Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Michele Canova Il producer padovano dietro Fedez e Jovanotti

Padovano, classe ‘72, è uno dei maggiori produttori italiani

- Velo D.

Jovanotti, Tiziano Ferro, Giorgia, Fabri Fibra, Dark Polo Gang, John Legend, Alicia Keys: sono soltanto alcuni degli artisti a cui Michele Canova Iorfida (padovano, classe 1972) ha prestato il suo tocco di «Re Mida del Pop», come è già stato definito di qua e di là dell’oceano. Recentemen­te lo si è visto alla prima data del tour di Fedez, al Mandela Forum di Firenze, ad «aggiustare i suoni» dietro la consolle. Ecco cosa ci ha raccontato dal suo studio di Los Angeles.

Oggi lei è il responsabi­le del suono (e del successo) dei più grandi nomi della musica italiana, e non solo: che ricordi ha delle sue prime produzioni e cosa è cambiato da allora nel suo approccio alla musica?

«Le mie prime produzioni sono nate a Padova, prima nella mia camera da letto e successiva­mente in un ufficio/ studio affittato in via Pellizzo. Era un momento di scoperta, sia tecnologic­a che musicale, con un’enorme spinta a imparare da manuali, libri e soprattutt­o sul campo tutti gli aspetti della produzione di una canzone. Nel corso di circa 25 anni ho acquisito molta esperienza che mi permette di affrontare il mio lavoro con più calma, con la consapevol­ezza di poter sviluppare un progetto in diverse direzioni».

Non «solo» produttore e arrangiato­re, ma anche compositor­e: quando è subentrata questa esigenza, cosa le dà maggiore soddisfazi­one oggi e come convivono i diversi ruoli nel suo lavoro?

«In realtà nasce tutto dalla mia esigenza di comporre delle basi musicali per il mio piacere personale. Poi, un po’ per scherzo, ho cominciato a far ascoltare le basi agli artisti con cui stavo lavorando (Fabri Fibra fu uno dei primi, ma anche Jovanotti) e questi, con il loro talento, scrissero delle melodie e dei testi sopra: nasce così Vip In Trip di Fabri Fibra!».

I membri della Dark Polo Gang, fenomeno italiano della trap, hanno affermato che lei conosce il genere meglio di loro: come e dove è nato il suo interesse per la trap?

«Vivo in California, a Los Angeles, da ormai 7 anni. La trap è onnipresen­te qui e l’urban in genere è un “filone” che mi affascina da sempre. Lo seguo da vicino!».

Oggi la trap in Italia è uno dei generi che va per la maggiore: quali sono le principali differenze con gli artisti Usa e come vede il futuro del

genere nel Belpaese?

«All’inizio, come per tutti i generi musicali che non nascono nel nostro paese, forse si notava di più una pura “imitazione” del genere. Nel corso degli ultimi anni molte realtà locali hanno saputo sviluppare un proprio linguaggio, adattandol­o alle loro esperienze di vita».

Quale invece il futuro per cantautori e band italiani?

«L’indie italiano in qualche modo è un ritorno forte al cantautora­to, porta di nuovo la scrittura al centro. Calcutta su tutti».

C’è qualcosa che oggi attrae maggiormen­te il suo interesse?

«In America mi attira molto il “minimal pop”: la capacità di songwriter e produttori di essere ancora sorprenden­ti e creativi nel pop con l’utilizzo minimale di elettronic­a e suoni organici mixati. In Italia non vedo l’ora di vedere cosa succederà nella prossima generazion­e di artisti».

Qual è, fra quelli che non ha ancora prodotto, un artista con cui le piacerebbe lavorare?

«Sicurament­e in Italia Calcutta».

In una sua intervista a «Rolling Stone» diceva che alla fine quello che resta e che è più importante è sempre la melodia: quanto conta invece la «veste sonora»?

«Anche in Italia la veste sonora, finalmente, conta sempre di più. Un bravo produttore può nei primi 20 secondi di un brano catturare l’attenzione dell’ascoltator­e, soprattutt­o in questo momento storico in cui la fruizione avviene maggiormen­te attraverso lo streaming».

Le manca mai Padova? «Certo, la mia città mi manca, ci torno due volte all’anno, e mi piace sempre di più. Da giovani ci si pone sempre in posizione critica nei confronti della città natale, soprattutt­o se non è in grado di fornire opportunit­à nel settore del proprio lavoro. Quando si matura e si diventa adulti si vedono in maniera più chiara pregi e bellezze!».

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Internazio­nale Michele Canova ha lavorato con artisti del calibro di John Legend e Alicia Keys
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