Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
In tremila marciano con i tulipani per Venezia «porto aperto»
Tulipani colorati tesi in aria, non recisi ma con il bulbo, perché si vuole seminare la pace: è un’onda che parte silenziosa, in sordina, quella della manifestazione «Porto Aperto» tenutasi ieri a Venezia. Sono partiti in ottocento, con una marcia che ha attraversato la città dalla stazione di Santa Lucia fino alle Zattere, raggiungendo i tremila, con persone che mano a mano si aggiungevano spontaneamente. In tantissimi hanno aderito all’appello di Antonio Silvio Calò, docente di storia e filosofia al Liceo Canova di Treviso, cittadino europeo dell’anno 2018, l’uomo che ha aperto la propria casa, insieme alla moglie e ai quattro figli, a sei giovani profughi nel 2015.
C’è proprio Calò in prima linea, reggendo uno striscione insieme a dei ragazzi, a guidare il corteo in silenzio perché, come dice lui stesso, «il silenzio genera ascolto». Tra i tanti cartelloni apparsi, emerge quello di Franca, di San Donà di Piave, che recita «costruiamo ponti, abbattiamo muri, stringiamo mani: ci sentiremo esseri umani». Sventolano per la città le bandiere di Udu, Rete degli studenti medi, delle sigle sindacali e non solo. Ci sono anche Actionaid, i giovani federalisti europei e chi porta al collo il tricolore dell’anpi. «Bisogna tornare ad ascoltare le esigenze di tutti – dice Anna Ferrigno del gruppo Insieme per Venezia terraferma – non siamo privilegiati perché nati in questa parte del mondo. Quello che insegno a mia figlia è che essere nati qui non è merito nostro: anche lei poteva essere uno dei bambini che hanno attraversato il mare». Anche Cécile Kyenge, europarlamentare, è intervenuta dimostrando il suo appoggio: «Venezia è una città accogliente e con l’iniziativa di Porto Aperto dimostra di avere un cuore grande». (c.g.)