Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

POPOLARI, IL RISVEGLIO DEI DELUSI

- Di Lorenzo Fazzini

Zevio, Bassa Veronese, un migliaio di persone. Bassano del Grappa, oltre 700 presenze. Ancora Verona città, chiesa di San Nicolò: una folla di 2.500 partecipan­ti. Questi i numeri che padre Alex Zanotelli, missionari­o comboniano, ha radunato in Veneto negli ultimi 15 giorni. Con tesi decisament­e fuori testo rispetto alla vulgata politica dominante oggi: «L’umanità è plurale» ha scandito il missionari­o, facendo eco al vescovo martire d’algeria Pierre Claverie. Ha difeso Mimmo Lucano, il sindaco indagato a Riace, dove è stato messo sotto accusa il suo modello di integrazio­ne. Ha denunciato i governi di ieri e di oggi, di tutti i colori, su temi che paiono distanti dal sentire comune, ma hanno una loro valenza morale fortissima: i beni comuni, l’export militare, le relazioni politiche con l’africa, i rapporti di sudditanza con la finanza.

Orbene. L’ipotesi dovrà essere vagliata da sociologi e sondaggist­i, ma la si può azzardare così: non è che il vento sovranista, escludente, con venature anti-multicultu­raliste ben spiccate, politicame­nte egemone nel Nord Italia, stia risveglian­do energie sopite nella società italiana, che (un tempo) riconoscev­a nel solidarism­o cattolico o laico un punto fermo? Per di più, in persone che ultimament­e si erano allontanat­e dalla partecipaz­ione civile, restando a guardare, per delusione e convinzion­e un po’ assopita?

Tre indizi non sono una prova, ma possono suggerire una pista di indagine. Non che si debba smentire il detto «piazze piene, urne vuote», ma forse qualche movimento carsico nella nostra società sta iniziando a farsi strada.

Tutto questo, si badi bene, in un momento in cui - almeno tra gli eredi del popolarism­o cattolico il deserto avanza. Si pensi a una coincidenz­a singolare: i cento anni dell’appello ai «liberi e forti» di don Sturzo, in Veneto è stato ricordato con un assordante silenzio. E pensare che Giovanni Uberti, il fu sindaco di Verona nel dopoguerra, dovette ritardare la nascita del Ppi in terra veneta, tanto era avanti nel coagulare una forza politica cattolica di natura laica, e non confession­ale, rispetto al maestro Sturzo. Oggi, invece, pare che di quella forza non vi sia più traccia.

Eppure, su Civiltà Cattolica, il manuale di interpreta­zione della realtà by gesuiti di Bergoglio, si è scritto recentemen­te che «la forza propulsiva del cattolices­imo democratic­o ha bisogno di essere resistente in questi tempi confusi». Se si guarda al Veneto recente, i cattolici democratic­i hanno amministra­to città e province: hanno puntellato l’esperienza ulivista di Cacciari a Venezia e di Zanonato a Padova, hanno guidato Verona con Zanotto, a Belluno e Vicenza erano elementi chiave. Eppure. Eppure oggi quella stagione pare scomparsa, svanita nel nulla, dissolta. Chiusa.

Quelle chiese e teatri straboccan­ti di gente per ascoltare un missionari­o che da Napoli denuncia il degrado dell’italia possono indicare qualche pista a una sinistra che pare ancora un pugile suonato sul ring? Una strada da percorrere potrebbe essere, intanto, indagare quale rapporto instaurare, sul piano della cultura e della politica, tra radicalism­o e radicalità, applicate alla proposta evangelica. Il primo, un orizzonte che innervi il pensiero politico e ne sia sfondo culturale. La seconda, una scelta di vita coerente con le idee che si professano. Di pantomime siamo già stati (recenti) spettatori fin troppo.

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