Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sblocca cantieri, passo di lato (tra liti continue) Rebus Mose e Tav
Bonaccini propone a Toninelli di costruire la Terza corsia sulla A13 Padova-bologna
Il Consiglio dei ministri, alla fine, ha approvato il decreto «Sblocca cantieri» ma «salvo intese», il che significa che il testo può ancora essere modificato e finanche rimesso in un cassetto. Tav e Mose, annunciate tra i cantieri, non ci sono.
Non c’è sintonia sul testo, manca l’accordo sulle opere, si corre il rischio di far arrabbiare il Quirinale: per questi motivi il Consiglio dei ministri, ieri sera, ha approvato sì l’atteso decreto «Sblocca Cantieri» ma «salvo intese», formula che nel linguaggio del Palazzo significa che il provvedimento potrebbe essere ancora modificato, stravolto, addirittura mai licenziato. Come ammettono fonti leghiste: «Il via libera non è affatto scontato».
Che le cose non stessero filando proprio lisce, d’altronde, lo si poteva intuire dall’andamento «a singhiozzo» della seduta del Consiglio dei ministri, iniziata con mezz’ora di ritardo alle 14.30, aperta e subito «sospesa», quindi rinviata alle 18.30. Il nodo, ossia le opere da «sbloccare» (quali? e dove?), alla fine non è stato sciolto. «Ne mancano tante spiegava prima di entrare a Palazzo Chigi il vicepremier Matteo Salvini - e manca un sostanzioso e sostanziale incentivo per far ripartire l’edilizia privata: le manutenzioni, le messe a norma, gli adeguamenti ambientali e gli sconti per le famiglie».
Pare che nell’elenco inizialmente predisposto dal ministero delle Infrastrutture, quello «sventolato» con tanto di mappa dal premier Giuseppe Conte durante l’inaugurazione dello stabilimento Fincantieri a Valeggio sul Mincio, ci fosse la Tav tra Brescia e Padova, via Verona e Vicenza. Lo sostenevano soprattutto gli ambienti del Movimento Cinque Stelle, anche per dimostrare che il Movimento non è pregiudizialmente contro l’alta Velocità ma solo contro quella che va da Torino a Lione, per le note ragioni esposte nell’analisi costi benefici. In realtà non si è mai capito bene cosa si debba sbloccare della Tav Brescia-padova, dal momento che l’opera, quanto meno fino a Verona, è già finanziata, il contratto con le aziende è firmato e se non si procede è solo per uno scrupolo di queste ultime che ancora non sono riuscite a capire come intenda procedere il governo. Insomma, più che un decreto, basterebbe una telefonata. Tant’è, anche Salvini aveva parlato della Tav veneta come una delle opere da «far ripartire», ma il punto è che nella versione di ieri, «salvo intese», la Tav non c’è.
Come non c’è l’altra opera veneta inserita nella seconda lista circolata (era, a quel che si dice, l’unica opera del Nord presente) e cioè il «finanziamento del completamento e messa in esercizio del Mose con l’istituzione della Struttura per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna». Anche qui: il Mose è completato al 94%, le paratoie sono state messe giù, mancano gli impianti elettromeccanici e i lavori ambientali, dunque non è che ci sia molto da sbloccare. Il decreto prevede che per velocizzare i cantieri si nominino dei commissari: ma il Mose è già commissariato. Dunque? Non si sa.
Il premier Giuseppe Conte ha assicurato che l’approvazione «salvo intese», un sostanziale rinvio, non è imputabile «a divergenze politiche ma ad alcuni profili tecnici da approfondire». Tra questi vi sarebbe anche il fatto, sottolineato dal Quirinale, che senza la lista delle opere e senza i relativi commissari vengono meno i requisiti di necessità e urgenza indispensabili per procedere con decreto legge.
Sempre in tema di infrastrutture, ieri c’è stato un incontro tra il governatore dell’emilia Romagna Stefano Bonaccini e il ministro Danilo Toninelli, dedicato alla risoluzione del «nodo di Bologna» e il Passante. Nell’occasione, Bonaccini avrebbe suggerito la realizzazione della terza corsia sulla A13 Padova-bologna, progetto che verrebbe finanziato da Autostrade per l’italia. Il ministro si sarebbe riservato di approfondire.