Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Per la Consulta l’aiuto al suicidio non più reato Dico sì, prova di libertà
Com’è noto la Corte Costituzionale ha emesso un comunicato stampa il 25 settembre 2019 sulla propria decisione in merito alla questione di costituzionalità dell’articolo 580 Codice penale sull’aiuto al suicidio di chi sia già determinato a togliersi la vita. L’incipit è: «In attesa del deposito della sentenza, l’ufficio stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del Codice penale, a determinate condizioni,chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli». In precedenza, sullo stesso caso, la Corte Costituzionale aveva emesso l’ordinanza 16/11/2018 n. 247 in cui aveva già fissato alcuni «paletti», rinviando la decisione all’udienza del 24 settembre 2019, auspicando che entro quella data il Parlamento promulgasse una legge che disciplinasse compiutamente la materia, ma l’invito è stato vano. A mio avviso la Consulta avrebbe potuto evitare la suspence dell’anticipazione della sua decisione, oltretutto con un comunicato non chiaro (che cosa s’intende con «a determinate condizioni»?) e provvedere esclusivamente al deposito della motivazione. Forse in questo caso vi sarebbero stati meno commenti all’insegna «vittoria» o «sventura», in quanto si sarebbero potuti valutare compiutamente i limiti entro i quali l’aiuto al suicidio non è reato. Nei giorni scorsi vi è stata anche una pubblica esternazione del vescovo della Diocesi di Adria-rovigo secondo il quale: «La sentenza della Corte Costituzionale suscita sconcerto e preoccupazione... occorre ricostruire una cultura della vita che renda la vita umana sempre indisponibile alla decisione del singolo e della società». Dissento decisamente e faccio mie le parole della citata ordinanza 247/2018: « ...Il divieto assoluto di aiuto al suicidio finisce per limitare la libertà di autodeterminazione del malato... ». Per fortuna non siamo in uno Stato etico e ogni individuo, capace d’intendere e volere, dev’essere «padrone» della propria vita, senza dipendere da decisioni della società.