Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Caso Sarti, legge pronta in due mesi»
L’INTERVISTA ANDREA OSTELLARI Il leghista padovano sarà il relatore: disgustoso ciò che è accaduto
«Ciò che è accaduto a Giulia Sarti è disgustoso. Prima di lei era accaduto ad altre persone, alcune si sono tolte la vita. È ora di dire basta». Il relatore Andrea Ostellari spiega la nuova legge sul revenge porn.
«Ciò che hanno fatto all’onorevole Sarti è disgustoso. Prima di lei era già accaduto ad altre persone, alcune delle quali si sono poi tolte la vita. È arrivato il momento di dire basta».
Andrea Ostellari, leghista, padovano, avvocato, presidente della Commissione Giustizia del Senato, sarà il relatore della nuova legge contro il revenge porn, ossia la pubblicazione e la diffusione di immagini intime o sessuali a scopo di vendetta, ritorsione, ricatto.
Senatore, quanti testi di legge state discutendo?
«Al momento è all’esame della Commissione il disegno di legge presentato dalla collega Elvira Evangelista del Movimento Cinque Stelle, un testo che trova d’accordo anche noi della Lega che difatti abbiamo chiesto di poterlo sottoscrivere. So che presto Forza Italia depositerà una sua proposta (in totale sono quattro i testi in materia in circolazione nelle Camere, ndr.). Cercheremo di fare sintesi, arrivando in fretta ad un progetto condiviso».
Quanto tempo ci vorrà? «Stiamo lavorando sodo, entro due mesi sarà pronta una proposta da sottoporre al voto della Commissione».
La sensibilità politica al riguardo la fa ben sperare?
«Sì, tutti i partiti, di maggioranza e opposizione, sono d’accordo sul fatto che è arrivato il momento di intervenire. Ma mi lasci fare una precisazione...».
Prego.
«Sicuramente il caso Sarti ha impresso un’accelerazione ma il parlamento stava discutendo della questione già da un po’ di tempo. Come lei sa ci sono stati altri casi estremamente gravi, che hanno portato anche alla morte di alcune persone (Ostellari si riferisce al caso di Tiziana Cantone, ndr.)».
Gli strumenti attualmente a disposizione delle forze dell’ordine e della magistratura non sono sufficienti?
«No. Nella maggior parte dei casi si procede per diffamazione, magari aggravata, ma è evidente che il revenge porn è una fattispecie con profili del tutto peculiari, sul piano delle condotte e delle responsabilità».
Ci spieghi meglio. «L’obiettivo della legge che stiamo preparando è quello di punire sia la fonte, e cioè colui che per primo pubblica le foto o i video, sia chi diffonde il materiale, nella consapevolezza di fare un danno alle persona coinvolta, contribuendo all’effetto virale. Poi, a mio avviso, c’è una terza categoria di persone, ossia coloro che inconsapevolmente ricevono il materiale senza neppure sapere di che si tratti. È chiaro che tutte queste condotte, che hanno gradi diversi di responsabilità, andranno definite in modo puntuale».
Le piattaforme su cui circolano immagini e video, come i social network o le app di messaggistica, potrebbero pure essere coinvolte?
«Mi sembra difficile, perché non vedo come si possa attribuire al mezzo la responsabilità del contenuto. Ma affronteremo anche questi aspetti durante la discussione in Commissione (l’ex presidente della Camera Laura Boldrini ha proposto di seguire l’esempio tedesco dove le piattaforme digitali sono obbligate a cancellare i contenuti illeciti entro 24 ore, ndr.)».
Proprio sui social network, nel dibattito scatenato dal caso Sarti, c’è chi si domanda se non sia richiesta, specie a chi riveste cariche pubbliche, una maggior attenzione.
«È un ragionamento sbagliato, perché porta con sé l’implicita giustificazione di comportamenti che vanno invece condannati per ciò che sono, morbosi e deviati. E lo rifuggo a maggior ragione se lo si applica a chi, per il lavoro che fa o il ruolo che ricopre, gode di maggiore visibilità. Il punto, qui, è uno soltanto: ciò che accade all’interno della sfera privata dell’individuo deve restare privata. Che sia un senatore, un giornalista o qualsiasi altro cittadino».
Ma al di là della legge, non occorre una riflessione sul piano culturale ed educativo?
«Assolutamente sì. La legge servirà per reprimere comportamenti gravi e ingiustificabili che dovranno però essere percepiti come tali fin dalla giovane età. Scuola e famiglia, come sempre, giocheranno un ruolo fondamentale: si deve lavorare sul piano dell’educazione alla sessualità ma anche su quello della consapevolezza dei rischi connessi all’uso delle nuove tecnologie, che hanno grandi potenzialità ma portano con sé pure rischi enormi».
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Si deve lavorare su educazione sessuale e rischi connessi alle nuove tecnologie