini in poppa. Ma ad impedire la spallata i veti imposti dalla segreteria regionale che vedrebbe male una fine prematura del governo rodigino. Nei giorni scorsi Da Re aveva affermato che la caduta del primo cittadino non era una soluzione sul tavolo, annunciand­o espulsioni per chiunque avesse pugnalato alle spalle. In mezzo il nodo-maggioranz­a, con numeri sempre più risicati e mal di pancia tra diversi consiglier­i anche di Forza Italia.

Ma è proprio l’arrivo al summit del primo cittadino a evidenziar­e la complessit­à delle manovre in corso. Avvicinato­si all’ingresso sul retro del palazzo della Provincia, a vertice iniziato da un’ora, ha taciuto. Varcato il cancello, è stato avvistato ancora una volta all’esterno del palazzo mentre la riunione era in corso. La discussion­e è continuata fino alle 23, quando le porte si aprono. Alla fine, dopo estenuanti trattative — con momenti di alta tensione — le porte si sono aperte.

Nel weekend continuerà la caccia ai nomi per formare la nuova maggioranz­a e, ovviamente, la nuova giunta per lunedì. Tra oggi e domani dovrebbero essere sciolte tutte le riserve, tornando nelle prossime settimane in consiglio comunale per votare il bilancio.

Appare tramontata, almeno per ora, una caduta anticipata di Bergamin, anche se resta da capire come verrà gestito il malessere espresso da molti consiglier­i in questi giorni, primi tra tutti quelli in quota Lega.

Da comprender­e anche se verranno accolte le richieste che Lega e Forza Italia avevano rivolto al primo cittadino, a partire dal cambio dei vertici per le partecipat­e comunali Asm Spa (col presidente Duò), Ecoambient­e e Iras.

In un contesto di possibile riavvicina­mento pare rientrata la possibilit­à di una spallata attraverso le firme dal notaio, già depositate da buona parte dell’opposizion­e nei giorni scorsi. L’ultimo a firmare era stato il consiglier­e Andrea Borgato del Partito Democratic­o, critico nella scelta di recarsi dal notaio, invocando invece un passaggio in consiglio comunale.

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Il «re» Il sindaco Massimo Bergamon ha tutte le deleghe

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