Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Polesine, sale la povertà imprese e residenti a picco «Un piano per ripartire»
L’allarme di Unindustria e Cgil: «Non attraiamo investimenti»
Il Polesine è un territorio sempre più vecchio e povero. Tutti in negativo i principali indici economici e demografici della Provincia, che continua a spopolarsi e perdere attività commerciali.
Le cifre
Numeri alla mano, a gennaio del 2019 sono circa 235 mila i residenti, segnando un calo costante che dal 2011 ha portato ad una contrazione del 4,4%. A frenare il crollo solo la presenza di cittadini stranieri, che ammonta al 7,9%, rimasto sostanzialmente stabile dal 2013. Non solo: il tasso di natalità (pari al 7,3%) è superato di molto da quello di mortalità (che è al 12%). Nel 2018 per ogni bambino si registra una media di 6,7 anziani, che spalmati sul totale degli individui porta ad una contrazione della popolazione in età «attiva», ovvero in grado di lavorare. Elementi che si legano al costante crollo delle imprese, con un piccolo aumento dei posti di lavoro solo grazie ai settori della ristorazione, del turismo e dei servizi alla persona.
Il reddito in calo
Registrato in ogni caso un calo del reddito medio complessivo, che passa da 19.127 euro del 2016 ai 18.771 del 2017. In particolare sofferenza il mondo dell’agricoltura, che tra il 2017 ed il 2018 ha perso l’1,7% delle imprese, e quello delle costruzioni, che per lo stesso periodo segna un crollo del 2,4%. «Purtroppo non è una novità per il Polesine commenta Gian Michele Gambato, presidente di Unindustria . In alcune zone d’italia ci sono piccoli segnali di ripresa, ma da noi no. Il problema è che complessivamente il territorio non attrae investimenti. Vedremo cosa portano alcune dinamiche in corso, come il riconoscimento della Zona Economica Speciale alla Provincia. Abbiamo inoltre settori che funzionano bene, si dovrebbero studiare».
I timori del sindacato
A preoccupare lo sviluppo demografico ed economico del Polesine è anche la Cgil, che lancia un ulteriore grido di allarme. «Aggiungiamo che i giovani tra i 14 ed i 29 anni che non studiano e lavorano sono raddoppiati negli ultimi 10 anni - sottolinea il segretario provinciale Pieralberto Colombo -. Continua a mancare un’idea di sviluppo, è essenziale promuovere un tavolo che possa individuare gli ambiti in cui si possa creare sviluppo. È importante che non si crei lavoro dannoso per l’ambiente o di bassa qualità. Insediamenti in arrivo come quello di Amazon porteranno molti posti di lavoro, ma poco specializzati e probabilmente ad alto turnover. La soluzione deve per forza essere un’altra. Collegare il mondo industriale e produttivo con quello dell’istruzione sarebbe invece una chiave vincente».
L’esodo di ottuagenari
Proprio nelle scorse settimane, sempre la Cgil aveva rilevato un altro fenomeno: i sempre meno ottuagenari residenti nel Polesine rispetto, in proporzione, alle altre province venete. Il motivo? Gran parte di loro lasciano la provincia perché povera di servizi, trasferendosi altrove. Un caso di spopolamento, insomma, legato alle necessità primarie della terza età