Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pace fiscale, tredicimila richieste In coda per gli sconti del governo
La Rottamazione fa il pieno: «Soluzione conveniente, ma rischi per il futuro»
Tredicimila delle 205 mila domande di adesione alla nuova Rottamazione-ter raccolte in un mese provengono dal Veneto. La possibilità di fare pace con il fisco ha spinto imprenditori e privati a presentare la documentazione agli uffici dell’agenzia delle entrate-riscossioni fin dal primo giorno della pubblicazione dei decreti attuativi della legge 119 del 2018, attirati dalla possibilità di pagare le cartelle in maniera agevolata, senza cioè corrispondere le sanzioni e con una forte riduzione sugli interessi di mora, nonostante ci sia tempo fino al 30 aprile.
E così di fronte agli sportelli dell’agenzia delle entrate-riscossione sparse sul territorio regionale già si attende in fila il proprio turno. «Io avevo dieci persone davanti», spiega Luigi Schiavon una volta uscito dagli uffici di via Torino a Mestre. «Mi ero informato tempo fa e appena ho potuto sono venuto a presentare la domanda - racconta -. Per me rappresenta la possibilità di affrontare con più facilità una situazione debitoria». Come lui, dopo di lui, dagli stessi uffici escono molti altri: «Mi sono informato in internet e sapevo già di poter aderire alla rottamazione – spiega un altro privato -. È un’ottima opportunità: regolarizzerò la mia posizione».
«Sicuramente è un istituto molto conveniente, che consente di spalmare su cinque anni il versamento dell’imposta, vengono eliminate le sanzioni e si tolgono gran parte degli interessi» spiega l’avvocato padovano Michele Tiengo, presidente della Camera degli avvocati tributaristi del Veneto. Le misure contenute nella rottamazione-ter consentono di ridurre drasticamente l’importo da versare: «Pensiamo che di solito la sanzione è quasi pari all’imposta, e poi ci sono gli interessi – riprende il legale -. Ci sono casi, quelli più datati, in cui l’importo da pagare si riduce anche di un terzo o di un quarto rispetto alla pretesa iniziale». Quello voluto dal governo è, per Tiengo, «un intervento ad ampio raggio, che ha come obiettivo di arrivare a un incasso certo». Di sicuro non c’è nulla però, come ribadisce il legale, anche se è chiaro che avendo la possibilità di pagare vale la pena aderire: «È più di un pari e patta – sottolinea Tiengo -, dato che paga meno chi non ha pagato in passato».
Il tentativo dello Stato di raccogliere quanto più possibile evitando di continuare a rincorrere chi non ha pagato contributi – nonché conseguenti sanzioni e interessi - e potrebbe continuare a non farlo, potrebbe però avere come contraltare il rischio di trasmettere un messaggio sbagliato alla comunità: un nuovo condono, prima o poi, arriverà. «Questi interventi hanno in qualche modo indebolito la regola che valeva dal 2002, anno dopo il quale non vi erano più stati condoni, anche se qui non si interviene sul tributo, che resta intatto e sul quale non avremmo nemmeno potuto fare qualcosa perché l’europa ce lo vieta – riprende Tiengo -. La spontaneità dell’adempimento dovrebbe portare all’incasso di tutta l’imposta, e questo sarebbe positivo se in tanti aderissero». Elementi certi sulle ricadute psicologiche non ce ne sono, ma per l’avvocato si può considerare l’esistenza di un certo «indebolimento della deterrenza del sistema fiscale inteso come anche sanzionatorio», nonostante la procedura vada contestualizzata e quindi inserita in un periodo storico «in cui le imprese e i cittadini hanno difficoltà, per cui è interesse dello Stato agevolarli e recuperare quei denari». In aggiunta Lega e Movimento 5 Stelle inseriscono rottamazione-ter, «Saldo e stralcio» e gli altri interventi in materia fiscale in una prospettiva di rinnovamento che chiude con il passato e avvia una riforma dell’intero sistema.
«A coloro che hanno un debito con il Fisco e i soldi per poterlo saldare, la rottamazione-ter conviene per diverse ragioni perché consente di annullare lo spettro della riscossione coattiva, mentre chi non ha nulla non è aggredibile – conclude Tiengo -. La domanda da porsi è: riuscirà lo Stato a incassare fra cinque anni quello che avrebbe potuto incassare oggi? Ce la faremo, cioè, con quello che stiamo diluendo nel tempo? Spero che il governo abbia fatto bene i conti. Il rischio è di scaricare sulle generazioni future i problemi di oggi».