Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

MA L’ETÀ INNOCENTE INQUINA

- Di Eugenio Tassini

In un giorno sfortunato (la strage i nuova Zelanda) erano migliaia i nostri figli a sfilare per accusarci di aver avvelenato il pianeta. Sfilavano nel nome di Greta, ragazzina svedese protagonis­ta di un discorso epico, un j’accuse alla generazion­e dei genitori, sullo stato del pianeta. E dunque, eccoci qui, sotto accusa, noi padri e madri colpevoli di aver messo a rischio la Terra: per il riscaldame­nto globale, l’inquinamen­to, il pianeta in pericolo perché non ce n’è un altro, non c’è un pianeta B come era scritto in molti cartelli.

Erano centomila a Milano, tremila a Bologna, diecimila a Firenze, cinquemila a Trento, duemila a Bolzano e fra Feltre e Belluno, ottocento a Rovigo (un record) settemila nel Vicentino, quindicimi­la a Padova, diecimila a Venezia, tremila a Treviso e cinquemila a Verona (solo nel Veneto il totale sfiora i 44mila. Un milione in tutta Italia. Viene voglia di prenderli sul serio, i nostri ragazzi con gli armadi pieni di vestiti fatti con stoffe realizzate in Paesi senza alcuna regola per la produzione, sempre con i telefoni in mano che per costruirli un intero stato africano è stato distrutto per estrarre il minerale necessario a farli funzionare, felici il sabato di andare a fare shopping, con i soldi delle mamme e dei papà colpevoli, in negozi che sparano riscaldame­nto al massimo d’inverno e condiziona­tori d’estate, e senza domandarsi perché, con l’innocenza tipica dell’età, i prezzi siano così bassi. Ecco vien, voglia di prenderli sul serio e domandare loro se davvero pensano che siano gli adulti i grandi inquinator­i. E non anche loro, anche ieri mentre agitavano cartelli e sfilavano per le strade. Anche se si credono assolti sono lo stesso coinvolti.

Come se bastasse un corteo per salvare il pianeta, bastasse sfilare con gioia e innocenza (che non sono virtù, quando si protesta) per le strade e le piazze delle città, gridare che è colpa di qualcun altro. Mentre ci si disseta con una bottigliet­ta di acqua minerale usa e getta, mamma compra le fragole (d’inverno), le merendine da due lire, il motorino - perché io no? ce l’hanno tutti - , le stanze piene di tutto tranne che di libri, e la banda larga mica se ne può fare a meno, non nel mio giardino comunque, qui ci deve essere.

Una generazion­e di ultraconsu­misti integralis­ti che un venerdì lancia le sue accuse, e il giorno dopo neanche guarda nella sua camera e conta quanti videogioch­i ci sono nello scaffale, e quante carte dei Pokemon (solo per fare un esempio) di quando erano bambini chiuse in una scatola e si domanda quanti alberi sono stati tagliati per farle.

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