Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Zaia: «Ai poliziotti diamo il manganello, non il galateo»
Prima di lui Fedriga aveva invocato «repressione con fermezza». Dal M5S al Pd: «Parole inaccettabili»
«Dobbiamo togliere il galateo alle forze dell’ordine e riconsegnare loro il manganello». Così il governatore Luca Zaia, ieri, alla manifestazione del centrodestra a Roma. Un intervento law & order che ha scatenato la reazione di Pd e Cinque Stelle: «Parole inaccettabili».
Come sempre, prima d’iniziare il suo intervento sul palco ha steso sul leggio la bandiera della Serenissima con la scritta su fondo blu: «Autonomia subito». E della riforma invocata dal Veneto ha ovviamente parlato, ricordando come martedì ricorrano i due anni del referendum che portò a votare 2,3 milioni di veneti. E però il discorso pronunciato dal governatore Luca Zaia ieri a Roma, nel corso della manifestazione «sull’orgoglio italiano» e «contro il governo delle poltrone» organizzata da Salvini e Meloni (con Berlusconi aggregato dell’ultim’ora) ha fatto discutere per tutt’altro motivo: «Dobbiamo togliere il galateo alle forze dell’ordine e riconsegnare loro il manganello» ha detto il governatore, al culmine di un discorso incentrato sulla sicurezza.
Davanti ai tricolori sventolanti (in qualche caso con stemmi della Rsi) era stato il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ad esordire: «Oggi è il tempo della repressione con fermezza. Dobbiamo permettere alla forze dell’ordine di intervenire senza pura». Quindi Zaia ha voluto ribadire il concetto law and order: «Questa piazza chiede legalità e rispetto delle regole. Noi abbiamo la responsabilità di dire ai cittadini che esiste un governo possibile in cui i cittadini possano difendersi e non finire nel banco degli imputati se vengono aggrediti. Dobbiamo inasprire il codice penale perché in questo Paese è sempre più difficile andare in galera:
” Zaia
I cittadini devono potersi difendere senza finire alla sbarra
servono regole chiare e se rompi le palle, in galera. E dobbiamo togliere il galateo alle forze dell’ordine e riconsegnare loro il manganello. Noi siamo dalla loro parte». Applauso. Lui si è schermito: «Non lo dico per strappare l’applauso alla piazza» (e ovviamente l’applauso è ripartito più forte di prima) «ma perché tutti abbiamo visto gli agenti insultati e aggrediti e vederli lì che tremano senza poter intervenire è scandaloso». Il governatore ha quindi dato una sua personale interpretazione della Costituzione, spiegando che lì «e non nello statuto della Lega» sarebbe scritto che «se c’è un posto di lavoro libero prima lo si dà a uno dei nostri e poi a uno di fuori. Quanti italiani non arrivano alla fine del mese? Prima vengono loro, poi il resto del mondo».
Le parole di Zaia, com’era prevedibile, hanno scatenato un putiferio. Era già successo a fine agosto, alla festa della Lega di Conselve, dove sempre alla presenza di Matteo Salvini il governatore aveva detto: «Voglio un popolo pancia a terra. Vi aspetto tutti in strada pronti a fare la rivoluzione. Le piazze devono essere piene». Chiosa la deputata del Pd Alessia Rotta: «Forse come accadde allora, domani sarà il giorno del pentimento e Zaia, dopo aver fomentato la piazza, ritarerà il suo pensiero sostenendo che parlava sì di manganelli, ma gandiani. Ora, premesso che mi sfugge il collegamento tra gli italiani in difficoltà e il manganello da calare sulla testa, credo che le forze dell’ordine abbiano bisogno di ben altro che di essere incitate alla violenza: servono soldi per gli stipendi e gli equipaggiamenti».
Parla invece di «democratura» il sottosegretario dem alla Presidenza del Consiglio Andrea Martella, secondo cui «le parole di Zaia sono molto gravi. Le istituzioni e lo Stato non possono deporre in alcun modo a favore della becera violenza repressiva per affermare i propri principi cardine». Un pensiero non dissimile da quello di Federico D’incà, ministro Cinque Stelle per i Rapporti con il parlamento: «A chi dice che bisognerebbe togliere il galateo alle forze dell’ordine e restituire loro il manganello, ricordo che in uno Stato di diritto ci sono solidarietà e collaborazione tra Stato e cittadini. Chi rappresenta le istituzioni deve misurare le parole e non fare propaganda».
Infine, dalla Regione, attacca Graziano Azzalin del Pd: «E questo sarebbe il volto moderato e rassicurante della Lega? A Roma Zaia ha rivelato ai tanti il suo vero volto, che conosciamo bene in Veneto, della prepotenza dei forti, della guerra ai più deboli. Le sue parole arrivano all’indomani dei sei agenti penitenziari arrestati per torture sui detenuti. Se questo è l’inizio della sua campagna elettorale, c’è poco da stare tranquilli...».
Bisogna inasprire il codice penale, servono regole chiare
Se c’è un posto di lavoro prima lo si dà a uno dei nostri poi agli altri
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Federico D’incà Chi rappresenta le istituzioni deve misurare le parole e non fare propaganda
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Andrea Martella
Lo Stato non può deporre in alcun modo a favore della becera violenza repressiva