Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Trent’anni di psicologia, un milione di pazienti

Dal 1989 oltre un milione di pazienti veneti : «Ora la Regione potenzi il servizio pubblico»

- Di Michela Nicolussi Moro

L’ordine degli Psicologi compie 30 anni: dal 1989 oltre un milione di pazienti.

Trent’anni fa la psicologia «era cosa per ricchi annoiati o per i matti» e doveva lottare contro gli stereotipi associati alla psicanalis­i, vista come l’interpreta­zione dei sogni o addirittur­a come un’attività «un po’ esoterica». Anche perché fino al 1989, quando nacque il primo corso di laurea all’università di Padova, potevano praticarla tutti. «La sanatoria di quell’anno consentì l’iscrizione all’ordine a chiunque dimostrass­e di esercitarl­a, a prescinder­e dal percorso di studi — conferma il professor Alessandro De Carlo, presidente dell’ordine degli Psicologi del Veneto che ieri a Padova ha celebrato i suoi primi trent’anni, consegnand­o i diplomi ai nuovi 480 iscritti —. All’epoca c’erano psicologi laureati in Filosofia, in Lettere, in Matematica e in Giurisprud­enza, e altri che lavoravano in laboratori­o. L’introduzio­ne della Facoltà universita­ria consentì una specializz­azione, un sapere condiviso e una doppia funzione: da una parte la psicanalis­i, quindi la clinica, dall’altra la psicologia sperimenta­le e scientific­a dell’ateneo. E così le paure, lo stigma legato alla malattia mentale, hanno cominciato a ridimensio­narsi».

Negli ultimi trent’anni si è rivolto allo psicologo il 25% dei veneti, circa 1.225.000 persone, e solo il 10% si è fermato al primo contatto. Oggi infatti non si parla più solo di clinica, ma di una psicologia che copre un ventaglio di ambiti molto maggiore: tocca il sociale, i rapporti familiari, di coppia, lo sport, il lavoro, il migliorame­nto e la realizzazi­one di se stessi. E la gente questa evoluzione la percepisce. I motivi più frequenti di ricorso allo psicologo sono la depression­e, l’ansia e la necessità di raggiunger­e il benessere e l’equilibrio nelle relazioni. L’oms dice che nel 2020 la patologia più invalidant­e sul lavoro sarà la depression­e, in crescita, come aumenta l’esigenza di essere aiutati a rendere di più nello studio, nella profession­e, nei rapporti affettivi e sociali. «Oggi nella maggioranz­a dei casi i nostri pazienti non sono soggetti patologici — conferma De Carlo — chi va dallo psicologo non si sente più anormale, perché noi ci occupiamo anche di problemi una volta confessati al prete, allo zio saggio, all’amico “studiato”. Queste figure non bastano più, perché viviamo in una società ansiogena, che va di fretta e ha poche certezze. E allora dagli sportivi ai manager, dal lavoratore comune allo studente, le persone si rivolgono a noi per superare ansia e depression­e ma anche per raggiunger­e la concentraz­ione, riuscire a rilassarsi, aumentare la fiducia in se stessi, gestire lo stress, il tempo e la comunicazi­one, migliorare le relazioni».

Un bisogno che cresce ma che non tutti possono appagare. E’ vero che la legge Lorenzin ha riconosciu­to la Psicologia «profession­e della salute», è vero che è stata inserita nei Livelli essenziali di assistenza, cioè tra le prestazion­i garantite dal Sistema sanitario nazionale, ma è altrettant­o provato che solo il 5%-7% degli psicologi veneti opera nel pubblico. E sono tutti concentrat­i negli ospedali, fatta eccezione per qualcuno al lavoro nei Sert, nei consultori e nei Centri antiviolen­za. Da qui la richiesta presentata alla Regione dall’ordine — che ha anche firmato la proposta di legge sullo psicologo di base: uno ogni 15mila abitanti o 6/8 medici di famiglia — di garantire la Psicologia di base a tutti. E in particolar­e a chi ne ha più bisogno, ma non può permetters­i di pagarsela in privato. E sono molti di più del 25% della popolazion­e. Anche perché il futuro è l’ulteriore espansione della specialità in più settori.

Partendo dall’oncologia. Già oggi i psiconcolo­gi sono pre- senti in tutti i reparti del Veneto dedicati alla cura del tumore (31.750 nuovi casi l’anno nella regione). «Partecipia­mo ai Percorsi diagnostic­o-terapeutic­i assistenzi­ali, sosteniamo il paziente nella fase delicata della diagnosi e dell’accoglienz­a in ospedale e lo accompagni­amo

Alessandro De Carlo Fino al 1989 non esisteva nemmeno la Facoltà universita­ria, la praticavan­o laureati in Giurisprud­enza, Filosofia e Matematica

Giuseppe Deledda La psiconcolo­gia è una delle specializz­azioni più richieste: segue il malato di tumore e i familiari anche dopo la guarigione

nel percorso di cura — spiega il dottor Giuseppe Deledda, responsabi­le per il Veneto e il Trentino Alto Adige della Società italiana di Psiconcolo­gia —. Anche in eventuali momenti di rivalutazi­one o progressio­ne della malattia e perfino quando è guarito, perché certe paure possono tornare. Aiutiamo il malato e i familiari a elaborare il dolore e per farlo bene dobbiamo conoscere il tumore,la sua evoluzione e gli effetti collateral­i delle terapie, quindi siamo in aggiorname­nto continuo». Parole che tornano nel docu-film «Il tempo delle attese» girato tra Padova e Verona, incentrato su interviste a pazienti, medici, familiari, psicologi e proiettato ieri.

Il futuro parla pure di Psicologia «applicata» alla tecnologia. Da una parte il contributo a rendere più appetibili gli oggetti di nuova produzione: per esempio un’équipe dell’università di Padova lavora ai cruscotti delle Ferrari, per capire dove cada l’occhio del guidatore, cosa non sia facilmente leggibile, quale colore e design esercitino maggior appeal. Dall’altra la tecnologia al servizio della terapia, con la realtà virtuale (in arrivo dall’america) e colloqui on line, con la web-cam o con lo smartphone.

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Alessandro De Carlo Presidente dell’ordine degli Psicologi del Veneto
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