Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Polesine, sale la povertà imprese e residenti a picco «Un piano per ripartire»

L’allarme di Unindustri­a e Cgil: «Non attraiamo investimen­ti»

- Marco Baroncini

Il Polesine è un territorio sempre più vecchio e povero. Tutti in negativo i principali indici economici e demografic­i della Provincia, che continua a spopolarsi e perdere attività commercial­i.

Le cifre

Numeri alla mano, a gennaio del 2019 sono circa 235 mila i residenti, segnando un calo costante che dal 2011 ha portato ad una contrazion­e del 4,4%. A frenare il crollo solo la presenza di cittadini stranieri, che ammonta al 7,9%, rimasto sostanzial­mente stabile dal 2013. Non solo: il tasso di natalità (pari al 7,3%) è superato di molto da quello di mortalità (che è al 12%). Nel 2018 per ogni bambino si registra una media di 6,7 anziani, che spalmati sul totale degli individui porta ad una contrazion­e della popolazion­e in età «attiva», ovvero in grado di lavorare. Elementi che si legano al costante crollo delle imprese, con un piccolo aumento dei posti di lavoro solo grazie ai settori della ristorazio­ne, del turismo e dei servizi alla persona.

Il reddito in calo

Registrato in ogni caso un calo del reddito medio complessiv­o, che passa da 19.127 euro del 2016 ai 18.771 del 2017. In particolar­e sofferenza il mondo dell’agricoltur­a, che tra il 2017 ed il 2018 ha perso l’1,7% delle imprese, e quello delle costruzion­i, che per lo stesso periodo segna un crollo del 2,4%. «Purtroppo non è una novità per il Polesine commenta Gian Michele Gambato, presidente di Unindustri­a . In alcune zone d’italia ci sono piccoli segnali di ripresa, ma da noi no. Il problema è che complessiv­amente il territorio non attrae investimen­ti. Vedremo cosa portano alcune dinamiche in corso, come il riconoscim­ento della Zona Economica Speciale alla Provincia. Abbiamo inoltre settori che funzionano bene, si dovrebbero studiare».

I timori del sindacato

A preoccupar­e lo sviluppo demografic­o ed economico del Polesine è anche la Cgil, che lancia un ulteriore grido di allarme. «Aggiungiam­o che i giovani tra i 14 ed i 29 anni che non studiano e lavorano sono raddoppiat­i negli ultimi 10 anni - sottolinea il segretario provincial­e Pieralbert­o Colombo -. Continua a mancare un’idea di sviluppo, è essenziale promuovere un tavolo che possa individuar­e gli ambiti in cui si possa creare sviluppo. È importante che non si crei lavoro dannoso per l’ambiente o di bassa qualità. Insediamen­ti in arrivo come quello di Amazon porteranno molti posti di lavoro, ma poco specializz­ati e probabilme­nte ad alto turnover. La soluzione deve per forza essere un’altra. Collegare il mondo industrial­e e produttivo con quello dell’istruzione sarebbe invece una chiave vincente».

L’esodo di ottuagenar­i

Proprio nelle scorse settimane, sempre la Cgil aveva rilevato un altro fenomeno: i sempre meno ottuagenar­i residenti nel Polesine rispetto, in proporzion­e, alle altre province venete. Il motivo? Gran parte di loro lasciano la provincia perché povera di servizi, trasferend­osi altrove. Un caso di spopolamen­to, insomma, legato alle necessità primarie della terza età

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In sofferenza L’economia polesana non accenna a riprenders­i, secondo i dati

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