Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«La notte poco prima delle foreste» Favino racconta il dramma dei diversi

- Ca.ba.

Ha molte frecce al suo arco Francesco Favino, interprete versatile di cinema, television­e, teatro, capace di sostenere il tragico come il comico e di affrontare sfide impegnativ­e. Lo dimostra ancora una volta

portando sulla scena La notte poco prima delle

foreste, un monologo di Bernard-marie Koltès, drammaturg­o francese morto a soli quarant’anni (1989), ma autore di culto per la potenza dei temi trattati dando voce a emarginazi­one e solitudine, gridando contro il razzismo e la violenza nei confronti di chi è diverso. Lo spettacolo, con la regia di Lorenzo Gioielli, è in programmaz­ione al Toniolo di Mestre stasera (ore 21) con repliche fino a domenica 24 (ore 16.30). Mercoledì e sabato la rappresent­azione avrà inizio alle 19.30; giovedì e venerdì alle 21. Lo spazio in cui agisce Favino è scarno ed essenziale, abitato solo da una sedia. Un vuoto fisico che fa da sfondo al vuoto esistenzia­le del personaggi­o segnato dal problema dell’identità, della moralità, dell’amore non facile, condannato a un isolamento lacerante e doloroso. «Mi sono imbattuto in questo testo – spiega Favino – un giorno lontano, mi sono fermato ad ascoltarlo senza poter andar via e da quel momento vive con me ed io con lui. Mi appartiene, anche se ancora non so bene il perché. È uno straniero che parla in queste pagine. Non sono io… eppure mi perdo nelle sue parole e mi ci ritrovo». Un’adesione, la sua, che lo aveva portato a presentare sul palco di Sanremo lo scorso anno un breve, ma intenso stralcio del monologo. Il testo racconta il dramma di uno straniero, emarginato e costretto a nasconders­i, uno degli invisibili che vivono ai margini. Un viaggio agli inferi tra prostitute e diseredati, in una sera di pioggia. È una realtà cruda quella che emerge dalle parole dell’autore francese, vissuta attraverso uno sguardo visionario, ma implacabil­e nella sua crudezza. Una sorta di flusso di coscienza, che mette a nudo la spietata indifferen­za e le diseguagli­anze della nostra società.

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