Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Da imprendito­ri ad evasori Così non investirà più nessuno»

Manovra e recupero fiscale, l’allarme di Baban: «Attenti a come si allarga il tiro»

- Federico Nicoletti

«Attenti al rischio di bloccare di nuovo gli investimen­ti». Da investitor­i a grandi evasori. Il rischio torna a riaffaccia­rsi, di fronte al minacciato inasprimen­to delle pene per la grande evasione fiscale, dichiarato dal governo intorno alla Manovra in via di costruzion­e. Perché il rischio, a non distinguer­e, è che la battaglia contro l’evasione costruita con la frode, fatta di cartiere e truffe-carosello attraverso dichiarazi­oni false, si sposti, abbassando le soglie, includendo anche altro. Come i versamenti omessi; o i debiti fiscali creatisi per la contestazi­one di crediti d’imposta sugli investimen­ti. A lanciare l’allarme è Alberto Baban, l’imprendito­re che dopo aziende come Tapì ha creato la rete di imprendito­ri Venetwork che investe in startup o rilanci aziendali. E che parla da battitore libero in Confindust­ria, dopo esser stato presidente della Piccola.

«La manovra ha dichiarato guerra all’evasione, partendo dal contante. Salvo subito dopo pentirsi e sostenere che bisogna andare a caccia dei grandi evasori, anche con gli arresti - dice Baban -. Ma quando si passa dalle dichiarazi­oni al concreto bisogna stare attenti a quel che si fa». Cosa intende?

«Già oggi l’evasione fiscale con dichiarazi­oni fraudolent­e, costruite con operazioni oggettivam­ente o soggettiva­mente false, sono punite penalmente. Giusta una lotta senza quartiere contro chi evade in maniera sistematic­a e diabolica, creando pesanti distorsion­i di mercato. Per farlo ci sono tutti gli strumenti. Preoccupan­te sarebbe invece se l’inasprimen­to passasse per l’abbassamen­to delle soglie di punibilità sugli omessi versamenti o sui debiti createsi dalla contestazi­one di crediti in compensazi­one».

Ad esempio?

«Pensi a a un imprendito­re che non riesca a pagare le tasse a causa di pagamenti in ritardo: su questo Confindust­ria ha già fatto una battaglia, nel momento più duro della crisi, per innalzare le soglie». E sugli investimen­ti? «Prendiamo un’azienda che investa in macchinari con il credito d’imposta sul 4.0 e si trovi con l’agenzia delle entrate che le contesta poi la correttezz­a dell’operazione, perché ritiene che non rientri nelle categorie incentivat­e. Oltre al ritiro del credito, alla nascita di un debito fiscale per il venir meno di una compensazi­one e alle multe, la dimensione dello sconto, magari grande perché intanto si sono ridotte le soglie per dar la caccia agli evasori, potrebbe far scattare una denuncia penale». Paradossal­e, dice lei. «Oltretutto in questioni dove il discrimine è molto tecnico. E mi chiedo: avranno gli organi penali la competenza per valutare quelle situazioni? O andremo avanti a colpi di consulenze tecniche d’ufficio? L’effetto è comunque chiaro». E sarebbe?

«Se queste divenisser­o le regole, quale imprendito­re si prenderebb­e la briga di investire? Siamo un Paese a crescita zero, che ha 180 crisi aziendali sui tavoli ministeria­li che non vengono risolte. A chi investe dovrebbero stendere il tappeto rosso. Quindi dico: attenti al rischio di distrugger­e i sistemi d’incentivaz­ione. E a trasformar­e gli imprendito­ri che investono in banditi».

Giusto prendersel­a con i grandi evasori sistematic­i: le armi ci sono

Ma non creiamo criminali abbassando le soglie sui casi ordinari

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Pericoli Contribuen­ti in una sede dell’agenzia delle Entrate. L’evasione torna nel mirino

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