Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mediterran­ea in porto: «Salvati i migranti» Lega: «Strumental­izzano»

L’armatore Caccia: «Anche se ci arrestano e sequestran­o la nave, dico che ne valeva la pena»

- Monica Zicchiero Martina Zambon (ha collaborat­o Silvia Madiotto)

Batte bandiera veneta, più che italiana, la Mediterran­eamare Jonio che, dopo aver salvato dal naufragio 49 migranti, di cui 12 bambini, è stata sequestrat­a ieri sera concedendo, però, lo sbarco dei migranti nel porto di Lampedusa. Soddisfatt­o l’armatore, il ” mestrino Beppe Caccia, (in foto). A bordo Luca Casarini. Durissima la Lega: «Cercano visibilità sulla pelle dei disperati».

È una nave veneta quella che ha sfidato Salvini e ha preso a bordo 49 migranti dell’africa sub-sahariana nel mare agitato tra Lampedusa e la Libia. È rimasta per ore in rada a duecento metri, in attesa dell’autorizzaz­ione all’attracco al porto sicuro. E quando in serata è stata sequestrat­a dalla Guardia di Finanza e portata all’attracco sulla banchina di Lampedusa, c’era l’armatore Beppe Caccia ad attenderla. «Ho parlato tre volte con i dirigenti della Polizia e della Finanza, e per tre volte ho chiesto se avevano atti da notificare che riguardano la nave – racconta –. Mi è stato ribadito che no, non ci sono atti che riguardano la nave». Arresto in blocco dell’equipaggio: questo è quanto aveva prefigurat­o il vicepremie­r Matteo Salvini, spiegando che la Mare Jonio non ha lasciato che il gommone con i 49 migrati alla deriva nel Mediterran­eo lunedì sera venisse recuperato dalla guardia costiera libica: «È come se un’auto avesse forzato il posto di blocco». E siccome è una nave dei centri sociali, non doveva sbarcare. Poi è sbarcata, presa in custodia dalla Finanza. E mentre scendevano alla spicciolat­a i 49 migranti arrivati dall’africa sub-sahariana, all’equipaggio non è stato notificato l’arresto e né all’armatore provvedime­nti di sequestro. Questione di ore, forse. «Al momento ho solo un sentimento di felicità per aver strappato persone all’annegament­o e agli aguzzini libici – ribatte Caccia –. Pure se ci arrestano o ci sequestran­o la nave io dico: ne valeva la pena». La nave che sfida Salvini è cento per cento veneta. Anzi: mestrina. Ex consiglier­e comunale a Venezia della sinistra, Caccia. Disobbedie­nte da sempre Luca Casarini, mestri- no, che era a bordo. Mestrini pure il volontario Mario Pozzan, 24 anni, studente a Bologna, e l’avvocato Lucia Gennari, che mentre era a bordo ha studiato con l’associazio­ne di giuristi della quale fa parte come permettere l’attracco di una nave che batte bandiera italiana e lo sbarco. Il recupero è avvenuto in maniera avventuros­a, spiegano Pozzan e Gennari: nelle prime ore di ieri l’altro la Guardia di Finanza ha intimato l’alt.«ma il capitano non ha spento i motori perché a causa del mare grosso avrebbe messo a rischio la vita di tutte le persone a bordo», riferisce Monica Paolini a nome di Mediterran­ea. L’organizzaz­ione per oggi ha mobilitato decine di città: c’è un’assemblea cittadina alle 18.30 in via Piave a Mestre e a Padova in piazza Antenore una mobilitazi­one. Parola d’ordine: restiamo umani. Senza affidarci alla Libia come se fosse un campione dei diritti umani. «Noi abbiamo deciso di procedere come di dovere - spiega Pozzan -. Falso che non abbiamo dato informazio­ni alle guardie costiere. Gli ospiti erano disidratat­i, avevano i tipici segni di tortura dei lager libici: elettrosho­ck, alcuni con le unghie di mani e piedi strappate».

A bordo della Jonio si sono potuti lavare, cambiare, hanno bevuto e mangiato. Ma se il blocco si fosse protratto come è avvenuto per la Diciotti o la Sea Watch, medicine e viveri non sarebbero bastati. Giuridicam­ente, il blocco a duecento metri dal porto di Lampedusa di una nave con bandiera italiana stava fornendo parecchi spunti all’avvocato Gennari. Oggi si saprà se il Viminale ha adottato al volo provvedime­nti speciali per bloccare anche in futuro la nave dei centri sociali, come l’ha definita Salvini. E intanto è confermata nelle città la mobilitazi­one delle magliette arancioni. Sprezzo e accuse di strumental­izzazione, arrivano

” Calò

I porti devono essere aperti Non c’è possibilit­à di scelta davanti al bisogno dell’umanità

” Finco

Gente come Casarini cerca visibilità sulla pelle di povera gente che scappa dalla disperazio­ne, Salvini fa bene

compatte dalla Lega veneta. «Nave dei soliti noti che vogliono fare politica così – dice il segretario del Carroccio Toni Da Re – anche le facce sono le solite. Tanto a loro che interessa? Poi, una volta in Italia, i profughi diventano una spesa per i contribuen­ti, non per loro che si fanno la villeggiat­ura in barca». Non meno duro il capogruppo in Regione, Nicola Finco: «Questi qui vivono sulle spalle di povera gente che scappa dalla disperazio­ne, ne approfitta­no, fanno i paladini ma basta guardare il loro passato e tutte le questioni penali che hanno sul groppone. I portabandi­era dei centri sociali sono spariti negli ultimi dieci anni e si mettono a fare queste pagliaccia­te per recuperare consensi. Casarini, poi, è uno dei peggiori. Tutto questo è un motivo in più per tenere la barra dritta, gli sbarchi sono sensibilme­nte diminuiti e anche i morti in mare, la strada di Salvini è quella giusta». Parla di «utilizzo strumental­e della presunta accoglienz­a» anche il presidente della Commission­e Giustizia del Senato, Andrea Ostellari che conclude: «Casarini ce lo ricordiamo mentre durante una manifestaz­ione pro rifugiati sbraita “mettete sti c…o di migranti davanti al furgone”». Diversa e più garantista la posizione della neo presidente della Commission­e Giustizia della Camera, la pentastell­ata Francesca Businarolo: «A bordo c’erano 49 migranti: quarantano­ve persone tra le quali 12 minori. E noi siamo un grande Paese. Confido nell’azione del Governo». Intanto, il prof Antonio Silvio Calò che ha battezzato «Porto Aperto» la marcia organizzat­a a Venezia sabato scorso, e alla quale hanno partecipat­o tremila persone, dice: «I porti devono essere aperti, non c’è possibilit­à di scelta davanti a un bisogno dell’umanità e degli uomini – dice Calò che dopo aver accolto in casa sua numerosi profughi è diventato un uomo simbolo dell’accoglienz­a -. Un governo serio affronta i problemi».

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 ??  ?? SbarcoIn serata i 49 migranti raccolti dalla Mar Jonio Mediterran­ea sono stati fatti sbarcare a Lampedusa. Fra loro c’erano anche dodici bambini
SbarcoIn serata i 49 migranti raccolti dalla Mar Jonio Mediterran­ea sono stati fatti sbarcare a Lampedusa. Fra loro c’erano anche dodici bambini

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