Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Su Guerra un assedio illegittimo»
Le motivazioni della sentenza sull’uccisione del 2015. La famiglia: risarcimento
Sono destinate a far discutere le motivazioni della sentenza di primo grado con cui i giudici hanno assolto un maresciallo dei carabinieri per l’uccisione di Mauro Guerra avvenuta nel luglio del 2015: se è vero che lo sparo avvenne per legittima difesa, di legittimo - secondo il giudice - non ci fu nulla in tutto ciò che lo precedette: sulla vittima ci fu un assedio «arbitrario». La famiglia al contrattacco: «Battaglia in appello e chiederemo risarcimento».
Il maresciallo Marco Pegoraro ha sparato a Mauro Guerra perché temeva che con i suoi pugni avrebbe ucciso il collega. Questo dicono le motivazioni della sentenza che il 15 dicembre scorso ha assolto il maresciallo dall’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Il trentaduenne di Carmignano Sant’urbano venne ucciso il 29 luglio 2015 con un colpo di pistola al fianco mentre picchiava il carabiniere Stefano Sarto che lo aveva appena ammanettato.
Ma la sentenza dice molto di più. L’ostinata volontà dei carabinieri di portare Mauro in ospedale e l’assedio massiccio durato ore (per i militari Mauro, che aveva dato segni di squilibrio, era «pericoloso» per questo volevano eseguire un Tso non autorizzato né da un sindaco né da un giudice) erano più che illegittimi, erano ai limiti dell’incostituzionale. «Un’operazione così orchestrata si sarebbe posta, come minimo, in aperto contrasto con i più elementari diritti costituzionali di libertà personale – scrive il giudice Raffaele Belvederi – la persona offesa aveva certamente mostrato segni di sofferenza psichica. Tuttavia nel
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Operazione in aperto contrasto con i più elementari diritti costituzionali di libertà
momento in cui l’imputato decideva (…) di intervenire in forze presso l’abitazione di Guerra, costui non era affatto pericoloso».
La sentenza divide i fatti in due tempi. Ciò che avviene nel campo poco lontano da casa di Mauro attorno alle 15.30, quando l’uomo fugge tentando di sottrarsi al provvedimento illegittimo, e quanto avviene prima di quel momento. Quanto accade nel campo è giustificato dal giudice: Guerra, inseguito mentre correva in mutande, raggiunto e ammanettato dal carabiniere Sarto, atterra il militare si mette sopra di lui e lo prende a pugni. Pegoraro da un metro e mezzo spara e uccide Mauro perché temeva avrebbe ammazzato Sarto. Ma a quel punto si arriva dopo due ore di assedio ingiustificato da parte dei carabinieri. Lo scrive il giudice: «Il tribunale ritiene che nel caso di specie non fosse neppure predicabile alcuno stato di necessità tale da giustificare di una cattura immediata del malato e del suo trasbordo in ospedale». E ancora, il comportamento dei carabinieri e degli operatori del Suem appare «del tutto ondivago e confuso, sia sul piano delle poco chiare finalità dell’intervento che delle modalità concrete operative, contraddittorie anch’esse». Inoltre il giudice sottolinea il «grave tentativo di stordimento del Guerra, libero cittadino, attraverso la somministrazione occulta di una dose di tranquillante, iniettato all’interno della bottiglia di Coca Cola, ma anche all’accerchiamento e tentativo di immobilizzazione da parte dei carabinieri nella prima fase della fuga». La famiglia Guerra promette battaglia: «Riteniamo i carabinieri responsabili della morte di Mauro – dice Elena Guerra, sorella della vittima – non ci fermeremo, avvieremo qualsiasi azione giudiziaria consentita». Secco il commento dei legali della famiglia Fabio Pinelli e Alberto Berardi: «Ci chiediamo, a fronte di questa rappresentazione dell’autorità giudiziaria di un intervento così illegittimo da parte dei carabinieri, se sia accettabile una sentenza di assoluzione. Mauro doveva essere assistito, se del caso curato, non braccato e poi ucciso. Questa sentenza va impugnata, chiederemo un risarcimento».