Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Summit M5S per la scelta dei candidati
Nessun passo indietro, macché ritiro. Il Movimento Cinque Stelle del Veneto lancia un messaggio chiaro ai suoi vertici nazionali e a quanti, nella capitale, vagheggiano con più o meno convinzione l’idea di «saltare un giro» alle prossime elezioni regionali, come accadde in Sardegna nel 2014, così da evitare tensioni per l’alleanza con il Pd e delusioni troppo cocenti nel confronto col favorito Luca Zaia.
Di più: la macchina per l’allestimento della lista da contrapporre al governatore e alla Lega è già partita e al volante c’è l’ex capogruppo a Palazzo Ferro Fini Jacopo Berti. Sabato 26 ottobre si terrà infatti l’assemblea regionale del Movimento (luogo e ora sono ancora da definire) per stabilire regole e iter delle candidature. È probabile che i pentastellati seguano lo schema «classico», ossia autocandidature libere tra gli iscritti, «graticole» su base provinciale (la «graticola» è la pioggia di domande e richieste di chiarimenti a cui gli aspiranti consiglieri devono sottoporsi per convincere gli attivisti del loro territorio), infine «Regionarie» su Rousseau. Tra gli uscenti, tutti al primo giro, Simone Scarabel, Erika Baldin e Manuel Brusco sicuramente ci riproveranno. Berti, invece, ci starebbe ancora ragionando su (in passato il suo nome era circolato per un possibile ruolo da sottosegretario, sia nel Conte 1 che nel Conte 2).
Intanto, dunque, si mette in piedi la lista. Quanto all’alleanza col Pd, invece, è nebbia fitta. Il punto non è stato affrontato durante la riunione a Roma convocata dal capo politico Luigi Di Maio con i suoi luogotenenti regionali, incontro a cui era presente Berti (a cui sarebbe stata garantita massima autonomia) mentre non si sono visti né il sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro né il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’incà. Quest’ultimo, si sa, sarebbe favorevole alla riproposizione dell’alleanza con i dem anche sul territorio, per puntellare il governo e dare nuove prospettive al Movimento. Berti, invece, la pensa in modo diverso: votò no all’alleanza con la Lega quando il popolo pentastellato fu chiamato a esprimersi su Rousseau ed ha fatto lo stesso quando si è trattato del Pd. Per lui, oltre le civiche, non si deve andare. Una dicotomia che potrebbe essere risolta, manco a dirlo, con l’ennesimo voto su Rousseau, sebbene la questione venga ancora percepita come lontana. Prima si vedrà come andranno le Regionali in Umbria e soprattutto in Emilia Romagna. Poi si vedrà se durerà il governo a Roma. Quindi si penserà al Veneto.