Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Investì e uccise dirigente Usl Condannato
pagando in contanti. Circa un mese fa, il milanese si rivolge direttamente al costruttore: chiede al liutaio Lanaro di farsi autenticare i due strumenti, ben sapendo che si tratta di una «firma» di valore. Roberto, quando capisce di che violini si tratta, ricorda quanto avvenuto diciassette anni prima e fissa un appuntamento per sabato scorso. Pensando di essere sulle tracce del ladro, informa i carabinieri che si appostano all’esterno della sua bottega di via Belzoni in attesa dell’arrivo del «cliente» lombardo. È a questo punto che la verità viene a galla, come racconta direttamente il liutaio: «L’uomo è arrivato e mi ha mostrato i violini- spiega - erano proprio quei due strumenti spariti nel 2002. All’inizio l’emozione è stata forte, la cosa più impressionante è che fossero in condizioni perfette, così come lo erano le custodie e gli archetti. Il musicista si è fidato dei due venditori, non sospettando la dubbia provenienza. A lui hanno raccontato che gli strumenti erano stati ereditati dal nonno. Li ha comunque pagati poco dato che l’effettivo valore si aggira sui 50 mila euro». Ora il venditore pordenonese di 60 anni e il complice veneziano di 30 anni sono stati denunciati per ricettazione e le indagini proseguono per individuare il primo ladro.
La famiglia Lanaro ha una lunga storia di artigianato musicale. Il padre Luigi, morto nel marzo del 2017, era il titolare del laboratorio aperto nel 1949 in via degli Zabarella prima di emigrare in Sud America tra Argentina e Messico, Paese in cui ha fondato la Scuola Nazionale di Liuteria. Nel 1972 è rientrato in Italia stabilendosi a Siena, costruendo il «Senese» appunto, violino utilizzato dal solista fuoriclasse Salvatore Accardo.
Poi è tornato a Padova e ha riaperto il suo laboratorio a pochi passi da piazza dei Signori. Proprio lì il figlio Roberto muove i primi passi da figlio d’arte, trasferendosi nel 1995 in via Belzoni. E gli strumenti? Sono ancora sotto sequestro, ma presto verranno restituiti all’artigiano. «Se li terrò con me? Non so. Il musicista milanese li ha già utilizzati in concerti e per insegnare. Nonostante ci abbia rimesso quasi 13 mila euro, mi ha chiesto di poterli acquistare regolarmente. Se n’è davvero innamorato, lasciandoci il cuore».
Si era fatto vivo con i carabinieri solo quarantotto ore dopo l’incidente, convinto che quello che gli era finito sul cofano del Fiat Doblò e che gli aveva frantumato il parabrezza era un muflone. Ma invece era un ciclista, il padovano Roberto Brotto, dirigente amministrativo dell’usl di Cittadella, trovato cadavere nel bosco a lato della provinciale 69 di Lusiana, sull’altopiano di Asiago, solo il giorno dopo, grazie alla denuncia di scomparsa della sorella. Per quella tragedia avvenuta il 22 maggio 2017 ieri l’automobilista, il malgaro Luigi Pozza, 67 anni di Lusiana, è stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione (con rito abbreviato). Doveva rispondere di omicidio stradale e fuga, per non essersi fermato a prestare soccorso al 50enne che dopo lo schianto era stato catapultato oltre il guardrail.