Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dona il rene al figlio «L’ho fatto rinascere»
Lei veronese, lui vive a Marostica. Intervento riuscito
È la storia di Graziella Cenci, 68 anni e di Valerio Fantinelli, 50. Madre e figlio. Da oltre 10 anni Valerio lottava con una grave insufficienza renale: dai 45 anni era in dialisi. La mamma ha deciso di donargli un rene e ora sta bene.
Non gliel’aveva chiesto nessuno. Non i medici che confidavano sul fatto di trovare, prima o poi, un donatore «compatibile». Non il figlio: non avrebbe mai osato.
Ci ha pensato lei, dopo un’attesa durata quattro anni. Quattro anni di dialisi quattro volte alla settimana, con sedute interminabili, senza la possibilità di trovare un lavoro e di dare alla propria vita una prospettiva rivolta al futuro. Così ha cominciato a chiedere in giro: «Come si fa a donare un rene?».
Il risultato è una storia a lieto fine: ora lui sta meglio e si è potuto trovare un lavoro. Per lei l’operazione non ha avuto conseguenze: il meglio che si potesse sperare.
È la storia di Graziella Cenci, 68 anni e di Valerio Fantinelli, 50. Madre e figlio: lei l’ha avuto dal primo marito, quand’era appena diciottenne. Da oltre dieci anni Valerio lottava con una grave insufficienza renale: prima era riuscito a cavarsela con dei farmaci ma dai 45 anni in poi aveva dovuto ricorrere alla dialisi. E la sua condizione non faceva che peggiorare. Fino a quando lei ha detto «basta».
«Non ce la facevo più a vederlo ridotto in quelle condizioni - racconta - e non parlo solo di quelle fisiche, ma anche di quello psicologiche. Era veramente giù, depresso. Entrambi avevamo una forte sensazione di impotenza».
All’inizio del 2018, Valerio figurava da un paio d’anni nelle lunghe liste d’attesa per i trapianti. Ma un organo compatibile non si trovava. Così Graziella ha cominciato a parlare in giro, a informarsi. È stata una sua amica a parlarle dell’équipe del centro del trapianto del rene dell’ospedale Borgo Trento di Verona. Una delle pochissime, in Italia, ad essere specializzate proprio su quell’organo.
Graziella ha incontrato i medici, compreso il direttore del centro, Luigino Boschiero, che ha condotto l’intervento. «Gli esami preliminari hanno subito rivelato una compatibilità totale spiega - non c’era che da aspettare l’operazione».
Il giorno x arriva a metà luglio: madre e figlio restano in sala operatoria per cinque
” Non ce la facevo a vedere mio figlio ridotto in quelle condizioni, mi sentivo impotente
ore. Ad aspettare, fuori, c’è il marito di Graziella, Bruno Marcomini. «Ho avuto un po’ di preoccupazione - ammette ancora a mesi di distanza - temevo di restare senza moglie». Invece nonostante l’intervento sia stato lungo, non ci sono state complicazioni di alcun genere.
Graziella parla di quanto accaduto col sollievo di chi si è lasciata una grande preoccupazione alle spalle. Sorridendo con Bruno, con cui vive a Vigasio, in provincia di Verona. Il figlio, invece, è rimasto a Marostica, nel Vicentino, il paese di dove è originaria la madre e dove è cresciuto.
«Sono felice della scelta. C’è chi mi rassicurava sul fatto che un donatore sarebbe stato, prima o poi trovato. Mi dicevano: “Vedrai che il rene arriva… arriva”. Ora sono contentissima di essermi fatta coraggio e di aver preso in mano la situazione».
In ballo c’era anche una difficile situazione economica: «Io non percepisco la pensione - spiega Graziella mio figlio si è trovato costretto a vivere con un piccolo assegno di invalidità, meno di trecento euro. Considerato che doveva pagare anche l’affitto, era veramente difficile tirare avanti. Adesso è tornato nelle condizioni di guadagnarsi da vivere e a credere in se stesso».
Valerio, da parte sua, non ha mai smesso di ringraziare la madre. «Ricordo ancora il suo stupore, la sua commozione, quando gli ho comunicato che sarei stata io la donatrice. La frase più toccante che mi ha detto dopo l’intervento? “Grazie mamma, mi hai fatto rinascere una seconda volta”. E ha giurato che si sarebbe preso cura del mio “vecchio” rene per tutta la sua vita».