Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dopo gli hub, calano i richiedenti asilo: sono sotto i 10 mila
Il prefetto Zappalorto: «Insostenibile se si dovesse tornare ai grandi centri. Serve svolta politica»
Le istantanee dei migranti dietro il filo spinato delle ex basi militari di Cona, nel Veneziano, e di Bagnoli, alle porte di Padova, sbiadiscono rapidamente. Dopo lo svuotamento dei due hub, negli ultimi mesi, la «questione migratoria» in Veneto ha cambiato di segno.
E non è peregrino partire da un dato oggettivo: i numeri. Il picco dei richiedenti asilo sbarcati in regione si è registrato poco più di tre anni fa con 15 mila persone. E oggi? I migranti in Veneto sono in calo costante, ormai sotto le 10.000 unità. Non basta, sono soprattutto distribuiti verrebbe da dire «equamente» sul territorio. Venezia e Padova ne contano 1700 ciascuna, Vicenza poco meno, Treviso 1400 circa Verona 1800 mentre a Belluno siamo a meno di 300, Rovigo poco di più ma lontano dai numeri degli altri capoluoghi. «Parliamo di richiedenti asilo collocati tutti nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria. - spiega il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto - È chiaro che, una volta chiusi i due grossi hub regionali, la situazione diventa più gestibile. Se dovessero riprendere gli sbarchi e dovessero ripresentarsi gli stessi numeri del passato, sarebbe un problema enorme». Risponde deciso Zappalorto: «Bisogna essere coerenti. Se si vuol salvare queste persone in mare, com’è doveroso sia, si deve anche predisporre a valle un sistema di accoglienza in grado di funzionare. Fino ad oggi non è stato così scaricando il corto circuito fra Stato centrale e territorio sui prefetti. Non è un problema tecnico, è politico. È inutile accogliere questa gente per poi abbandonarla. Spacciano a centinaia perché non abbiamo saputo dare loro un’alternativa, non c’è stato un momento di formazione, dopo il salvataggio non c’è stato niente. L’attuale governo almeno è coerente». Parole dure.
Intanto, Mario Morcone, ex prefetto e ora a capo del Consiglio Italiano per i Rifugiati prande posizione sulla Mar Jonio: «La circolare Salvini esercita un astratto e un po’ ipocrita formalismo nell’analisi delle norme. Accetta il presupposto che i porti libici possano essere considerati sicuri e che l’attracco presso i porti tunisini e maltesi sia possibile. È una direttiva che non prende in alcuna considerazione il drammatico contesto reale».