Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La solitudine dei due fratelli professori
Morti nel degrado, ma in vita colti e impegnati. Il lutto per l’ex preside del Tito Livio
Il pm Marco Brusegan ha ordinato l’autopsia sui corpi di Gianfranco e Giorgio Granello, trovati morti venerdì nel loro appartamento in Riviera Paleocapa. Il magistrato vuole anche chiarire eventuali responsabilità di terzi sullo stato di abbandono apparso agli occhi dei soccorritori. Degrado che stride con il profilo di due fratelli docenti, colti e impegnati. Uno anche ex preside del Tito Livio e direttore per quasi 30 anni del collegio diocesano Gregorianum.
Il pm Marco Brusegan ha ordinato l’autopsia sui corpi di Gianfranco e Giorgio Granello, i due anziani trovati morti venerdì pomeriggio nel loro appartamento in Riviera Paleocapa. Il magistrato cerca la conferma definitiva - come è di prassi in questi casi - alla ricostruzione di investigatori e polizia scientifica, secondo i quali sarebbe morto per cause naturali prima Giorgio, 71 anni, che accudiva il fratello più anziano (77 anni), deceduto successivamente di stenti. Giorgio, malato di tumore, è stato trovato steso a terra dietro la porta della camera da letto. Gianfranco, ex preside del liceo scientifico Fermi e e del classico Tito Livio, si trovava sul letto, magro ed emaciato. Quasi cieco e affetto da Parkinson, non sarebbe riuscito ad alzarsi per raggiungere il telefono fisso e chiamare aiuto. Ma il pm vuole far chiarezza anche su eventuali responsabilità di terzi per la situazione che i soccorritori e la scientifica hanno trovato quando sono entrati nell’appartamento: ragnatele e polvere, disordine e incuria. Una fine tragica e paradossale per due persone che di certo non venivano da un contesto di emarginazione sociale: entrambi laureati, studiosi e colti, con una famiglia che abitava lontano ma in qualche modo presente. «Gianfranco era laureato in Storia medievale e in Filosofia mentre Giorgio aveva studiato Ingegneria a Venezia – racconta la cugina Franca –. Ogni settimana venivano a trovare la mamma, morta nel 2003, e gli altri parenti di Merano e prima passavano da casa mia, a Borgo Valsugana, per fermarsi a pranzo. Due settimane fa ci avevano avvisato che non sarebbero riusciti a venire perché Gianfranco non stava bene ma dovevano venire sabato scorso. Invece non li abbiamo visti». La cugina ha provato a telefonare: prima suonava occupato, poi nessuno rispondeva. Da quel pomeriggio ha provato a chiamarli tutti i giorni, i due tra l’altro non possedevano un cellulare. «Giovedì ho cominciato a preoccuparmi seriamente – continua la donna – Con mio figlio abbiamo chiamato gli ospedali di Padova e Merano ma niente. Poi lui ha avvertito i vigili urbani di Padova e abbiamo ricevuto la notizia. Non ci potevo credere, è stato terribile. Neanche sapevamo che Giorgio avesse un tumore, dall’aspetto non sembrava malato».
Giorgio è stato insegnante di Costruzioni all’istituto Boaga prima che la scuola si fondesse con l’istituto tecnico per geometri Belzoni. Accudiva il fratello con dedizione e affetto, lo aiutava a camminare e a mangiare. Gianfranco ha insegnato qualche anno a Merano per poi tornare a Padova, dove aveva frequentato il collegio Gregorianum. Istituto di cui è stato direttore dal 1977 al 2005, ben 28 anni. «Dava del lei a tutti, anche agli studenti, che lo amavano – racconta Alberto Scarpis, attuale direttore del collegio – Una persona di una cultura straordinaria. Dato che ci vedeva poco ero solito accompagnarlo a casa ma non lo lasciavo mai sotto il portone, tant’è che non sapevo dove abitasse di preciso. Mi diceva di lasciarlo qualche metro più indietro». Uno dei tanti segni dell’estrema riservatezza che caratterizzava i due fratelli. Riservatezza che forse ha contribuito alla tragedia. «Non sapevo nemmeno che avesse un fratello, non parlava mai della sua famiglia – aggiunge Scarpis –. L’unico recapito che avevamo al collegio era quello della casa della madre a Merano. Dopo che è andato in pensione nel 2016 non abbiamo più avuto sue notizie. L’ultima volta che l’ho visto mi era sembrato meno lucido ma non ci ho dato peso, ho pensato avesse una giornata storta. Con altri ex allievi avevamo anche pensato di cercarlo ma non sapevamo dove andare». Gianfranco è stato anche a capo - tra la fine degli anni 90 e i primi dei Duemila - del liceo più noto della città, il Tito Livio. «È stato uno degli ultimi presidi nominati per la loro cultura e non per curriculum manageriale - riflette Rosanna Rossa, ex docente di latino e greco -. Un vero gentiluomo. Abbiamo anche collaborato per un libro sulla Seconda Guerra mondiale: un consulente di gran livello. Nulla gli sfuggiva».
Procura
Il pm ordina l’autopsia e verifiche su eventuali responsabilità per lo stato di abbandono in cui si trovavano