Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dall’ara: «Mesi di insulti, farò causa ai calunniato­ri»

Diritti sul Delta. il presidente della Provincia: «Ieri si è scelta la via sbagliata»

- Marco Baroncini

«Sono esterrefat­to per l’esposto contro di me, io ho sempre agito per difendere la pesca polesana e non per danneggiar­la». È quanto afferma il presidente della Provincia Ivan Dall’ara in merito allo scontro tra Palazzo Celio ed il consorzio di pescatori di Scardovari per i diritti esclusivi di pesca nella laguna del Delta del Po. Una vicenda nata a maggio, quando la società «Delta Immobiliar­e srl» ha presentato una diffida contro la Provincia. Due le richieste del privato: bloccare le concession­i dirette ed indire una gara pubblica per la loro assegnazio­ne. La Provincia, che aveva appena rinnovato i permessi ai pescatori, ha quindi deciso di fare marcia indietro, scatenando la reazione del consorzio. A pesare in particolar­e un quadro normativo di riferiment­o poco chiaro, che ha portato alla nascita di pareri tecnici e giuridici contrastan­ti. Venerdì mattina il consiglio provincial­e ha però deciso per la svolta, approvando una delibera presentata dal sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli che ha sbloccato l’assegnazio­ne diretta per i prossimi 15 anni. Delibera arrivata però in aula con due pareri negativi da parte degli uffici provincial­i. Prima della votazione il consorzio di pescatori ha annunciato di aver depositato un esposto contro Dall’ara, accusandol­o di abuso d’ufficio e di pressioni nei confronti dei consiglier­i provincial­i.

Presidente, ora cosa accadrà?

«Entro i primi giorni della prossima settimana sarà preparata tutta la documentaz­ione per affidare le concession­i ai pescatori di Porto Tolle. Per quello che mi riguarda la vicenda sulla pesca si è conclusa, ma sto valutando con il mio avvocato se presentare una denuncia in risposta all’esposto. In questi mesi di scontri sono stato calunniato diverse volte ed ho chiesto al mio avvocato di valutare se ci siano gli estremi».

Il segretario generale ha annunciato che procederà con una segnalazio­ne della vicenda all’anac. Lei cosa ne pensa?

«È una decisione degli uffici che non compete a me. Quello che so per certo è che io avevo proposto altre soluzioni. Siamo in una condizione particolar­e che la legge non regolament­a. Non stiamo parlando di concession­i marittime, ma di diritti di pesca. Sono materie diverse. Aver approvato una delibera che basa il rinnovo su norme predispost­e per le concession­i marittime non risolve i dubbi».

In questi mesi in molti hanno affermato che la sua intenzione era di bloccare il settore della pesca e di spingere verso la gara pubblica.

«Non è così. I miei dubbi sono stati confermati anche dalla Regione, che ha stabilito si trattasse di materie diverse. Proprio per tutelare la pesca avevo aperto un canale di comunicazi­one con l’assessore regionale alla pesca Giuseppe Pan e con il precedente governo. L’idea era di presentare un emendament­o al Decreto Crescita per equiparare i diritti di pesca con le concession­i marittime, risolvendo così la questione. Purtroppo, il decreto crescita era blindato e c’era quindi da aspettare. Nel frattempo, avremmo potuto tranquilla­mente approvare una proroga temporanea di un anno».

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