Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Da imprenditori ad evasori Così non investirà più nessuno»
Manovra e recupero fiscale, l’allarme di Baban: «Attenti a come si allarga il tiro»
«Attenti al rischio di bloccare di nuovo gli investimenti». Da investitori a grandi evasori. Il rischio torna a riaffacciarsi, di fronte al minacciato inasprimento delle pene per la grande evasione fiscale, dichiarato dal governo intorno alla Manovra in via di costruzione. Perché il rischio, a non distinguere, è che la battaglia contro l’evasione costruita con la frode, fatta di cartiere e truffe-carosello attraverso dichiarazioni false, si sposti, abbassando le soglie, includendo anche altro. Come i versamenti omessi; o i debiti fiscali creatisi per la contestazione di crediti d’imposta sugli investimenti. A lanciare l’allarme è Alberto Baban, l’imprenditore che dopo aziende come Tapì ha creato la rete di imprenditori Venetwork che investe in startup o rilanci aziendali. E che parla da battitore libero in Confindustria, dopo esser stato presidente della Piccola.
«La manovra ha dichiarato guerra all’evasione, partendo dal contante. Salvo subito dopo pentirsi e sostenere che bisogna andare a caccia dei grandi evasori, anche con gli arresti - dice Baban -. Ma quando si passa dalle dichiarazioni al concreto bisogna stare attenti a quel che si fa». Cosa intende?
«Già oggi l’evasione fiscale con dichiarazioni fraudolente, costruite con operazioni oggettivamente o soggettivamente false, sono punite penalmente. Giusta una lotta senza quartiere contro chi evade in maniera sistematica e diabolica, creando pesanti distorsioni di mercato. Per farlo ci sono tutti gli strumenti. Preoccupante sarebbe invece se l’inasprimento passasse per l’abbassamento delle soglie di punibilità sugli omessi versamenti o sui debiti createsi dalla contestazione di crediti in compensazione».
Ad esempio?
«Pensi a a un imprenditore che non riesca a pagare le tasse a causa di pagamenti in ritardo: su questo Confindustria ha già fatto una battaglia, nel momento più duro della crisi, per innalzare le soglie». E sugli investimenti? «Prendiamo un’azienda che investa in macchinari con il credito d’imposta sul 4.0 e si trovi con l’agenzia delle entrate che le contesta poi la correttezza dell’operazione, perché ritiene che non rientri nelle categorie incentivate. Oltre al ritiro del credito, alla nascita di un debito fiscale per il venir meno di una compensazione e alle multe, la dimensione dello sconto, magari grande perché intanto si sono ridotte le soglie per dar la caccia agli evasori, potrebbe far scattare una denuncia penale». Paradossale, dice lei. «Oltretutto in questioni dove il discrimine è molto tecnico. E mi chiedo: avranno gli organi penali la competenza per valutare quelle situazioni? O andremo avanti a colpi di consulenze tecniche d’ufficio? L’effetto è comunque chiaro». E sarebbe?
«Se queste divenissero le regole, quale imprenditore si prenderebbe la briga di investire? Siamo un Paese a crescita zero, che ha 180 crisi aziendali sui tavoli ministeriali che non vengono risolte. A chi investe dovrebbero stendere il tappeto rosso. Quindi dico: attenti al rischio di distruggere i sistemi d’incentivazione. E a trasformare gli imprenditori che investono in banditi».
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Giusto prendersela con i grandi evasori sistematici: le armi ci sono
Ma non creiamo criminali abbassando le soglie sui casi ordinari