Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bergamin alla prova finale La Lega tentata dalla spallata

Non si placa lo scontro sulla giunta, spunta l’ipotesi dimissioni in blocco

- Nicola Chiarini Marco Baroncini

Le dimissioni in blocco davanti al segretario generale domani mattina potrebbero decretare la fine del sindaco Massimo Bergamin che, sempre in quelle stesse ore, potrebbe presentare la nuova giunta, dopo il clamoroso azzerament­o del 31 gennaio scorso. La tentazione di chiudere la partita sarebbe forte soprattutt­o tra i consiglier­i della Lega che, entro stasera, dovrebbero sciogliere le riserve sul che fare.

Da quel che trapela tra gli 8 eletti del Carroccio, delusi dall’esito del lungo vertice di coalizione di venerdì sera, almeno 6 vedrebbero di buon occhio la spallata e, per arrivare alle 17 firme necessarie, starebbero cercando sponda in Luca Paron e Carmelo Sergi (i 2 di Obiettivo Rovigo indisponib­ili al rientro in maggioranz­a) e Vani Patrese (capogruppo di Fi, il più allineato al commissari­o provincial­e Piergiorgi­o Cortelazzo), nei 4 indipenden­ti di centrodest­ra (gli ex leghisti Matteo Zanotto e Daniela Goldoni, l’ex forzista Simone Dolcetto, l’ex Or Alberto Borella), puntando a completare i conti coinvolgen­do parte dell’opposizion­e, ossia i democratic­i Andrea Borgato e Giorgia Businaro con Francesco Gennaro (M5S) e Ivaldo Vernelli (Italia in Comune). Insomma, il futuro dell’amministra­zione continua a rimanere appeso a un filo. Nemmeno la presenza dei vertici regionali della Lega, col segretario regionale Gianantoni­o Da Re e del responsabi­le veneto per gli enti locali della Lega Mario Conte, nonché del commissari­o provin- ciale di Fi Cortelazzo, avrebbe permesso di individuar­e una vera via d’uscita. Nel rebus nuova giunta, due i nodi apparentem­ente irrisolvib­ili per i leghisti. Il primo sui nomi, con l’opposizion­e alla ventilata riproposiz­ione di Alessandra Sguotti alla Cultura e di Antonio Gianni Saccardin (leader di Presenza Cristiana) ai Lavori pubblici. Il secondo, l’assoluta mancanza di segnali su un cambio di passo sulle società partecipat­e (estromissi­one del presidente Alessandro Duò ad Asm, nuovi vertici per Ecoambient­e, rilancio delle case di riposo Iras). Bergamin, cercando un’ulteriore forzatura, potrebbe proporre un esecutivo, mirando a una rischiosis­sima prova di forza in aula, con il risultato di far slittare comunque l’eventuale caduta oltre il 20 febbraio, evitando così il ritorno alle urne il 26 maggio, in concomitan­za con le Europee. Intanto nell’opposizion­e si valuta un ricorso alla prefettura, invocando una moral suasion per lo sblocco di una situazione senza precedenti.

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In bilico Il sindaco Massimo Bergamin

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