Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Banksy rivendica il graffito
Venezia, l’artista rivendica l’opera. È mistero sul complice
È di Banksy, il «Naufrago bambino», graffito comparso a metà maggio su un muro a filo d’acqua nel canale di Ca’ Foscari a Venezia.
La foto del dipinto (un piccolo migrante in piedi, mentre regge una torcia che emette una nuvola di fumo rosso cangiante) è stato pubblicato ieri sul profilo Instagram ufficiale del celebre artista di strada, quanto basta per attribuire con certezza la paternità al misterioso writer la cui vendita delle opere ha raggiunto cifre da capogiro. E a proposito di soldi, sempre ieri, l’agenzia immobiliare (specializzata in casa di lusso) Engel&volkers, ha diramato una nota per specificare che «questa volta l’artista ha scelto Venezia come teatro per la sua nuova opera, e in particolare un palazzetto storico in zona San Pantalon, in vendita da noi». In effetti sul proprio sito web, l’agenzia ha già provveduto ad aggiungere alcune foto del graffito all’annuncio che propone l’acquisto del vecchio stabile utilizzato come «tela» da Banksy. Prezzo: quattro milioni e mezzo di euro. Dalla filiale veneziana della Engel&volkers si limitano a dire che «la palazzina è in vendita già da alcuni mesi e, almeno per ora, il costo non ha subito variazioni».
L’iniziativa non è però piaciuta al Gruppo 25 Aprile che si batte per arginare lo spopolamento di Venezia: «Abusare di Bansky per vendere (case, ndr) agli inglesi è come usare l’immagine di Gandhi per vendere pistole», attaccano. Il riferimento è alla (presunta) vicinanza dell’artista alle difficoltà che da anni lamentano i veneziani doc. Per i suoi fan, la prova è l’installazione «Venice in oil» esposta dall’artista il 9 maggio in via Garibaldi: nove quadri che, come un puzzle, compongono l’immagine di una grande nave che irrompe in una città in stile Canaletto. Anche quest’opera era stata rivendicata su Instagram, con un video che mostra non soltanto l’interesse dei passanti ma anche l’intervento dei vigili che gli hanno ordinato di sloggiare perché sprovvisto delle necessarie autorizzazioni. Nel filmato, accanto all’opera si vede sempre un anziano con il cappello. Si tratta, con ogni probabilità, di un complice di Banksy. Lo dimostrerebbe la foto scattata da una residente della zona, che mostra anche un secondo uomo - molto più giovane e con la barba - intento a sistemare l’installazione. È lui il misterioso artista? Chi potrebbe confermarlo è proprio il suo compare. Ma la polizia locale spiega di aver allontanato soltanto «un francese, piuttosto corpulento e senza barba, di circa 45-50 anni». E allora, si fa spazio l’ipotesi che Banksy si sia servito di due «comparse»: il francese e l’anziano col cappello. Diversi veneziani dicono di riconoscere nelle immagini un professore in pensione, che abita a due passi da via Garibaldi. Si chiama Ivo Papadia, ha 81 anni ed è apparso in diversi film girati a Venezia. Lui nega: «Non sono io. Magari Banksy mi avesse chiesto una mano... Lui è un genio assoluto». Inutile insistere. «È tutto il giorno che mi chiedono se sono il complice. Guardando la foto pubblicata dal Corriere del Veneto ammetto che quel tizio mi somiglia, anche se forse è più giovane». Sarà. Anche se a un certo punto il prof Papadia sembra tradirsi: «Comunque, è una foto di profilo e non mi si vede bene». Ecco, lo vede che era lei... «Macché, m’è solo scappato un “mi” di troppo. Voi giornalisti, con tutte queste domande, mi confondete...».