Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Sei il mio unico amore» Così Maria ricorda «Biz»
L’addio a Bizzotto che raccontava la lotta contro il cancro
L’addio ad Andrea Bizzotto della sua Maria, in abito da sposa.
Quattro minuti e otto secondi. Il tempo di una canzone per invitare centinaia di persone - strette tra una chiesa di collina e un prato abbracciato da ulivi - a «scegliere l’amore al posto dell’egoismo».
Vestita da sposa, Maria Brandt ieri mattina ha lasciato il banco dov’era seduta all’interno della chiesetta Sant’eusebio di Bassano per salire sul pulpito e diffondere il messaggio del marito, morto il primo marzo. Lui era Andrea Bizzotto, per gli amici solo «Biz» ma per l’italia e la Germania il papà-coraggio che ha scritto per la figlia Giulia Grace un libro-testamento («Storia di un maldestro in bicicletta») e una canzone («From my star»). Strofe d’amore e racconti di un uomo dedicati a quella bimba, perché possa «vivere» il padre nonostante non ci sia più.
A sedici giorni dalla sua scomparsa, avvenuta in Germania dove abitava con Maria e la piccola che ha compiuto due anni qualche giorno fa, ieri è stato dato il commiato all’ingegnere cuoco e gelataio padovano di Cittadella, originario di Bassano. Il funerale era già stato celebrato nella città tedesca Witten poco dopo la morte, poi è stato cremato. A Sant’eusebio, invece, i parenti, gli amici e tantissime altre persone hanno voluto ricordarlo con la sua chitarra elettrica e i suoi berretti esposti sotto l’altare, con le note delle sue canzoni preferite e con il video di quella che lui ha composto, con dei girasoli appoggiati sui banchi della chiesa, con le lacrime e i lunghi applausi.
Maria e Giulia Grace, avvolte nei loro abiti da sposa e da damigella, tra jeans e pizzi bianchi, assieme ai genitori di Andrea e a chi gli ha voluto bene hanno dato così l’ultimo bacio a quel marito, papà e figlio che, descrivendo la sua situazione, aveva sottolineato: «Nessuno merita un tumore incurabile a 33 anni».
Alternando frasi in tedesco, la sua lingua, all’italiano, quella del «suo unico e grande amore», Maria ieri ha voluto raccontare con voce commossa e mani che facevano tremare il foglio d’appunti, il «miracolo» compiuto di quell’uomo ucciso dal cancro. «Mi sono chiesta a lungo se parlare e di cosa parlare oggi - è stato l’inizio del suo discorso –. Potrei raccontarvi di com’è difficile andare avanti, di come è difficile respirare, di come è duro guardare Giulia che lo saluta… ». Maria, però, dopo aver confessato di essersi chiesta più volte il senso di quanto è successo, di quella «ingiustizia», del perché gli è stato permesso di conoscere «l’unico vero amore» e del perché poi gli è stato tolto, ha preferito lasciare da parte il suo dolore e anche il racconto del marito, di come hanno vissuto e di cosa hanno fatto, per trasformare la sua storia in un messaggio, un esempio. «Andrea – ha sottolineato – era molto di più del mio grande amore: la mia sola prospettiva sarebbe quasi egoista. Per questo vorrei parlarvi di quello che tutti noi possiamo imparare da lui. Non è la “storia di un maldestro in bicicletta” (il suo libro, ndr) ma la storia di ciò che diventa possibile quando mettiamo da parte i pensieri che il nostro ego ci manda costantemente e ci concentriamo completamente su quello che il nostro cuore ci sa dire». Pensieri che da uomo sofferente anche Bizzotto ha avuto, ma «ha dimostrato chiaramente che i miracoli sono possibili quando ha scelto l’amore al posto dell’egoismo, sempre e di nuovo» ha voluto spiegare la moglie. «Ha seguito la sua missione coraggiosamente, imperterrito, contro tutte le sue resistenze, contro il cancro e il tempo. Ha combattuto tanto, per sé e per noi».
Maria ha chiesto a tutti di trascorrere il tempo della canzone «After the storm» lasciando da parte il «lutto, la rabbia e il dolore scegliendo l’amore al posto dell’egoismo, almeno per oggi».
E citando il poeta della sua terra, Goethe, ha lanciato il messaggio di Andrea, invitando ad usare quei quattro minuti e otto secondi per farlo proprio: «Amore sia».