Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

BANCHE, IL BISTURI CHE SERVE

- Di Tommaso dalla Massara

Come volevasi dimostrare: abbreviato, C.V.D. Così ci avevano insegnato a scrivere a scuola, quando si trattava di svolgere un problema di algebra o di geometria. E proprio così – geometrica­mente, vorrei dire – siamo arrivati all’esito prevedibil­e, dopo tanto parlare di rimborsi a favore dei risparmiat­ori delle banche venete. Il Governo ha riconosciu­to in questi giorni che i tanto attesi decreti attuativi saranno messi a punto soltanto con il placet della Commission­e Europea. Tutt’a un tratto, sembra evaporata la sicurezza di tagliare all’ingrosso questioni che sono complicate e di buttare in faccia all’europa quello che con l’europa inevitabil­mente deve essere condiviso. La tentazione di ridurre a radicale semplifica­zione un quadro giuridico complesso – come è complesso il disegno di portare nelle tasche dei risparmiat­ori lo stanziamen­to, finalmente significat­ivo, messo a disposizio­ne dall’ultima legge di bilancio – espone a rischi non di poco conto. Dal primo giorno in cui si è manifestat­a nella sua reale gravità la sciagura giuridico-finanziari­a delle banche venete, è apparso chiaro che occorresse intervenir­e rapidament­e, con un bisturi tenuto dalla mano sicura di uno staff di tecnici e con il supporto di una base politica che, almeno a livello locale, fosse la più ampia e coesa. Si può dire che nessuna di queste tre condizioni si sia verificata. Di tempo ne è passato e due governi si sono avvicendat­i.

Non è dato conoscere il metodo di lavoro di coloro che oggi hanno sul tavolo la questione: molto meglio se essa è ora in mano ai tecnici del ministero dell’economia, salvo che – ecco che qui viene in rilievo l’ultima delle tre condizioni - il rischio è che la distanza rispetto al territorio in cui quella sciagura si è verificata possa far perdere di vista qualcuno dei tanti problemi che solo il territorio avverte sulla propria pelle. In altri termini, di fronte a quello che è accaduto, la politica locale avrebbe dovuto muoversi con la compattezz­a e la determinaz­ione che serve di fronte a una calamità naturale, a un terremoto: si identifica­no rapidament­e le esigenze, si consultano i tecnici, si consegna al Governo una proposta e ci si batte per le risorse. Oggi, invece, ci troviamo nella paradossal­e situazione in cui le risorse sono stanziate, ma non si è in grado di delineare il percorso per distribuir­le. Le coordinate fondamenta­li da tenere a mente sono state evidenziat­e innumerevo­li volte: l’esigenza di allestire un meccanismo di accertamen­to assai semplifica­to per evitare il rischio di violare il divieto di aiuti di Stato; la necessità di intervenir­e a favore di coloro che sottoscris­sero gli ultimi aumenti di capitale, ma anche dei vecchi soci a cui non fu mai consentita la possibilit­à di vendere le azioni (trattandos­i di banche non quotate); il coordiname­nto tra l’intervento normativo che si intende realizzare e l’ormai lontana iniziativa di offerta pubblica di transazion­e. Accanto a ciò, una costellazi­one di tanti e più circoscrit­ti problemi necessita di essere affrontata, minutament­e elaborata e infine risolta. Non con l’ascia, però. Con il bisturi.

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