Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bagnoli, da hub dei profughi a bar con piscina
Il sindaco svela il progetto: «Il demanio ci ha ceduto la base»
L’ex base militare di Bagnoli di Sopra, nel Padovano, che divenne uno dei principali hub del Veneto per l’accoglienza dei migranti, nei giorni scorsi è stata ceduta al Comune dal Demanio. Lo annuncia il sindaco: «Ci faremo una piscina».
Da simbolo delle storture che hanno caratterizzato il sistema dell’accoglienza dei profughi in Veneto, a luogo di aggregazione per i giovani del paese.
È la storia dell’ex base dell’aereonautica militare di Bagnoli di Sopra, nel Padovano, che dal novembre del 2015 - e per i successivi tre anni - venne utilizzato come hub per i migranti, secondo per dimensioni soltanto a quello di Cona: nel pieno dell’emergenza sbarchi la struttura arrivò a ospitare 1.070 richiedenti asilo. Nel tempo, finì al centro delle proteste da parte della popolazione locale ma anche degli stessi ospiti, che lamentavano le pessime condizioni di vita all’interno del centro di accoglienza.
La svolta è arrivata nel settembre scorso quando, in seguito all’annuncio del ministro Matteo Salvini di voler chiudere gli hub sparsi per l’italia, la prefettura aveva disposto il trasferimento dei migranti.
Ora l’ex base, ormai deserta, sta per «cambiare vita». L’annuncio arriva dal sindaco di Bagnoli di Sopra, Roberto Milan, che nei mesi scorsi aveva chiesto allo Stato di cedere la proprietà dell’area (enorme: oltre sei ettari, in parte già edificati) al Comune: «Nei giorni scorsi mi è stato annunciato il parere favorevole del Demanio: da quanto so il decreto è già stato firmato. L’ex base militare dovrebbe quindi entrare nelle disponibilità dell’amministrazione entro breve, non appena la prefettura di Padova avrà terminato di sgomberare le centinaia di brandine che sono rimaste ammassate dopo la chiusura del centro».
Milan ha le idee chiare sul futuro che attende la struttura: «All’interno è presente
”
Milan La riqualificazione dell’area dell’ex base sarà un simbolo di rinascita per il nostro territorio
una piscina. La sistemeremo e ne costruiremo un’altra, più piccola, per i bambini. All’interno di uno dei fabbricati, invece verrà ricavato lo spazio per un bar. Prevediamo che i lavori dureranno circa due mesi e, se non ci saranno intoppi burocratici, entro la fine di luglio sorgerà il nuovo centro natatorio comunale».
Ma questo sarà solo il primo passo. «Vista la vastità dell’area - prosegue Milan arriveranno presto altri servizi: alcuni imprenditori della zona si sono già dimostrati interessati a partecipare al processo di riqualificazione. L’idea è di trasformare progressivamente la base militare in un centro di aggregazione per i giovani: piscina, bar, ma anche ristorante, ostello della gioventù, campeggio e sosta per i camper».
Il sindaco è ben consapevole del valore (anche) simbolico del progetto. «Quel luogo, con lo strascico di proteste e di inchieste giudiziarie che si è lasciato dietro, ha rappresentato per il nostro territorio l’esempio della malagestione del fenomeno migratorio. Ora sono felice di poter dire che la struttura rinascerà per servire le famiglie di Bagnoli».
La maxi inchiesta della procura di Padova ha portato alla luce una lunga serie di irregolarità che avvenivano all’interno dell’hub padovano, dove i migranti venivano stipati all’inverosimile, spesso senza neppure un adeguato sistema di riscaldamento e con un numero insufficiente di operatori. Erano gli anni della massima emergenza, quando la presenza di richiedenti asilo in Veneto toccò quota 14mila e le prefetture si trovavano a dover trovare decine
Sotto inchiesta Negli anni caldi ha ospitato oltre mille rifugiati e la gestione è sotto inchiesta
di nuovi posti-letto ogni giorno.
A gestire l’ex base militare era Ecofficina (oggi Edeco, la stessa cooperativa che aveva in appalto l’accoglienza nel centro per i migranti di Cona), la quale sarebbe stata avvisata in anticipo - proprio da funzionari della prefettura - dell’arrivo degli ispettori dell’usl, così da superare indenne i controlli igienico-sanitari.
«È stata una fase molto brutta per la vita della nostra comunità - ricorda Roberto Milan - ma ora, per fortuna, si è chiusa per sempre. Adesso occorre guardare al futuro. E la riqualificazione dell’area sarà un simbolo di rinascita».