Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I familiari delle vittime di Battisti «Con l’arresto, giustizia è stata fatta»
Nel Veneziano l’abbraccio tra Adriano Sabbadin e Maurizio Campagna
«Con l’arresto di Cesare Battisti si può chiudere un capitolo. Giustizia è fatta»:
Adriano Sabbadin, il figlio di Lino, il macellaio ucciso dai Pac il 16 febbraio 1979, è finalmente sereno. Ieri ha partecipato alla cerimonia per i quarant’anni dalla morte del padre, a Santa Maria di Sala. E al suo fianco ha voluto essere presente anche Maurizio Campagna, fratello di Andrea, il poliziotto ucciso da Cesare Battisti il 22 aprile del 1979 a Milano.
Come famiglie delle vittime di Battisti «siamo tutti molto uniti» ha spiegato Sabbadin. «C’è un messaggio chiaro: anche chi si crede al sicuro, magari perché si è rifugiato all’estero, deve sapere che la Giustizia prima o poi arriverà» ha aggiunto Maurizio Campagna.
In via Gorgo ieri pomeriggio è stata deposta una corona d’alloro, davanti al luogo dell’attentato: la macelleria dove Sabbadin stava lavorando in quel lontano pomeriggio.
Poche ore prima che iniziasse la cerimonia di commemorazione, il ministro Lorenzo Fontana, in un post su Facebook, aveva usato le stesse parole dei familiari delle vittime: «Quarant’anni dopo, giustizia fatta. Un pensiero ai familiari di Lino Sabbadin, Pierluigi Torreggiani (il gioielliere vittima anche lui dei Proletari armati per il comunismo, ndr) e Andrea Campagna».
A Santa Maria di Sala, nella frazione di Caltana, si sono ritrovati in tanti, accanto ad Adriano Sabbadin e a Maurizio Campagna. Tra i politici, anche l’assessore regionale Roberto Marcato: «In un Paese civile, 40 anni attesi per avere giustizia è un’ingiustizia», ha ammesso. «Quando si tratta di violenza o peggio ancora di terrorismo - ha aggiunto - non ci può essere spazio per speculazioni politiche o filosofiche: il carnefice è carnefice e la vittima è vittima».
Ma l’arresto di Cesare Battisti non ferma le polemiche. Ieri il ministro Salvini è tornato a dire: «Adesso aspettiamo che Parigi ci restituisca i quindici terroristi» che ancora vivono oltralpe. Un monito che fa da contraltare all’intervista rilasciata a Le Monde dal ministro francese per gli Affari Europei, Nathalie Loiseau, nella quale ribadisce che Parigi prenderà in considerazione le richieste provenienti dall’italia sulla consegna dei brigatisti, ma che lo farà sulla base di quel che dice la Legge e non Salvini: «È un tema che viene trattato da Giustizia a Giustizia dice Loiseau - non spetta a un ministro dell’interno, sia esso vicepremier, di venire a prendere i brigatisti in Francia. E non spetta al suo omologo francese consegnarglieli. Ci sono dei magistrati che lavorano tra loro, vegliando al rispetto di una eventuale prescrizione dei fatti. Si farà caso per caso, ma non c’è alcun motivo di opporsi a una eventuale estradizione».