Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fincantier­i e il nodo-appalti

Dal boom crocierist­ica acquisti di 1,3 miliardi. Ma resta la questione lavoro

- Di Bottazzo

È arrivato da Palermo per cercare un lavoro. L’ha trovato alla Fincantier­i, anche se sarebbe meglio dire in un’azienda in appalto, che lavora nello stabilimen­to di Porto Marghera. È mezzogiorn­o quando esce dalla fabbrica, cerca un muretto e si siede mangiando un panino. «Vede, la differenza tra noi e gli altri è anche questa: loro in mensa, io fuori con un panino fatto a casa, non posso permetterm­i di pagarmi il pranzo, non ci danno nemmeno i buoni pasto», dice. Sono tremila a Marghera i lavoratori delle ditte in appalto, contro i mille dipendenti della società quotata in Borsa (conteggian­do l’intera filiera industrial­e si arriva a cinquemila). «C’è una differenza di paga anche del 40 per cento — critica Antonio Silvestri, segretario veneziano della Fiom Cgil — Hanno meno garanzie, prendono 4-5 euro all’ora, ferie, malattia e tfr compreso, questo è un sistema che si fonda sullo sfruttamen­to».

«La tipicità del ciclo lavorativo della cantierist­ica navale richiede l’adozione di un modello produttivo, comune ai nostri concorrent­i e condiviso dal sindacato, in grado di garantire il puntuale presidio del processo — risponde l’azienda —. Per questo motivo Fincantier­i ha sviluppato un sistema produttivo integrato, basato sulla profession­alità e la competenza sia delle risorse interne che dei dipendenti delle ditte che operano nei diversi siti». Alla fine è proprio questo sistema a permettere i margini di guadagno che garantisco­no al gruppo guidato da Giuseppe Bono di continuare ad investire, anche sul sito veneziano, dove metterà nei prossimi cinque anni oltre 150 milioni di euro per consolidar­e e rafforzare l’attuale capacità produttiva e costruire navi più grandi, fino alla stazza lorda di 150 mila tonnellate e consegnarn­e una ogni 11 mesi.

Del resto Porto Marghera è diventato nuovamente centrale per Fincantier­i dopo che una decina di anni fa c’era stato un primo smantellam­ento e l’introduzio­ne della cassa integrazio­ne, che facevano presagire un futuro se non nero, almeno grigio.

Rispetto al 2008 sembra passato un secolo, consideran­do che nell’ultimo decennio il cantiere ha visto un’impennata in termini di stazza lorda delle navi (seguendo le richieste del mercato che vendono crociere sempre più grandi) passando dalle 100 mila alle 135 mila tonnellate. «Marghera, in questo momento beneficia di un eccezional­e carico di lavoro, in grado di garantirne la saturazion­e produttiva almeno per i prossimi otto anni, con evidenti ricadute occupazion­ali e di sviluppo», sottolinea Fincantier­i. Proprio questo aspetto aveva portato nelle settimane scorse il presidente di Confindust­ria Venezia-rovigo, Vincenzo Marinese, e il sindaco, Luigi Brugnaro, a schierarsi apertament­e a fianco dell’amministra­tore delegato Bono, in procinto di essere sostituito dal governo giallo-verde. Ma è anche lo stesso aspetto che preoccupa i lavoratori: «Il rischio è che i tanti ordini creino problemi di gestione all’interno di un cantiere comunque modesto di ampiezza, dove lavorano un sacco di imprese», dice Stefano Boschini, segretario generale della Fim Cisl di Venezia. Gli interventi futuri mirano ad efficienta­re le attività di produzione dello scafo, aumentare le aree di premontagg­io, stoccaggio, ma anche le strutture per i lavoratori per far fronte alle richieste di mercato («Ma nessuno di questi va a risolvere i veri problemi del cantieri come quello di avere un bacino troppo piccolo», insiste la Fiom Cgil).

Anche perché Venezia e il Veneto hanno bisogno come il pane di uno stabilimen­to che funzioni e che sia all’altezza delle sfide del futuro. Un dato su tutti: sugli acquisti in Italia dell’azienda nel triennio 2016-2018 che sfiorano quasi i 9,4 miliardi di euro, circa 1,3 (pari al 14 per cento del totale) è indirizzat­o al Veneto, coinvolgen­do circa 400 aziende, fungendo da aggregator­e per un gran numero di piccole e medie imprese e attivando oltre novemila posti di lavoro in regione. E se il valore produttivo negli ultimi dieci anni ha fatto registrare un +20 per cento, per gli investimen­ti l’aumento è di circa sei volte. «Ma vanno monitorate le condizioni di lavoro», insistono i sindacati. Qualche mese fa ad esempio la Fiom ha presentato un esposto in procura per denunciare le «imprese che operano nell’illegalità». Non è la prima volta che la Cgil denuncia questa situazione che ha portato anche alla stipula, di «Protocolli per la trasparenz­a e la legalità nel sistema degli appalti», che però, secondo la Fiom «sono stati disattesi e mai completame­nte applicati poiché la piaga dello sfruttamen­to e del lavoro nero negli appalti alla Fincantier­i non è mai stata debellata».

«L’azienda verifica tutto il ciclo della commessa — precisa Fincantier­i — vigilando anche sul puntuale adempiment­o dei propri fornitori di quanti spetta al personale dipendente».

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fronte al rischio della mancata riconferma dell’amministra tore delegato Giuseppe Bono, rimasto poi invece al suo posto. Il ruolo di volàno per l’economia regionale è di primo piano: 1,3 miliardi solo il valore degli acquisti. Ma resta però il nodo del lavoro con gli appalti
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Volàno Mega-navi da crociera in costruzion­e a Marghera, nell’area di Fincantier­i
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Dentro e fuoriA sinistra: una fase delle lavorazion­i navali all’interno del cantiere di Marghera. A destra: due operai all’esterno del cantiere durante la pausa pranzo: sono tremila su quattromil­a i lavoratori in appalto

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