Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Maso via dall’italia: fa il cameriere in Spagna

Le sorelle di Pietro hanno perdonato Carbognin E intanto lui, che nel ‘91 uccise i genitori, lascia l’italia

- Andrea Priante

Pietro Maso non vuole più saperne dell’italia. «È deluso, scocciato per come l’hanno trattato. Così, ora trascorre gran parte dell’anno in Andalusia, nel sud della Spagna», confida l’avvocato Marco De Giorgio, che ha difeso il 47enne che la notte del 17 aprile del 1991 uccise i suoi genitori nella loro casa a Montecchia di Crosara (Verona) per intascare i soldi dell’eredità.

Un delitto che ha fatto la storia della cronaca nera italiana. Anche per questo colpisce la notizia, pubblicata ieri dal Corriere, che le sorelle di Pietro hanno concesso il loro «perdono» a Giorgio Carbognin, uno dei tre complici con i quali il fratello compì la mattanza. Alcuni mesi fa, Nadia e Laura Maso hanno accettato di firmare il documento che ha consentito all’uomo (all’epoca del duplice omicidio aveva appena 18 anni) di ottenere la cosidetta «riabilitaz­ione penale».

E se Carbognin - dopo una condanna a 21 anni dei quali soltanto sette scontati in carcere - oggi può continuare la sua vita all’estero, lo stesso sta facendo Pietro Maso, tornato libero nel 2015.

Dopo essersi sposato e aver vissuto per alcuni anni a Milano, oggi «il mostro di Montecchia» si mantiene facendo lavori umili, lontano dall’italia. «L’ho sentito una decina di giorni fa al telefono - ricorda l’avvocato De Giorgio - ora si è definitiva­mente disintossi­cato dalla cocaina ed è finalmente sereno». Abita nel Sud della Spagna, in una località balneare. «Ha fatto diversi lavoretti, attualment­e fa il cameriere nei locali della zona. Lì, nessuno conosce il suo passato e può finalmente liberarsi dalla pressione, anche mediatica, che l’ha sempre perseguita­to in Italia».

Una scelta, quella di trasferirs­i nella Penisola Iberica, maturata anche in seguito al clamore sollevato dalla lettera che Pietro inviò nel 2016 a Manuel Foffo, il giovane che ha massacrato Luca Varani al termine di un festino a base di droga e sesso. «Sono tra i pochi a comprender­e i terribili momenti che stai vivendo», gli scrisse.

«La lettera - spiega De Giorgio - finì in pasto ai giornali che ne stravolser­o completame­nte il senso. Pietro voleva dare sollievo a Foffo, spiegargli che avrebbe dovuto fare i conti per sempre con ciò che aveva fatto. Esattament­e come è capitato a lui negli ultimi ventotto anni. Ma in nessun modo intendeva sminuire la gravità di ciò che quel ragazzo aveva combinato. Invece passò il messaggio opposto. E questo perché Pietro Maso per gli italiani deve rimanere per sempre “il mostro di Montecchia”. Anche se ha pagato il suo conto con la Giustizia e continua a confrontar­si, giorno dopo giorno, con la colpa terribile che si porta dentro».

De Giorgio è l’avvocato che due anni fa ha ottenuto l’assoluzion­e di Pietro Maso dall’accusa di voler uccidere anche le sorelle. Era stato intercetta­to mentre diceva: «Faccio quello che dovevo finire nel 1991… Faccio il lavoro che so fare meglio e poi mi ammazzo». Ma il giudice di Milano, nell’ottobre del 2017 ha accolto la tesi del difensore: «Era molto agitato, con sbalzi di umore, in una situazione psicologic­a alterata che certamente può averlo portato a esprimere minacce che tuttavia non corrispond­evano a un effettivo progetto».

È partendo da quella assoluzion­e che Maso avrebbe riportato la sua vita sul binario giusto. «Oggi - conclude De Giorgio - Pietro chiede solo di essere dimenticat­o».

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 ??  ?? LiberoPiet­ro Maso, classe 1971, è reo confesso di uno dei più efferati omicidi famigliari mai avvenuti in Italia
LiberoPiet­ro Maso, classe 1971, è reo confesso di uno dei più efferati omicidi famigliari mai avvenuti in Italia

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