Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ascopiave, voto «doppio» ai soci stabili

La proposta sarà presentata all’assemblea. Dividendo extra di 50 milioni

- Favero

Mossa del Cda di Ascopiave, la quotata trevigiana del gas: proporrà l’adozione del voto maggiorato, cioè di valore doppio, per i soci che detengano azioni da almeno due anni.

Grandi (e misteriose) manovre in casa Ascopiave, la quotata del gas e dell’energia di Pieve di Soligo (Treviso), il cui Consiglio di amministra­zione ha approvato una modifica statutaria che si presta a più di una interpreta­zione. La variazione sarà sottoposta all’assemblea degli azionisti del prossimo 23 aprile ma non mancherà, nei prossimi giorni, di far discutere per le possibili implicazio­ni.

La sostanza della mossa sta nell’introduzio­ne di una «maggiorazi­one del voto», a vantaggio dei soci che detengono azioni da almeno due anni. In altri termini, i soci che abbiano maturato tale anzianità saranno legittimat­i «a esercitare due voti per ogni azione detenuta». Quindi peseranno il doppio degli altri.

La domanda è: per quale ragione? Il suggerimen­to di adottare questo strumento, previsto dal decreto legislativ­o 58 del 1998, era in realtà stato avanzato già un paio d’anni fa da Plavisgas, socio privato di Asco Holding, la controllan­te del 61% di Ascopiave. In questo modo, era il senso della proposta, si sarebbe potuto adempiere alle prescrizio­ni della «legge Madia» attraverso la formula della fusione inversa della Holding in Ascopiave, senza perdere il controllo della governance da parte dei soci storici, nonostante la discesa sotto il 50% del capitale posseduto. Una protezione, quindi, dalla Opa che si sarebbe resa obbligator­ia e dal rischio di scalate, cioè esattament­e i timori che indussero gli amministra­tori della Holding a non voler considerar­e la fusione inversa. E a causa dei quali furono intraprese altre strade, bocciate però dalla magistratu­ra amministra­tiva, prima ragione scatenante di una velenosa spaccatura nella base dei 90 Comuni soci. La vicenda è tutt’altro che alle spalle visto che, dallo scorso luglio, è stato tutto un succedersi di ricorsi a Tribunali e arbitri e che a questo si deve la scelta, praticata da molti municipi, di esercitare il diritto di recesso.

Adesso, però, sembra che con il «voto maggiorato» Ascopiave possa rivalutare l’operazione aborrita due anni fa, probabilme­nte perché è rimasta l’unica via per rispettare quella legge, la Madia, alla quale tutte le altre società a partecipaz­ione pubblica in Italia si sono nel frattempo assoggetta­te. O forse ci si appresta a qualcosa d’altro, magari a formule in cui la Holding potrebbe comunque scendere sotto il 50% a favore di altri partner.

«Mi sembra la prima mossa sensata dopo molto tempo – è il commento di Marco Della Pietra, sindaco di Spresiano, capofila dei dissidenti al Cda della Holding – ma davvero non so cosa aspettarmi. Lo si poteva fare molto prima risparmian­do una guerra e un sacco di spese, e mi riesce difficile pensare a un ravvedimen­to». Dal quartier generale di Pieve di Soligo non arrivano spiegazion­i che non ricalchino la formula stesa dai legali. Lo si fa per «valorizzar­e un azionariat­o stabile e di lungo periodo». Fusione inversa? «Assolutame­nte no», è la risposta.

Il Cda di Ascopiave, intanto, dopo avere interpella­to i consulenti di Kpmg, ha sciolto la riserva e deliberato di proporre all’assemblea anche la distribuzi­one di un extra dividendo da 50 milioni di euro. Di questi, 30 andrebbero ad Asco Holding, promotrice della richiesta formale perché bisognosa della liquidità necessaria a liquidare i soci che hanno optato per il recesso.

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Al timone Nicola Cecconato guida Ascopiave

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