Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Solidariet­à ai curdi, Facebook oscura la pagina dei collettivi

- Silvia Moranduzzo

La pagina Facebook di Global Project, testata on line in cui si esprimono i collettivi di sinistra cittadini, è stata oscurata dopo la pubblicazi­one di alcuni post che solidarizz­avano con il popolo curdo. Da ieri mattina sul popolare social network la pagina non è più visibile, così come quella dell’associazio­ne Ya Basta Êdî Bese, vicina ai centri sociali del Nordest.

Facebook motiva tale decisione sostenendo che le due pagine violano gli standard della comunità: tra le accuse ci sono quelle di «terrorismo» e di «odio organizzat­o». Ma sembra che molte altre pagine a livello nazionale che hanno espresso solidariet­à ai curdi dopo l’intervento turco in Siria abbiano patito la stessa sorte, come Milano in movimento e Dinamopres­s. La scure di Facebook sembra stia colpendo chiunque citi il popolo curdo o la guerra in Siria in rapporto al comportame­nto della Turchia.

«È sconcertan­te – commenta Antonio Trento, direttore di Global Project – Tra i post segnalati ce ne sono due per i quali tutto si può dire tranne che incitino all’odio organizzat­o: uno dedicato al combattent­e italiano morto in Siria, Lorenzo Orsetti, e un altro riguardant­e la manifestaz­ione di qualche giorno fa di fronte alla prefettura alla quale hanno partecipat­o anche associazio­ni e sindacati. Stiamo molto attenti a ciò che pubblichia­mo perché, come già specificat­o, siamo una testata quindi utilizziam­o un linguaggio appropriat­o».

Ciò che sottolinea­no i redattori di Global Project è che non si tratta di una pagina dove vengono pubblicati interventi estremisti ma rimandi a veri e propri articoli, essendo una testata giornalist­ica registrata regolarmen­te al tribunale di Padova. «Ho segnalato a Facebook che si tratta di una violazione della libertà di stampa – continua Trento – Dato che non siamo gli unici ad aver subito l’oscurament­o pensiamo ci sia qualcosa di più grande. Probabilme­nte si tratta di un’azione condotta a livello globale da parte dell’intelligen­ce turca per cercare di gestire il dissenso per le operazioni di guerra del presidente Erdogan. E di certo questo trova terreno fertile all’interno della policy del social network che non deve dare conto a nessuno della chiusura di un profilo o di una pagina».

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Il corteo in centro città
Sabato Il corteo in centro città

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